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Minaccia bionda Patty Pravo Tour 2023

Minaccia bionda Patty Pravo Tour 2023
Fermata Spettacolo

Gondole, immagini della laguna di Venezia, la magia della Serenissima e tanta acqua quella che da sempre cerca la cantante e il mare, il suo sempre agognato mare e accompagnati dalle parole di Pino Strabioli “… a volte ritorna” entra sul palco Patty Pravo elegantissima e iconica nella sua incessabile eleganza spolverino nero a maniche sbeccate con interni verde smeraldo come il blusone tutto ‘pallettato’ e ‘sbrilucciancante’ dello stesso colore luminescente. È in pantaloni anch’essi neri e canta “Se perdo te” di Sergio Bardotti del 1967 dal primo album che ha per titolo Patty Pravo appunto. La scroscio di applausi che l’accoglie è immenso cui la vedette risponde ci vorrebbe l’abbraccio proprio in questi tempi per sentirsi cittadini del mondo e non stranieri e la canta “Les etrangers” dall’album Notti, guai e libertà del 1998.

La scaletta attenta ai successi della prima stagione si sviluppa nell’elogia dei cantautori che hanno scritto i testi delle sue canzoni e siamo a “Poesia” di Riccardo Cocciante del 1973 da Pazza Idea; quindi, ascoltiamo “Le tue mani su di me” di Antonello Venditti e temporalmente ci spostiamo al 1975 e all’LP Incontro. Fiori si alternano sullo schermo che fa la scenografia sempre molto colorata del concerto: il cantautore è Francesco De Gregori e il brano del medesimo anno ed album il “Mercato dei fiori” e la descrizione dell’evento è affidata al grande Pino Strabioli che entra sul palco ad affiancare la nostra protagonista nel didascalico excursus di hits della nostra star.

E ricordando la partecipazione a Scala Reale del 1966 Patty Pravo canta “Ragazzo triste” scritta da Gianni Boncompagni e prodotta da Sergio Bardotti, e si prosegue tra un sorso d’acqua e l’altro con “Qui e là” da Partitissima del 1967. E se dalla platea stracolma e dal sottopalco ricco di VIP le gridano “…sei divina…” con un sorriso di stile sintomatico della sua eleganza, intona “Il paradiso” a firma Mogol-Battisti del 1969, un successone del Festivalbar di quell’anno, ma il brano che la consacrò come cantante nel panorama musicale italiano è “La bambola” da Canzonissima 1968 e  la canta.

Cogliendo l’occasione del cambio abito l’eccezionale Pino Strabioli racconta di come la Nostra non volesse cantare questo brano, del successo che ne è seguito, delle innumerevoli incisioni dello stesso pezzo in tante lingue per altrettanti mercati internazionali come Argentina Spagna, Austria, Paesi Bassi, Finlandia. Non di poco conto è che tale canzone sia stato fenomeno di costume nel mondo dei gelati, delle discoteche donde Il Piper di Roma, delle acconciature e dei vivai musicali delle band.  Proprio Il Piper è diventato un movimento culturale di grandi nomi e artisti. E non basta tutto ciò la narrazione per l’artista in questione si estende al mercato musicale cinese nonché francese.

Anche questa volta ritorna e sul palco stavolta con giacca lunga nera a interni blu elettrico con blusone glitterato, luminescente ad identica cromaticità e pantaloni neri per “Tutt’al più” da Canzonissima del 1970 con un ottimo quarto posto nella classifica nazionale del periodo. Dai clamori del mercato francese al microfono ci delizia con “Col tempo (Avec le temps)” scritta per lei da Leo Ferrè, da Sì… incoerenza del 1972. Nella menzione che meritano le sue eccentriche acconciature e pettinature dal Sanremo 1984 ascoltiamo “Per una bambola” che le valse il premio della critica.

Il concerto volge verso la conclusione eccola la sua imbattibile “Pazza idea” con tutto il pubblico presente che canta a squarciagola nonostante la giovinezza non sia la caratteristica dei presenti in sala, d’altronde il brano è del 1973 e dà il titolo all’omonimo album, ma il grande successo estivo che creò ne è la evidente eco che porta ai carismatici passetti di danza della nostra protagonista.

Con lei sul palco un ensemble di grandi musicisti e li presenta iniziando dalle chitarre Stefano Cerisioli e Ivan Geronazzo e spaziando per  Lucio Fasino al basso, per Andrea Fontana alla batteria, Michele Lombardi alle tastiere e piano, e chiosando con Gabriele Bolognesi ai fiati, suo compagno di diverse avventure noto al pubblico internazionale come Bolo, donde tutta una gag divertente sul perché si chiamasse così e del perché uno pseudonimo garantisse un miglior guadagno ai produttori e un maggior costo alla Nostra in quanto cantante.

“…e dimmi che non vuoi morire” ottavo brano classificato al Festival di Sanremo 1997 scritto per lei da Vasco Rossi con ovvio Premio della Critica sarebbe il brano di chiusura del concerto ma il pubblico non demorde ed eccola … un’ altra volta ritorna… e dice – mica potevo andarmene senza cantarvi “Pensiero Stupendo” – in vero a cantarla è il pubblico e quella che dalle locandine si preannunciava come una ‘Minaccia bionda’ si è rivelata una ‘Raffinata risorsa’ e l’entusiasmo degli spettatori lo ha certificato in ogni istante.

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