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Ant-Man and the Wasp: Quantumania | Cercasi nuovo Thanos disperatamente. Astenersi Kang

Ant-Man and the Wasp: Quantumania | Cercasi Nuovo Thanos Disperatamente. Astenersi Kang
Fermata Spettacolo

Archiviata da tempo la mitologica fase 3, culminata nell’ormai cult Avengers: Endgame, i Marvel Studios hanno provato a ripartire con una fase 4 caratterizzata da dimenticabilissime serie targate Disney+ e film stand-alone che, tranne in rari casi, come  l’autoriale Doctor Strange nel multiverso della follia, non hanno lasciato il segno.

Proprio per questo, l’avvio della fase 5 con Ant-Man and the Wasp: Quantumania era molto attesa dai cultori del genere, in quanto avrebbe dovuto rappresentare un nuovo inizio, pieno di incredibili colpi di scena, trame orizzontali e cattivoni multiversali.

Oltre a riportare in sala l’Ant-Man di Paul Rudd che, nel corso degli anni, ha saputo ritagliarsi un posto di rilievo nel cuore dei Marvel fan.

E invece…

… e invece sembra di essere finiti in uno spin-off low cost di Star Wars. Che la creatività oggigiorno costa, signora mia.

Ebbene sì, a differenza dei precedenti capitoli delle avventure della famiglia allargata Lang-Pym, questo nuovo tassello convince poco e lascerà l’amaro in bocca in tutti coloro che hanno apprezzato il tono scanzonato dei film precedenti, nonchè le trovate registiche per portare sul grande schermo, il micro mondo di Scott Lang.

Nonostante e, aggiungo, fortunatamente, la pellicola di Peyton Reed sia lontana dagli eccessi, in termini di minuti e sbadigli, registrati con l’interminanbile Wakanda (non a caso) forever, il film nel suo complesso delude le aspettavie per trama, ambientazione e, incredibile ma vero, effetti speciali.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama che vede un ormai appagato Scott Lang (il sempre convincente Paul Rudd) godersi il successo editoriale del suo libro di memorie post Thanos, fin quando la figlioletta adolescente, ribelle e ovviamente geniale Cassie (Kathryn Newton) non fa risucchiare tutta la famiglia nel regno quantico per una rimpatriata con Kang il Conquistatore (Jonathan Majors). Anzi Cheng, come viene pronunciato immotivatamente e fastidiosamente per tutta la durata del film.

“Ma io, di preciso, come mi chiamo? Kang o Cheng o… Rama-Tut?”

E com’è questo Kang che dovrebbe essere la nuova minaccia livello Avengers?

Beh, cattivo è cattivo, anche se appare molto meno sfaccettato del buon vecchio Titano Pazzo, inoltre la prima scena post-credit non induce a ben sperare nella sua evoluzione futura che, secondo Kevin Feige, si dipanerà tra serie e film di prossima uscita.

Ma, al netto della trama,  prevedibile e priva di un minimo di patohs, a delure particolarmente è l’ambientazione quantica, che strizza entrambi gli occhi al mondo di Star Wars, sempre di proprietà di Mamma Disney,  riciclando tutto il riciclabile, incluso il bar di Mos Eisley.

E al contempo dimenticando tutte le atmosfere alla Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi che erano sempre state la cifra stilistica dei film dedicati ad Ant-Man.

Senza dimenticare i costumi, anche quelli starwarleggianti. Per la serie, non si butta via niente.

Last, but not least, gli effetti speciali (al risparmio): pur volendo derubricare a “gran pessima idea” le modalità di resa del co-cattivone M.O.D.O.K., di cui, al momento, non si trova in rete un’ immagine che renda “giustizia” al suo testone stretchato (male), è la CGI nel suo complesso a non essere all’altezza della reputazione guadagnata sul campo dai Marvel Studios.

A salvare un film che, nonostante i limiti sopra evidenziati, si fa comunque guardare nei sui lineari 125 minuti, è il comparto attoriale con un cast di stelle tra cui l’evergreen Michelle Pfeiffer e il sempre arzillo Michael Douglas, nei panni del brontolone, ant-friendly Hank Pym. A cui si vuole bene a prescindere.

Anche se pure lui affetto dalla Star Wars Fever.

Insomma, se dovessimo giudicare la fase 5 del Marvel Cinematic Universe da questo primo capitolo, qualche preoccupazione sulla capacità di rinnovarsi di un franchise che va ormai avanti da 15 anni è più che lecita.

Tuttavia, il trailer di Guardiani della Galassia vol. 3 fa intrevedere qualche barlume di speranza gunniana in fondo al formicaio quantico nelle sale: non ci resta quindi che attendere i prossimi capitoli per capire se questa fase 5 sarà all’altezza della Golden Age del Marvel Cinematic Universe.

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