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I tormenti del Werther di Massenet appassionano ed entusiasmano Pisa

I tormenti del Werther di Massenet appassionano ed entusiasmano Pisa
Fermata Spettacolo

Prosegue la stagione lirica del Teatro Verdi di Pisa con un’opera pienamente romantica, il Werther di Jules Massenet per la regia di Stefano Vizioli e la direzione di Francesco Pasqualetti.

Uno dei capolavori di Jules Massenet, tratto Dal Romanzo Epistolare per eccellenza, ovvero I dolori del giovane Werther di Goethe, fu messo in scena con un discreto successo per la prima volta nel 1892 alla Wiener Staatsoper.

Werther PH Alessia Santambrogio

Stefano Vizioli, direttore artistico del Teatro Verdi di Pisa fino al 2020, si lascia ispirare dal romanzo epistolare, per realizzare con Emanuele Sinisi delle scene scarne e pulite, dalla resa elegante, su cui troneggia un grande foglio bianco accartocciato, dove all’occorrenza vengono proiettate brevi frasi, che sgorgano direttamente ora dalla nera china ora dal rosso del sangue, ma anche brevi, didascaliche, immagini. Interessante la scelta del lungo flashback di Charlotte, che appare anziana, su una sedia a rotelle, dall’ouverture iniziale, a ricordare il dramma del suo amore perduto, fino alla scena finale, che risulta però un po’ troppo statica. I pochi oggetti sulla scena creano un perfetto equilibrio di movimenti e giochi di luce, quest’ultime sapientemente coordinate da Vincenzo Raponi. Stile classico e asciutto, che ben si sposa con l’insieme, per i costumi d’epoca di Anna Maria Heinreich.

Il cast, tutto giovane, dà il meglio di sé, a partire da Valerio Borgioni nei panni del tormentato protagonista, e quel suo alternarsi nevrotico tra esaltazioni parossistiche e ripieghi malinconici che caratterizzano propriamente  la scrittura vocale di Werther. Perfetta la sua presenza scenica, snella, giovane, esasperata, e la sua pulizia vocale, dall’aria del secondo atto “Pourquoi me réveiller”, fino alla più crepuscolare e malinconica “Là-bas, au fond du cimetière”, dolorosa elegia funebre degli ormai infranti sogni di giovinezza.

Werther PH Alessia Santambrogio

Buona prova anche per l’altrettanto tormentata Charlotte di Mariangela Marini, divisa tra dovere – prima di figlia poi coniugale – e amore passionale. Pacata, matura, fin dal suo ingresso, verrà travolta dal dramma. Preciso e di gusto l’Albert di Guido Dazzini, solare e ingenua la Sophie della giovanissima Gesua Galifoco. Completano il cast Alberto Comes (Bailli),  Luisa Bertoli (Kätchen), Nicola Di Filippo (Schmidt) e Filippo Rotondo (Johann), con la loro ottima prova nella lirica scena d’apertura del secondo atto, Andrea Gervasoni (Brühlmann).

Werther PH Alessia Santambrogio

Direzione puntale e fortemente drammatica quella di Francesco Pasqualetti, capace di sottolineare con eleganza e raffinatezza anche le scene più oniriche, ben seguito dall’Orchestra dell’Opera Italiana “Bruno Bartoletti” che ha solo poche défaillance.

Bella dunque questa coproduzione di OperaLombardia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione i Teatri di Reggio Emilia, Pisa e Ferrara, che ha riscosso un sentito successo. Peccato per la sala decisamente sotto tono nei numeri, sicuramente a causa dell’aumento della preoccupazione dettata dal Covid, e per la mancanza del coro di voci bianche, in apertura e chiusura dell’opera, a causa di un sospetto caso di positività.

Ciononostante, gli applausi calorosi non sono mancati.

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