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“Qui rido io” – Toni Servillo è Scarpetta nel film di Mario Martone

“Qui rido io” – Toni Servillo è Scarpetta Nel Film di Mario Martone
Fermata Spettacolo

Solo a Mario Martone poteva riuscire l’esperimento di portare il teatro al cinema. E chi ama il teatro lo apprezzerà particolarmente. Certe emozioni solo il regista napoletano poteva donarcele. Ricostruire in un film la storia di Eduardo Scarpetta. Ma chi era? Un comico del primo Novecento che soppiantò nel cuore dei napoletani la figura di Pulcinella sostituendola con la più moderna di “Felice Sciosciamocca”.

Un colpo grosso per l’artista partenopeo che potè sbancare al botteghino, inventarsi un nuovo personaggio rendendolo insostituibile. Solo lui poteva portarlo in scena con le sue disavventure, con quella miseria economica che tanti dell’epoca conoscevano. In tanti si rivedevano in quel curioso omino tra gaffe e battute argute. Sul palco faceva ridere nella vita privata piangere. Un successo diviso con una famiglia allargatissima dove mogli, amanti e compagne (perlopiù sarte) convivevano o si conoscevano bene se non imparentate proprio. Figli che chiamavano padre Scarpetta tra questi figli mai riconosciuti anche il grandissimo Eduardo De Filippo con i fratelli Titina e Peppino. Per tutta la vita lo chiamarono “zio” mentre invece era il loro padre naturale. A Scarpetta si fa riferimento pure per il padre di Roberto Murolo, Ernesto. Lavoro, scena, commedia e famiglia in Scarpetta furono un calderone di passione da cui non poteva dividersi.

Oltre 100.000 spettatori nei primi due weekend di programmazione

Qui rido io è l’immaginario romanzo di Eduardo Scarpetta e della sua tribù” ha commentato Mario Martone, amante delle imprese difficili. Non poteva scegliere un attore migliore di Toni Servillo.  È al solito magistrale, straordinario, il feticcio di Sorrentino. Ma pure Maria Nazionale gli tiene il passo nel ruolo della moglie pluri tradita che aveva avuto un figlio col Re Vittorio Emanuele II. Dalla canzone al cinema Nazionale si conferma superba nei suoi ruoli marcati di bravura.

Il film ci regala un uomo che è contraddizione ma cuore insieme, perché se è vero che dal suo focoso temperamento fossero nati così tanti figli e di così grandi fortune è vero pure che non rinnegò il pane agli stessi. Severo ma pure responsabile. Accoglieva ogni figlio nato dalle sue fughe d’amore e gli apriva subito la strada artistica. Dietro le quinte dei suoi lavori Eduardo sognava e apprendeva, affamato di imparare dettagli e particolari. Fra i tre fratelli di sicuro quello più legato forse a Eduardo Scarpetta. Tanto che quando il fratello Peppino diede alle stampe una biografia pungente su Scarpetta si dice che Eduardo arrivò perfino a togliergli il saluto. Del padre naturale diceva “un grande autore” tagliando corto su pettegolezzi e chiacchiere. Martone ha voluto raccontare tutto e la maschera cinematografica di Servillo immortala il famoso comico napoletano a mito teatrale. Un cast bene assortito, una sceneggiatura a tratti ammiccante. Tra gli attori anche il discendente diretto della famiglia Scarpetta: Eduardo figlio di Mario e di Maria Basile e poi Iaia Forte, Gianfelice Imparato e Antonia Truppo.

Presentato in concorso alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha ottenuto uno straordinario consenso da arte della critica e si avvia ad essere tra i film più visti della stagione cinematografica. Ancora una volta Servillo lascia un segno indelebile nella recitazione di questo Paese e nel diritto d’autore. Per la prima volta si affrontò il tema della parodia e il finale è davvero degno del miglior teatro.

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