Thor: Love and Thunder | C’erano un asgardiano, la sua ex ed un macellatore di dei
Fermata Spettacolo
Quando i Marvel Studios decisero non solo di confermare Taika Waititi alla regia del quarto film dedicato al Dio del tuono, ma anche di affidargli la sceneggiatura, nella mente di molti iniziò a serpeggiare il sospetto che Kevin Feige non avesse mai visto il tremendo Thor: Ragnarok o letto la nostra recensione della pellicola.
Perchè soltanto in tale ipotesi sarebbe stato possibile ri-affidarsi al regista neozelandese, il quale, fiero della riconferma ha pensato bene di imbastire un omaggio, fuori tempo massimo, ai nostri cine-panettoni, portando nelle sale Thor: Love and Thunder.
D’altronde non dimentichiamoci che viviamo in tempi difficili, in cui la gente, tra pandemie, guerre e siccità, ha bisogno di leggerezza, mica di fieri Dei asgardiani che usano un linguaggio aulico, tra l’altro poco comprensibile dall’americano medio; largo quindi allo slang e al battutismo senza limiti, anche a costo di sdrammatizzare i pochi momenti che, almeno sulla carta, potrebbero essere epici o peggio… drammatici.
E probabilmente è proprio questo che deve aver detto il Taika Watiti regista al Taika Watiti sceneggiatore, complimentandosi anche per la fine analisi sociologica ottenuta studiando la filmografia natalizia dei fratelli Vanzina: peccato però che il risultato finale sia un film che in 120 minuti di gag riesce a portare a casa più sopraccigli inarcati che sorrisi. Tra l’altro a mezza bocca.
Ma, andando al sodo, che succede di preciso in Thor: Love and Thunder?
Il figlio (ormai orfano) preferito di Odino (Chris Hemsworth) dopo una breve avventura con i Guardiani della Galassia, con cui si era allontanato alla fine di Avengers: Endgame, viene richiamato su Nuova Asgard dall’attacco di Gorr, il Macellatore di dei (Christian Bale), che, nel caso non si capisse dal nome altisonante, sarebbe il cattivo di turno.
E mentre Thor si appresta ad affrontare questa nuova minaccia, ecco la sottotrama romantica, con il ritorno del suo primo amore terrestre (che ovviamente non si scorda mai), la potentissima e biondissima Jane Foster (Natalie Portman), la quale, per una serie di sfortunati (ma sempre “divertentissimi”) eventi è venuta in possesso del redivivo Mjolnir: riuscirà Thor a sconfiggere Gorr e a riconquistare il cuore della tra l’altro anche emancipatissima Jane?
E cosa c’entra Russel Crowe in questo triangolo? C’entra c’entra e purtroppo anche lui viene assorbito e rimodellato dal Waititi-pensiero.
Ma se la sceneggiatura e i dialoghi sono da dimenticare, magari grazie all’intervento di Tessa Thompson (Valchiria), che di Neutralizzatori dovrebbe ormai intendersene, qualche boccata d’ossigeno arriva dagli effetti speciali, soprattutto nella parte finale del film, tutta in bianco e nero a causa di quel cattivone di Gorr. Regia, invece, senza guizzi particolari e che appare ancora più scolastica se paragonata a quella con cui ci ha recentemente deliziato Sam Raimi.
Fuori scala, rispetto agli altri parametri, la colonna sonora del solito Michael Giacchino, impreziosita da Sweet Child O’ Mine, celeberrimo brano dei Guns N’ Roses, che consente alle orecchie di distrarre gli occhi dal minaccioso messaggio post credit in cui apprendiamo che “Thor will return“.
Ma siamo proprio sicuri che non sia il caso di appendere i martelli al chiodo?
Thor: Love and Thunder | C’erano un asgardiano, la sua ex ed un macellatore di dei
Fermata Spettacolo
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