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Il Museo Palazzo Corboli di Asciano

Il Museo Palazzo Corboli di Asciano
Fermata Spettacolo

Asciano è un borgo pianeggiante nelle Crete Senesi, immerso nelle campagne e vallate di grano, tra biancane, calanchi, boschi di querce, cipressi. Intorno si trovano Montalcino, Buonconvento, Castello di Leonina, Trequanda, Serre di Rapolano, San Giovanni d’Asso a pochi chilometri. Il borgo è conosciuto per le fotografie che molti turisti scattano soprattutto nelle aree di sosta sulla via Lauretana, al Podere Baccoleno e al Site Transitorie. Oltre ai resti Delle necropoli etrusche prevalentemente al Museo Corboli si trovano bronzi, ceramiche, quadri, capolavori, legni, ritrovamenti dell’arte senese e della manifattura senese.

L’antico Palazzo Corboli è un esempio di palatium medievale fatto costruire dai senesi Bandinelli nel XIII secolo. La Sala Aristotele e la Sala delle Stagioni sono originali. Si trovano opere dei pittori senesi che vanno dal XIII al XVII secolo: Maestro dell’Osservanza, Ambrogio Lorenzetti, Taddeo di Bartolo, Matteo di Giovanni, Rutilino Maretti, Bernardino Mei, Francesco Nasini. Nella sezione archeologica ci sono i corredi delle necropoli etrusche di Poggio Pinci, e del Tumulo del Molinello. E anche la tomba della necropoli del Poggione col carro etrusco.

L’entrata dello spettatore è aperta con una campana in bronzo fuso del 1600, segue una acquasantiera di pietra di travertino e marmo di Antonio Ghini, attivo nella seconda metà del XV secolo. Poi sono finalmente giunta nella bellissima sala delle Stagioni.

Nella Sala delle Stagioni la volta ha le allegorie delle stagioni. Non solo ho lasciato delle foto su Instagram ma mi sono anche filmata in un breve clip, che non rende l’emozione di una così graziosa volta.

Segue una sala con il Crocifisso di Giovanni Pisano del 1290 circa, poi ti trovi davanti la Madonna col Bambino e i Santi Giacomo, Agostino, Bernardino e Margherita di Matteo di Giovanni, la stessa Madonna della chiesa di Sant’Agostino. Il Nome di Gesù, una tempera su tavola di San Bernardino di ignoto pittore senese. Bellissimo l’Angelo Annunciante di Francesco di Valdambrino, un legno intagliato e dipinto proveniente dalla Chiesa di San Lorenzo ex convento di San Francesco ad Asciano (ora è chiusa, io purtroppo non ci sono mai entrata, l’ho vista solo da fuori).

Colpisce molto la Madonna col Bambino e Angeli, di Pellegrino di Mariano Rossini, una tempera su tavola, documentata dal 1449 al 1492. La tempera su tavola documentata di Pellegrino Mariano di Rossini è dedicata alla Madonna col Bambino e gli Angeli. Era in una cappella a Monte Sante Marie. Al centro la Vergine guarda alla sua destra e regge il Bambino sul braccio destro. I capelli di un marrone chiaro le si vedono appena ondulati dal manto blu cobalto. Il manto si regge con un bottone in petto, dello stesso oro delle aureole di tutti i quattro i personaggi. Sotto al Manto della Vergine dai risvolti bianco sulla testa e verde sul busto, un abito con le maniche che fuoriescono in oro e le vesti di un rosa antico che formano delle pieghe a partire dalle ginocchia del Bambino. Il Bambino guarda a destra, benedice con le due dita della mano destra ed è avvolto in una veste candida azzurro chiaro fermata da una corda arancio con un nodo in vita. Anche gli orli del suo vestito sono in oro. Con la sinistra regge un bigliettino su cui la scritta “Eco S”.

Ritornando alla Madonna col Bambino e i santi Giacomo, Agostino, Bernardino e Margherita di Matteo di Giovanni (1430-1497) ripeto che si trova al Palazzo Corboli ma la stessa opera si trova anche sull’altare maggiore della Chiesa di Sant’Agostino ad Asciano. Lo sottolineo per i visitatori curiosi come lo ero io ad ottobre, solo che nella chiesa di Sant’Agostino la Madonna non è intera.

In questa stessa sala possiamo ammirare la tempera su tavola chiamata l’Adorazione dei pastori fra i Santi Agostino e Galgano di Pietro Giovanni d’Ambrogio della prima metà del ‘400. Si tratta dell’opera più fantasiosa dell’intera collezione museale perché il paesaggio è fiabesco, modernissimo. Siamo come in un racconto orientale dove vicino alla capanna compaiono un cane che richiama i leoni rampanti tipici dell’araldica, e sulla capanna, una civetta. Gli occhi sbarrati del bue e dell’asinello stanno come a sottolineare lo stupore della meraviglia, la gioia e lo sgomento della nascita. Un meraviglioso colpo d’occhio poi lo sfondo descrive un lago delle barche in lontananza, dei campi e delle rocce. Il particolare degli angeli è imperdibile come se sul serio un coro di sei angeli e uno più in alto rinnovassero il canto della gioia eppure con una aria solenne. Il particolare originalissimo della civetta non è l’unico dal momento che la mangiatoia è posta dietro alla Vergine e a San Giuseppe e non davanti a loro. Questa prospettiva non accenna allo studio della tridimensionalità bensì all’innovazione del racconto avvolto quindi da una tenerezza entusiasmante.

Cambiando sala troviamo la Madonna col Bambino di Segna di Bonaventura, una tempera su tavola. Il San Sebastiano di Pietro di Ruffolo, la Madonna col Bambino e donatore della Famiglia Memmi, l’Annunciazionedi Martino di Bartolomeo, L’Annunciazione della Vergine di Giovanni di Paolo, anche questa una tempera su tavola proveniente dalla Basilica di Sant’Agata. Un coro prezioso di angeli cantano intorno alla Vergine assunta in cielo. Gli angeli hanno stoffe damascate con decorazioni floreali. Gli strumenti che suonano gli angeli sono il liuto, l’arpa, i flauti, i cembali, insomma strumenti della musica del Quattrocento. Ci sembra di sentirne quasi le note.

La Sant’Agata di Paolo Giovanni De Fei si impone di profilo con un diadema che richiama l’oro dello sfondo: il pittore ha dipinto Sant’Agata con gli elementi del suo martirio e la coppa coi seni recisi.

Nella sala di Aristotele troviamo la ruota di Barlaam, creata da Cristoforo di Bindoccio e Meo di Pero. C’è un cerchio centrale e intorno otto cerchi. Al centro un apologo del santo Barlaam sulla vanità delle cose mondane. Nei cerchi intorno viene raccontata la fine violenta dei personaggi celebri dell’antichità (Nerone che si suicida, l’esecuzione di Pompeo, la morte di Priamo, la morte di Scipione Emiliano, la decapitazione di Ciro, la fine di Assalonne, la morte di Agamennone, la lapidazione di Falaride). Gli apologhi di Barlaam si trovano nella Legenda Aurea che raccoglie storie “auree” medievali. La leggenda di Barlaam è una rivisitazione cristiana del mito del Buddha, ne hanno scritto nel 2012 Silvia Ronchey e Paolo Cesaretti in un volume Einaudi dal titolo “Storia di Barlaam e Iosafat”. Qui si trovano le avventure di Barlaam tra i topi, l’unicorno, il drago, etc. Sull’altra parete la descrizione delle virtù aristoteliche. La giustizia salomonica, il sogno di Nabucodonosor interpretato da Daniele.

Il Museo d’arte sacra ha tantissime opere di grande valore come la Natività della Vergine del Maestro dell’Osservanza. Un capolavoro del Quattrocento senese, un polittico, tempera su tavola, di rara bellezza, che merita sicuramente un articolo intero. Sulla scena un ambiente domestico che non manca di fantasia.

Al secondo piano è allestita l’ala etrusca (la tomba principesca del Poggione, il tumulo del Molinello, il mosaico romano di Asciano, la necropoli di Poggio Pinci,le terme romane di Campo Mauri, etc). Nella sezione archeologica ci sono i reperti provenienti dagli scavi della valle dell’Ombrone.

Al Museo tutt’oggi si svolgono giornate di attività per i bambini, per i turisti, per i visitatori, presentazioni di libri anche promosse da “Visit Crete Senesi” e dall’associazione A.R.C.A (associazioni ricerche culturali di Asciano). Si organizzano visite guidate anche alla Pieve di Sant’Ippolito e alla Chiesa di San Francesco.

Il Museo Palazzo Corboli di Asciano
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