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A Palazzo Merulana per la mostra “Tecnologie Urbane”, ispirata alle Città Invisibili di Calvino

A Palazzo Merulana per la mostra “Tecnologie Urbane”, ispirata alle Città Invisibili di Calvino
Fermata Spettacolo

Fino a domenica 3 settembre 2023, sarà possibile visitare l’interessante mostra “Tecnologie Urbane”, curata dai giovani e talentuosi Luca Ceresoli e Serenella Di Marco e prodotta da Coop Culture, a Palazzo Merulana, luogo che si rivela lo spazio ideale, grazie alla sua storia ed alla sua natura, e la cui vocazione è sempre stata quella di farsi interprete e divulgatore delle pratiche artistiche contemporanee legate alla comunità e al territorio in cui è situato, il rione centrale dell’Esquilino, riuscendo sempre a creare una fitta rete di scambi e connessione anche con il tessuto urbano circostante.

In particolare questo progetto espositivo arriva proprio nell’anno in cui si celebra il centenario della nascita di Calvino che, con le sue “Città invisibili”, ha tracciato una geografia del pensiero e dell’immaginazione non lontana da quella descritta nel percorso della mostra.

“Tecnologie Urbane” sostanzialmente si pone come obiettivo quello di rintracciare elementi di contatto e punti di forza, ripercorrendo un processo storico assai complesso e ben articolato che, attraverso l’esperienza artistica, sia in grado di raccontare il cambiamento fisico e la mutazione organica della città: a partire dal passato monumentale di Roma e del suo “volto” che, nel corso dei secoli, ha cambiato aspetto e ruolo, fino all’esplorazione delle politiche sociali contemporanee che devono, comunque, tener conto delle identità multiformi della città e delle loro necessità. Identità metropolitane che, come ne “Le  città invisibili”, assumono una personificazione con un nome di donna che, di volta in volta, rende più chiari simboli e significati. Il progetto indaga, quindi, le relazioni tra lo sviluppo metropolitano e le tecnologie nel corso del tempo, attraverso le arti visive.

La mostra pone l’attenzione su diverse tematiche, esplorando in particolare cinque essenze che caratterizzano la città: la memoria, la street art, le nuove tecnologie, il sociale e l’ispirazione. Ogni sezione rappresenta un angolo visuale diverso, viene introdotta da una citazione estratta dal testo di Calvino e termina con un aforisma di natura cinematografica, letteraria, musicale o politica della cultura pop contemporanea, facendo da cornice ad ogni riflessione proposta.

Si parte dall’aspetto filologico che è possibile rintracciare in un excursus temporale molto  ampio che arriva fino ai giorni nostri; segue poi una sezione di approfondimento su un  linguaggio molto diffuso nell’arte urbana contemporanea, come la street art, fino ad analizzare l’approccio più innovativo in ambito creativo (come le espressioni digitali ed il metaverso); si prosegue con una sezione dedicata al focus sull’aspetto sociale, su cui impatta il vissuto della metropoli contemporanea; si conclude con la sezione “ispirazione” attraverso il ribaltamento prospettico a livello concettuale del linguaggio urbano.

Come si può intuire si tratta di un lungo e frammentato percorso che spazia da un punto a  un altro della linea del tempo, attraverso dipinti, video, fotografie, installazioni, performance, NFT, interventi digitali e mappature, insomma una pluralità di mezzi ed espressioni in grado di dare voce alla città ed alla sua natura polimorfa.

Ecco, nel dettaglio, il contenuto delle singole sezioni.

Amor rappresenta il rapporto tra la città e la memoria, la metropoli con le sue mille sfaccettature fa da tela alla creatività degli artisti che la ritraggono e la duplicano, restituendone infinite versioni tutte veritiere di un tempo storico tanto passato quanto  presente.

Patti è la sezione dedicata alla “strada” ed all’iconica cantautrice Patti Smith per il suo  animo underground, ricco di echi strettamente legati alla cultura urbana dagli anni Settanta fino ai giorni nostri. Sono qui inseriti alcuni pezzi di artisti che, tramite le influenze  tecnologiche, hanno modificato il loro stile, creando nuove forme di cultura, che parlano a una comunità intera e guidano le nuove generazioni verso un futuro tecnologico, ma non  per questo esteticamente meno valido.

Rosa descrive la città e gli scambi visti da una prospettiva in cui sono stati individuati tre  temi cruciali e fondamentali nel dialogo sulla città contemporanea: il dibattito sulla cittadinanza, la  condizione sociale delle persone senza fissa dimora ed il rapporto che le persone con disabilità hanno con le infrastrutture.

Rachael rappresenta l’innesto tra umano e macchina che, irrimediabilmente, rivela tutta la  sua  fragilità, rendendo la donna androide la più umana tra gli umani: la città va oltre la sua fisicità, trasferendosi in un universo parallelo fatto di big data, intelligenza artificiale e metaverso. In questa sezione l’artista Francesca  Fini propone un intervento molto singolare, dal profilo  evocativo e poetico, che interiorizza il legame con i supporti tecnologici e digitali e che invita lo spettatore a dialogare con il dispositivo “Nuvola” costantemente in ascolto delle conversazioni scambiate su Twitter e monitora i messaggi inerenti l’emergenza climatica inviati con hashtag #climatechange.

Nella sezione Alice si sottolinea l’importanza dell’iconologia nella costruzione di una  coscienza collettiva che influenza gli scambi e incide in una cultura globalizzata. Alice è la  protagonista di un immaginario nel quale vive di meraviglie, che sovverte i segni per rivoluzionarne i significati, in un processo di permanente interrogazione sul senso e sulla   logica degli elementi. Qui l’artista Antonia Ciampi manipola codici di segnaletica stradale, linguaggio indiscutibilmente universale, veicolando messaggi originali ed assegnando loro un inedito significato sentimentale.

Da sottolineare, infine, che la mostra sarà accompagnata da alcuni appuntamenti di approfondimento didattico con un calendario di percorsi di visita guidati dai curatori, da attività extra-scolastiche dedicate alle scuole del territorio e da un reading, a cura de “La setta dei poeti estinti”, dedicato proprio a “Le città invisibili”.

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