Robe dell’altro mondo: Le Canaglie e Carrozzeria Orfeo al Teatro Tor Bella Monaca
Fermata Spettacolo

Era l’ormai lontano 2013 e dall’unione del gruppo mantovano Carrozzeria Orfeo e gli illustratori Federico Bassi e Giacomo Trivellini, nasceva un ibrido artistico multimediale innovativo: Le Canaglie. Ne facevano e ne fanno tuttora parte l’eclettico Massimiliano Setti, co-direttore artistico della compagnia e musicista compositore, l’autore e regista Gabriele Di Luca e appunto Bassi e Trivellini, illustratori storici di Carrozzeria Orfeo. Per questa nuova mise en scène nella suggestiva Arena del teatro Tor Bella Monaca, dove il direttore Filippo d’Alessio ha presentato il cartellone estivo, assicurando gli ultimi tardivi spettatori che il ponentino presenzierà a tutte le repliche, si aggiunge all’ensemble teatrale anche l’attore Sebastiano Bronzato.

La storia viaggia sul fil rouge caro a Di Luca: catastrofismi umani e famiglie fuori dagli schemi, in “Robe dell’altro mondo” sono l’uno un mondo invaso dagli alieni, verso i quali si muovono sentimenti altalenanti di riconoscenza e odio e l’altra il nucleo famigliare improvvisato di una coppia gay e una bambina mutaforme. Si parte bene, con un impianto scenico che serve il fianco alla musica, al video e al disegno, i quali costruiscono un impalcatura con tutti i crismi, su cui poi si inseriscono i vari personaggi con le maschere di gomma, che ricordano quelle di alcuni rapinatori dei film americani anni ’80, ma pure un po’ i Familie Floz. Dalla coppia Adel-Said, la più memorabile, a quella dei due anziani agguerriti combattenti di un’improvvisata partita di Final Fight alla Conad, passando per il ministro e lo spietato leccapiedi. Qualcosa però non funziona.

La metafora dell’orso bianco in fuga, la paura verso l’altro che si trasforma in battute e caratteri grotteschi certo sono divertenti, ci fanno anche riflettere e sembrano persino alzare il ritmo, ma in verità rallentano l’impianto drammaturgico, che infine si smorza inevitabilmente, invece che esplodere.

Non è in discussione il talento del gruppo, né tantomeno l’audacia e la padronanza artistica di Gabriele Di Luca, penna brillante e maestro della scena, così come Setti, che si rivela sempre un grande interprete, oltreché apprezzato creativo musicale all’interno di tutti gli spettacoli di Carrozzeria Orfeo. Come non si discute la bravura di tutti i protagonisti, che regalano comunque agli spettatori una performance di valore. Quello che si inceppa è banalmente il meccanismo della storia. La cara, amata, forse agée, struttura narrativa, la trama. Questa volta il dialogo serrato, la sferzata sulla posizione politicamente scorretta, la ricerca talvolta un po’ ossessiva della battuta dissacrante, non ci incastrano felicemente dentro l’impianto del racconto.

Si perdona tutto a questo gruppo che ha riportato il pubblico di giovani a teatro, anche in serate come queste di giugno fuori cartellone ma ahinoi, dopo doverose incensature attribuite ad altri lavori, in questa sede nota dolente incombe.

Lo spettacolo, pur rivisitato e arricchito, non prende il volo e forse, come già rilevato in altre opere “diluchiane”, langue di quando in quando un costrutto un po’ troppo ripetitivo, che si avvolge su sé stesso finendo intrappolato dentro un vicolo cieco. Forse la declinazione in tutte le salse delle nostre bruttezze contemporanee potrebbe a un certo punto palesarsi come parabola discendente dal punto di vista teatrale per questo collettivo e sarebbe un peccato. Magari invece no e questa recensione brulicante di francesismi, forse eco dei recenti scontri proprio urbani nella terra dei cugini che ha, giova dirlo, creato un’attualissima suggestione, è solo una voce fuori dal coro. Ai posteri.

Robe dell’altro mondo: Le Canaglie e Carrozzeria Orfeo al teatro Tor Bella Monaca
Fermata Spettacolo