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Servillo spiega Puccini, ovvero la coppia che non ti aspetti

Servillo spiega Puccini, ovvero la coppia che non ti aspetti
Fermata Spettacolo

Lo scorso 12 agosto nell’ambito della 67esima edizione del Festival Puccini a Torre del Lago Puccini è andata in scena la prima assoluta del melologoPuccini Puccini, cosa vuoi da me?” scritto da Giuseppe Montesano e interpretato da Toni Servillo, con l’accompagnamento dell’Orchestra del Festival Puccini diretta dalla direttrice d’orchestra Gianna Fratta.

La storia è semplice, anche se non banale: Servillo veste i panni di un radical-chic un po’ spocchioso di mezza età che si è innamorato di una giovane donna, di cui non sappiamo molto se non che è splendida e ama l’arte moderna e contemporanea. Qualcosa in questo idillio però tra i due si incrina quando lei fa partire un’aria di Puccini e lui sobbalza: “Ma come? Ti piace Puccini? Quel sempliciotto smielato di Puccini?” e lei di tutta risposta: “Ma davvero non ti piace Puccini? Com’è possibile?”.

© Festival Puccini

Il meccanismo che Montesano fa partire a questo punto è un’analisi del testo edottissima, passionale e sapiente delle arie e delle opere di Puccini eseguite con eccezionale bravura dal tenore Marco Berti e dalla soprano Donata D’Annuncio Lombardi e dall’Orchestra del Festival.

Servillo ascolta, analizza, critica: Boheme ha i tempi scenici giusti, delle trovate geniali, dei dialoghi incisivi come quel “Come vivo? Vivo!” recitato da Rodolfo, eppure qualcosa non lo convince, tutto un po’ svenevole, tutto un po’ troppo semplice. Tosca invece è un “trattato di psicologia in pochi versi”: la folle gelosia di lei, la passione travolgente, la resa di fronte al fuoco dell’amore, sembra bravo questo Puccini eh, però anche qui qualcosa pare non tornare, o il protagonista cerca il pelo nell’uovo? Al pubblico viene regalata la terza aria tratta da Madama Butterfly e le certezze di Servillo-personaggio iniziano a crollare, come si fa a non notare la portata rivoluzionaria di un testo come questo? Nessuno ha fermato quel pazzo di Puccini mentre racconta di una madre che per amore si ammazza lasciando suo figlio solo al mondo? Nessuno ha notato quanto tutto ciò fosse avanti coi tempi? La resa è vicina e il colpo finale viene dato dallo straziante finale di Manon Lescaut che con quel suo “Non voglio morire, io voglio vivere” tocca le corde più profonde dell’animo umano, Servillo non può allora che commuovere il pubblico recitando che il senso della vita è questo allora, non il dolore, non la fredda morte, non la sofferenza ma l’amore, forte e incondizionato verso gli altri e verso la vita stessa.

© Festival Puccini

Lo spettacolo si chiude con un protagonista arreso alla grandezza di Puccini che dedica alla sua amata una romanza, il coro a bocca chiusa di Madama Butterfly, una musica soave che l’orchestra esegue con armonia e leggerezza giungendo come un balsamo sull’anima di chi l’ascolta.

Ma questo melologo non è solo un concentrato di emozioni ma anche, come dicevo all’inizio, una lezione dottissima su Puccini, sui richiami intertestuali nelle sue opere da Baudelaire a Leopardi alla Bibbia e in questi fili che Montesano tesse tra presente e passato, tra mondi diversi eppure vicini emerge lo studioso, lo storico della letteratura, l’autore dell’indimenticabile Vademecuumper lettori selvaggi, a ciò va aggiunta la maestria di Servillo capace di dare spessore, intensità e una carica tutta personale a qualsiasi testo si trovi a recitare e la magia creata dai cantanti e dall’Orchestra che, sotto le mani abili e sicure di Gianna Fratta, conferiscono leggiadria a un monologo con cui riescono a fondersi alla perfezione, creando un confronto tale con esso da trasformarlo in un dialogo.

© Festival Puccini

Insomma uno spettacolo bello, per usare la semplicità di Puccini, che regala un’ora e mezza di splendide musiche e parola nonché un’occasione interessante per riascoltare il compositore lucchese da un’angolazione diversa.

Servillo spiega Puccini, ovvero la coppia che non ti aspetti
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