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La complessità della donna nella rilettura inedita di Casa di bambola firmata da Filippo Dini

La complessità della Donna Nella Rilettura Inedita di Casa di bambola firmata da Filippo Dini
Fermata Spettacolo

Lunedì 4 ottobre si è aperta la nuova stagione del Teatro Stabile di Torino al Teatro Carignano con un’inedita rilettura di Casa di bamboladi Henrik Ibsen in prima nazionale per la regia di Filippo Dini. Nel segno di un giusto equilibrio tra fedeltà e innovazione Dini ci offre una riflessione sutemi di scottante attualità: lo scontro tra universo maschile e universo femminile, il ruolo della donna nella famiglia e nella società, l’ansia di affermazione, il peso del denaro e delle regole sociali nelle relazioni umane. Il dramma si consuma nei giorni di Natale. I coniugi Helmer sono travolti da una ventata di ottimismo per la promozione di Torvald a direttore di banca e per l’aumento di stipendio. Ma l’arrivo in casa di un’amica della moglie da un lontanissimo passato costringerà Nora a fare i conti con un segreto nascosto al marito, aprendo delle crepe nel legame che unisce i due coniugi e svelandone così la natura labile, legata più alle convenzioni sociali che ad un sentimento autentico.

ph di Luigi De Palma

Il regista si discosta dal testo originario tratteggiando il personaggio di Torvald, dalui stesso interpretato in modo impeccabile, con un atteggiamento meno aspro e autoritario e più paterno e accondiscendente nei confronti di Nora. La stessa Nora, interpretata da Deniz Özdoğan, talentuosa attrice di origini turche naturalizzata italiana, perde quei contorni ottocenteschi stereotipati che vedono la donna totalmente asservita al volere dell’uomo. Nella rivisitazione di Dini il percorso di emancipazione di Nora è scandito in maniera netta nei tre atti svelando una donna sfaccettata, complessa, diversa ogni volta e quindi fuori controllo agli occhi di Torvald. Nora è madre e moglie un po’ sventata e superficiale nel primo atto, distaccata e sensuale nel secondo e rivoluzionaria nel terzo. È un percorso di presa di coscienza come individuo, forse prima ancora che donna, che passa attraverso il corpo e ha il suo acme in una sfrenata tarantella, magistralmente interpretata dall’attrice. Scritta nel 1879 durante un soggiorno ad Amalfi questa storia è attraversata dalla cultura italiana e questa tarantella ha tutto l’ardore della taranta, danza che nella tradizione del Sud Italia serviva a liberare le donne dal morso del ragno che le rendeva apatiche. In questa scelta di rappresentare la donna un essere complesso e misterioso il regista è rimasto fedele alle prime impressioni di Ibsen una volta finita la stesura del dramma: “E’ facile studiare un uomo, ma una donna non la si comprende mai del tutto, è un mare che nessuno riesce a scandagliare.”

ph di Luigi De Palma

La complessità di Nora emerge anche attraverso il rapporto con gli altri personaggi: il dottor Rank, il migliore amico della famiglia prossimo alla morte per una malattia terminale, interpretato da Fulvio Pepe con una cinica ironia che strappa risate a scena aperta, il procuratore legale Nils Krogstad, lo strozzino disperato che tormenta Nora, ben interpretato da Andrea Di Casa con i suoi tratti cuoi privi di empatia, la signora Linde, la donna amica di famiglia incolore che però sarà il perno degli avvenimenti cruciali della storia, ne veste i panni l’equilibrata Eva Cambiale e in ultimo, ma non meno importante, la bambinaia e domestica Anne Marie, in una convincente Orietta Notari, che per ottemperare al ruolo di angelo del focolare domestico ha dovuto rinunciare alla propria famiglia. La scenografia firmata da Laura Benzi è un ambiente borghese contemporaneo curato nei dettagli, al cui centro troneggia un elemento surreale: una quercia addobbata con le luci di Natale che simboleggia l’albero della vita e della conoscenza del bene e del male, da cui si dondola ogni tanto sull’altalena Nora, moderna Eva che ha commesso una colpa che la logica maschilenon gli perdonerà: sovvertire regole sociali claustrofobiche. L’uso sapiente delle luci, curate da Pasquale Mari, regala alla scena atmosfere diverse, cangianti e in sintonia con gli stati d’animo dei personaggi.

ph di Luigi De Palma

Al suo debutto al Teatro Reale di Copenaghen il dramma fece scalpore e nei salotti borghesi non si parlava d’altro. La figura di Nora, incompresa sposa-bambina decisa a lasciare marito e figli per conquistare la propria indipendenza, non riscosse moltacomprensione presso il pubblico borghese dell’epoca, per il quale una donna capace di ribellarsi alle convenzioni e alla sottomissione sociale non corrispondeva ai canoni allora in voga. In Italia Casa di bambola approdò proprio a Torino nel 1889 comeprima rappresentazione ibseniana, quando Emilia Aliprandi la propose assieme al marito VittorioPieri al Teatro Gerbino, sala ottocentesca demolita nel 1905. Due anni più tardi, fuEleonora Duse ad attirare le attenzioni sul genio norvegese, suscitando le perplessità del pubblicoe gli imbarazzi della critica con una versione milanese del dramma.

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