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Cats quelli di Roma diretti da Massimo Romeo Piparo

Cats quelli di Roma diretti da Massimo Romeo Piparo
Fermata Spettacolo

Gli occhi di Gatto gialli su un fondo blu/nero accolgono gli spettatori in sala, l’orchestra diretta Emanuele Friello, tutti in nero con cilindro e maglietta con stampa merchandising del musical come il sipario salutano ed entrano nel ‘golfo mistico’, certificano la musica dal vivo e sù il velatino, appare il Colosseo e vestigia di ruderi della vecchia Roma: sono l’ambient per la nuova produzione in scena al Teatro Sistina.  Eccoli i gatti o ballerini/interpreti in fogge, mimiche e movenze feline per tener compagnia al pubblico presente in sala nella riedizione del classico di Andrew Lloyd Webber su testi di T.S. Elliot, le prime a firma del costumista Cecilia Betona e le altre del coreografo Billy Mitchell.

Gatti ovunque sul palco, nel pubblico il gatto filosofo o Old Deuteronomy o il bravo Fabrizio Corucci è in galleria e di lì il veterano colma della sua prorompente presenza la storia e la vicenda. L’occasione è la sua festa cui con balletti a mimica agile, flessuosa, sensuale, sinuosa, accorta, astuta, scaltra, svelta, scattante, veloce, rapida, improvvisa, repentina, sorniona, sorprendentemente coerente con la vis dei mici, partecipano i protagonisti del contesto drammaturgico. Siamo a Jelico, ma questa volta è Roma e di tanti gatti multicolore e vivacità, ad esser più famoso, riuscirà chi percorrerà con maggior spavalderia la scia luminosa. Eccola la vera protagonista, la voce per “Memory”, Malika Ayane che nella trasposizione in italiana canterà “…Memoria tutta sola nella mezzanotte …” percorrendo anch’ella con moine, già a lei congeniali, se non peculiari, quelle di micettina sempre affascinante, l’intera platea fino a calcare in centro scena il meritato proscenio. Finisce il primo atto.

Si delinea alla riapertura del sipario che la festa ha come epilogo decretare la scelta del gatto che avrà l’onore di ascendere al paradiso. E siamo alla presentazione Deuteronomy, il gatto filosofo e racconta la sua storia,  tante mogli, tanti figli, e vista l’età cammina e corre a fatica, spesso barcollando, Gas/Gus il gatto del teatro e l’eccelso Fabrizio Angelini racconta di sé in passi da Tip Tap, e consci del contesto attualizzato siamo all’elogia dei gatti di Roma ma ‘er mejo’ è sempre lui Romeo il gatto del Colosseo. È la volta di Mark Biocca, Skimbleshanks o gatto Freccia Rossa e il gioco di neon bianchi, rossi e blu e poi adagiati on stage creranno i binari cui il percorso del gatto in questione è mentalmente associato. Ma un micio è particolarmente malvagio, Macavity o Simone Nocerino e “…quando la scena del misfatto hai scoperto, … Macavity non c’è…, cantano e ballano tutti i gatti insieme.

Ma che bello e poi eccola magia il balletto di Magical Mister Mistoffelees del gatto prestigiatore o Paolo Scida, che con le sue magie fa rimanere tutti a bocca aperta e il testo dice è bianco, piccolo e nero, ma un po’ esibizionista e le note della musica si fanno accattivanti e virano su ritornelli noti alla memoria come “Disco Bambina” della Parisi con l’inevitabile risultato di una maggior coinvolgimento degli spettori nella festa generale del musical. Ma il premio per il paradiso il gatto filosofo lo darà a Grizabella, affascinante gattina che, dopo aver abbandonato il gruppo si è ritrovata sola, abbandonata e in miseria. Ed è di nuovo “Memory” sì Malika Ayane che oltre da essere l’immensa cantante che tutti conosciamo si rivela abile interprete e mentre cavi non visti la portano su to heaven, tutti cantano “…ogni gatto troverà la sua maestà, quando un suo nome proprio avrà…”

Lo spettacolo è finito e la “carrettella” dei brani ascoltati in precedenza con tutti i gatti nel parterre porta a uno scroscio di applausi più che meritati in un teatro stracolmo e la nostra vedette si accuccia sulla balaustra del palchetto in proscenio, tutta avviluppata com’è, nel mantello del suo costume grigio nero a striature irregolari ma fascinose, proprio come un gatto di romana fattezza spesse volte domestico, ovvero si alterna nei quadretti ‘miciosi’ che la scena di commiato ipnoticamente chiede e ricrea più volte. Tutto è davvero piacevole ed ammaliante per un ottimo remake del più famoso musical del mondo a firma registica Massimo Romeo Piparo.

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