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Ultimo incanta i 70000 del Circo Massimo, mostrando la potenza dei “sogni appesi”

Ultimo incanta i 70000 del Circo Massimo, mostrando la potenza dei “sogni appesi”
Fermata Spettacolo

Lo avevamo lasciato allo Stadio Olimpico il 4 luglio 2019, dopo un concerto storico, con l’appuntamento fissato al 2020 per un tour negli stadi, poi tutto è stato rinviato a causa della pandemia. Ma domenica 17 luglio finalmente Ultimo è tornato di nuovo nella sua amata Roma (penultima tappa di un tour con 15 date) a cantare live, la sua dimensione preferita, concretizzando il record di artista italiano più giovane a esibirsi in tournée negli stadi.

Per comprendere la maestosità del tour “Ultimo Stadi 2022” (produzione esecutiva di Vivo Concerti) basta citare solo alcune cifre: 11 tappe sold out, un totale di 550 mila biglietti venduti, un palco alto più di 30 metri e largo più di 60, con oltre 500 corpi illuminanti e della produzione, oltre 250 mq di led, oltre120 tecnici, oltre 150 tra tecnici e personale specializzato in supporto locale per montaggi della struttura, oltre 30 bilici di materiali.

Altrettanto imponente è la grande struttura a forma di U che sovrasta il palco e si specchia simmetricamente nella passerella che porta al pubblico, illuminandosi in momenti diversi dello show. Per la prima volta in Italia sono utilizzati 108 punti laser a scansione di varie potenze, che creano scenografie tridimensionali, ma anche geyser a CO2, fiamme e sparkular (fontane luminose, per i non addetti) per un mix di luci effetti speciali e futurismo, che rendono lo show unico nel suo genere.

Quello del Circo Massimo si preannunciava un concerto altrettanto storico e così è stato: in 70000 hanno riempito ogni spazio disponibile per stringere in un immenso abbraccio il loro beniamino con tutto il calore e l’entusiasmo possibile. Ad accoglierlo persone di tutte le età, gente comune e tanti vip, che non hanno smesso mai di cantare.

Il concerto è iniziato con una intro strumentale ed un gioco di luci che ha accolto il pubblico, sulle note di Buongiorno vita, fino alla seconda strofa della canzone, momento in cui Ultimo è salito dal right stage e ha dato via alla prima parte live in cui ha eseguito alcuni dei suoi brani più famosi (tra le altre, Poesia senza veli, Niente, Piccola stella, Il ballo delle incertezze, Ipocondria e Sul finale); poi è seguito un medley (Supereroi, Il bambino che contava le stelle, Quella casa che avevamo in mente, L’unica forza che ho, Stasera e Peter Pan).

Nella seconda parte al centro del palco ha cantato le sue canzoni più amate e iconiche (Colpa delle favole, Rondini al guinzaglio, Fateme canta’, I tuoi particolari, Pianeti e Ti dedico il silenzio). Nell’ultima parte del concerto, seduto al pianoforte, ha eseguito le canzoni più intime del suo repertorio (La stella più fragile dell’universo, Giusy, Farfalla bianca, Quel filo che ci unisce, Tutto questo sei tu e 22 settembre).

Ha salutato il pubblico con Sogni appesi, canzone simbolo del suo percorso, mentre sui maxischermi scorrevano veloci le immagini che ripercorrevano la sua storia: i primi saggi al pianoforte da bambino, la strada verso i live, le emozioni del Colosseo vuoto in contrasto con la moltitudine di gente nei palazzetti e all’ Olimpico). Alla fine La U del palco si è illuminata a giorno, con un’ esplosione di coriandoli e stelle filanti mentre sul maxischermo è comparsa la scritta “Per chi è ultimo e vale”.

(credit R. Panucci)

Ultimo si è congedato così dal suo pubblico, confermandosi il ragazzo dei record, che sta scrivendo pagine inedite nella storia della musica leggera italiana, sold out dopo sold out. Anche questa volta ha dimostrato di essere tornato per restare e di non essere di passaggio, il tutto con l’umanità e l’intimità che riesce a miscelare all’interno della sua musica in maniera sempre convincente e coinvolgente. Racconta ciò che vive, scrive ciò che prova, lo mette nero su bianco.

E’ un quaderno dalla copertina grigia che nasconde dentro fogli dai mille colori. Un poeta moderno a volte dallo sguardo perso e la faccia da duro, eppure è un ragazzo come tanti altri con la sola differenza di aver mantenuto viva la parte fragile e curiosa di un bambino, un ragazzo che dietro agli occhiali da sole nasconde la sua sensibilità. Ma è anche la certezza di potercela fare senza passare per forza da un talent show e la dimostrazione che in Italia il buon cantautorato è più che vivo e vegeto.

Perché piace così tanto? La risposta è semplice: tutto il prato e le collinette del Circo Massimo erano una distesa di persone di ogni età, tre generazioni sotto lo stesso cielo a brillare attorno ad Ultimo, a fare da stelle e pianeti al suo universo. Non è un’icona per ragazzine e teen agers: il suo pubblico, infatti, è trasversale. Le sue parole non solo hanno colmato un evidente vuoto nella musica italiana, ma hanno conquistato migliaia di fan. Quando canta ci siamo noi e c’è lui, ci siamo noi e c’è la sua musica. E se noi siamo tutti un po’ Giusy o Wendy, lui rimane sempre il nostro Peter Pan e nella nostra isola nessuno si sente solo.

(credit R. Panucci)

Il pubblico si rispecchia in lui vive ciò che lui scrive per se stesso e che non per forza si sente in dovere di veder condiviso da chi lo ama e lo ascolta. Si mostra per quello che è, senza veli e senza filtri, non ha bisogno di fingere, di costruire un personaggio per farsi amare. Così la sua musica è la rappresentazione del suo mondo interiore, è vera, arriva al cuore. In un mondo fatto troppo spesso di apparenze, lui è uno dei pochi rimasto fedele a se stesso.

E’ riuscito a trasformare la sua fragilità e la sua insicurezza in punti di forza, dando loro vita attraverso la musica e, come dice lui, nel momento in cui tutti cantano una canzone che esprime un bisogno o un dolore, quel dolore diventa condivisione e fa un po’ meno male. Raccontando se stesso, in realtà, racconta tutti noi: le sue canzoni sono fotografie dell’animo umano, è “un poeta che bacia il dolore”, che scrive solo per il bisogno di farlo.

Quando, verso la fine, ha interrotto la scaletta musicale per parlare direttamente con il suo pubblico soffermandosi su alcune tematiche importanti, per lui come persona e come artista, come la ricerca di una passione, il saperla coltivare e alimentare anche quando le difficoltà sembrano allontanarci dai nostri sogni, senza rifugiarci in un piano B, Ultimo si è fatto portavoce di un messaggio: l’irrefrenabile  bisogno di farcela, contro ogni pronostico, perché se ci hanno concesso di sognare un motivo dovrà pur esserci. Ci ha fatto capire che, a volte, quelli che sembrano traguardi sono solo un punto di partenza e che di sognare non dovremmo mai averne abbastanza.

Ultimo incanta i 70000 del Circo Massimo, mostrando la potenza dei “sogni appesi”
Fermata Spettacolo



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