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Woman in rock, quattro anime del rock al femminile

Woman in Rock, quattro anime del rock al femminile
Fermata Spettacolo

Scena aperta, nel raccolto ambiente del teatro Le salette a Roma. In calendario Ketty Roselli: attrice, ballerina e cantante del nostro panorama artistico. Porta al pubblico “Woman in rock” un quartetto di ritratti femminili di grandi anime rock: Tina Turner, Janis Joplin, Etta James, Amy Winehouse.

Sulla carta sembra uno spettacolo musicale non troppo “raffinato”, ma visto il tema rock, forse è calzante quest’aria non troppo ricercata che ravvedo dalla locandina, che per un attimo mi riporta al cabaret da salotto. Si alza un immaginario sipario e la scenografia è quella di una vecchia stanza con pochi oggetti, nell’angolo a destra un chitarrista con un ciuffo alla Elvis, ma una camicetta da oratorio e poi lei, la bella Ketty, che già nel nome evoca assonanze musicali sessantottine.

Si parte con la Tinona, le gambe più belle del rock, il racconto è da subito intimista, ci riporta agli esordi, a quella decolorazione sbagliata che avrebbe fatto la fortuna dei venditori di parrucche e poi lui: Ike Turner, il grande amore che la deluderà, del resto come quello di tante altre. Ed è subito qui che scatta la magica complicità col pubblico, tirato in ballo nelle sempre dolenti rimembranze dei primi cuori infranti. Ma non è solo questo, la Roselli incanta e trascina da vera mattatrice, fa ridere, commuovere, intrattiene gli spettatori-ascoltatori con alcuni dei pezzi più belli della storia del rock.

In fondo c’è un po’ di cabaret, ma non guasta affatto, anzi, serve a portare dentro ciascun racconto l’attenzione. Si passa a Janis la bruttina, l’alcool, la droga, l’anima nera di quella cantante dai tratti non proprio da copertina. Poi Etta, “the peach” capace di canzoni graffianti e uniche, ma anche la voce della hit più suonata ai matrimoni. Ma dopotutto lei tutto può, anche frustare verbalmente la nazional-american Beyoncé, colpevole di aver cantato la sua “at Last” al ballo organizzato per l’insediamento nientemeno che di Barack Obama. D’altra parte sarà anche l'”ass” più bello dello canzone latina, secondo solo a quello della JLO, ma per Etta probabilmente andrebbero presi a calci entrambe.

Infine lei, Amy, forse l’anima più tormentata, convinta di finire a fare la cameriera e arrivata senza averlo mai voluto sulla vetta del mondo, da dove, forse proprio per questo, non ha potuto far altro che cadere. Una sorpresa questo spettacolo, una scoperta e riscoperta di brani che crediamo “famosi” solo per averli sentiti innumerevoli volte, magari in radio, su una playlist suggerita da google, magari proprio a un banchetto nuziale.

Si ride, si balla, si piange, ci si emoziona, anche la stessa Ketty che si lascia attraversare sul finale da una piccola lacrima soffocata in gola nel ringraziare i tanti amici e non solo che hanno creduto nel suo spettacolo. Bella anche l’idea di usare finalmente le magliette con i volti femminili di queste grandi icone del rock, troppo spesso “sostituite” da immagini di colleghi uomini. Brava e preziosa Ketty Roselli, meriterebbe un disegno luci più generoso e forse un impianto scenotecnico in generale maggiormente ricercato, ma dopotutto si sa, il teatro degli artisti che solo impropriamente qualcuno definisce “piccoli”, è un teatro che non di rado può permettersi poco.

Alla chitarra Luciano Micheli, si direbbe in una chiosa di concerto, l’Elvis con la camicia folk, disegno luci Davi Barittoni, che però nulla può contro le indicazioni luminose accecanti di “Toilette” e “Uscita” campeggianti nel buio della sala. La Ketty ha il talento dei grandi intrattenitori, dei palchi più prezzolati, delle serate più affollate e allora che le giovi, si spera, un poco di pubblicità positiva e passaparola. “Woman in rock”, uno spettacolo “da sentire”, in tutti i sensi.

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Fermata Spettacolo



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