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Elena Mosuc: la sfida e l’amore di Lakmé

Elena Mosuc: la sfida e l’amore di Lakmé
Fermata Spettacolo

Incontriamo il celebre soprano Elena Mosuc, poco dopo delle fortunate recite Lakmé al Royal Opera House di Muscat. Sensibile interprete del Belcanto italiano si incarna perfettamente nel repertorio francese, ogni sua interpretazione si ammanta di raro fascino per cui non si può che immaginare interprete più adatta per il ruolo di Lakmé. Nella bella intervista che segue farà piacere sapere ai fedeli fans della signora Mosuc i prossimi appuntamenti imperdibili e qualche bella anticipazione.

Nel corso della revisione di questo articolo poi giunge la bella notizia che vede Elena Mosuc vincitrice dell’International Opera Award – Oscar della lirica, come miglior soprano del 2019!

E così dopo I PURITANI al Verdi di Trieste siamo pronti per Lakmé. Come ha vissuto Elena Mosuc questa occasione?

L’ho vissuta Molto bene: questa Lakmé, adesso, in questo momento della mia carriera… è stata proprio un’avventura! Personalmente l’ho presa come una sfida ed ho voluto, prima di tutto a me stessa, dimostrare che tutti questi anni di studi di tecnica vocale (specialmente con la mia maestra Milchela D’Amico) mi hanno portato, anche con questo ruolo, dei veri frutti!

Lakmé è un ruolo che di sicuro avrei dovuto cantare vent’anni fa, quando per esempio affrontavo molto spesso la Regina della notte, quando avevo quella vocalità che mi ha permesso di affrontare con grande successo specialmente il repertorio si soprano coloratura, e non solo. Lakmé è stata una sfida perché il ruolo intero richiede un soprano lirico (vocalità che oggi sento più mia) e un soprano di coloratura per l’aria dei campanelli. Ho desiderato tantissimo anni fa cantare questa musica bellissima ed ecco, anche se il momento è arrivato tardi, me lo godo con tutta la mia anima. Devo ringraziare in modo speciale la direzione della Royal Opera House Muscat, il direttore generale Umberto Fanni e il Maestro Jordi Bernàcer che mi hanno invitato a braccia aperte per fare questo debutto qui.

Oggi si è scritta la storia a Muscat con quest’opera, perché è la prima produzione che nasce interamente qui! Tutte le altre fino ad ora erano produzioni arrivate da altre teatri e già messe in scena. Questa Lakmé nasce qui è girerà in tutto il mondo: Los Angeles, San Francisco, Tokyo, Sydney, Verona, Firenze, Genova, Il Cairo, Astana, Pechino e Shanghai. Voglio ricordare che tutto lo staff del Teatro Carlo Felice di Genova è presente in Oman: coro, orchestra, tecnici, sartoria… davvero tutti! Inoltre questa è la mia prima collaborazione con il regista Davide Livermore che ha le idee molto chiare su come gestire questa produzione. Abbiamo lavorato fino ad ora molto bene, e tutte le scelte attuate trovano una loro giustificazione nel racconto.

E’ stato uno spettacolo multimediale con grandi wall-led che proiettano gigantografie di fiori dai quali si vede uscire il veleno: evidentemente lo stesso da cui Lakmé berrà alla fine. Tuttavia tutto era stilizzato e l’azione ridotta al minimo in scena, quasi un teatro simbolico: l’acqua sul palco, ad esempio, rappresenta l’amore che unisce Lakmé e Gerald nel primo atto. Sono sempre felice di lavorare con registi che amano la musica e i cantanti e sono fedeli a quello che il compositore vuole. Livermore è lui stesso un cantante e sa molto bene come fare. Si lavora in un’atmosfera molto bella e sono felice di questa collaborazione.

Photo by Paulo Cèsar

Dopo tanto Belcanto italiano, il repertorio francese: se tecnicamente immagino possa avere lo stesso approccio cosa cambia a livello stilistico in un ruolo come Lakmé?

Infatti: la tecnica vocale, con il grande supporto del fiato rimane sempre la stessa, anche se canti Wagner! Lo stile è invece certamente altro: con Lakmé siamo nel Romanticismo francese, e dentro vi si può trovare anche molto Impressionismo. E’ uno stile certamente diverso del Belcanto e non solo per la forma musicale: nella musica francese la struttura non è cosi chiara come in quella italiana dello stesso periodo dove abbiamo recitativo, aria (di solito con due strofe) e anche cabaletta (anch’essa con due strofe per dare la libertà ai cantanti di fare delle variazioni personali, sovracuti inclusi). Nella musica francese dobbiamo essere più fedeli a quello che ha scritto il compositore: la musica è tante volte lineare ed ha una direzione molto precisa, c’è molta sintonia con le parole, e chiede un legato molto ampio nella sua architettura. Non c’è tanta libertà e non si possono fare variazioni (non si può proprio pensare ad una cosa del genere!). Si deve cantare quello che è scritto ed è assolutamente giusto così. La bellezza della musica, delle frasi musicali è unica, piena di senso e di emozioni. In questa musica se non metti la tua anima, rimane una cosa glaciale. Non è il mio primo ruolo francese: ho cantato tantissime volte Frasquita e Micaëla, tutti i quattro ruoli ne Les contes d’Hoffmann e anche Marguerite nel Faust, oltre che tante arie francesi in concerto. Quindi questo stile mi è molto vicino e trovo che la mia voce sia molto adatta.

Il repertorio affrontato ultimamente affianca ruoli di grande spessore drammatico e teatrale e penso quindi a Norma o ad Anna Bolena così come all’ultimo cimento discografico che la vede protagonista di molte pagine Verdiane. Come si inserisce in tutto questo, ed a questo punto della sua carriera, la musica di Leo Delibes e secondo lei, come può essere avvantaggiata la sua interpretazione del personaggio dall’aver affrontato prima ruoli sicuramente più forti?

Questo ruolo richiede molta semplicità, non si può recitare in modo troppo “teatrale”, troppo esaltato, i gesti devono essere espressivi. Lakmé è figlia di un brahmano, lei stessa è una sacerdotessa, allora si richiede una certa riservatezza nei movimenti che sono minimi e legati al suo ruolo di vestale della sua comunità. Lei deve essere una immagine quasi sacra negli occhi di chi la osserva. Dopo aver creato sul palco tanti personaggi forti e di grande personalità, sicuramente la loro impronta mi ha segnato ed è presente in me ogni giorno. Tuttavia, qui devo semplificare tutto.  

Lakmé chi è?

Lakmé è una sacerdotessa, una figlia ed una ragazza giovane, pura, innocente, che grazie a Gerald scopre l’amore, a me spettava quindi esplorare e far conoscere queste tre sfaccettature della sua personalità. Lakmé è immersa in una atmosfera magica, complice la scrittura musicale dal sapore esotico che accompagnerà lei e le indou per tutta l’opera, ma il personaggio continua a cambiare “forma”. Ad esempio nella mia prima entrata, la preghiera con quale il pubblico conosce Lakmé come sacerdotessa, dovevo renderne la sacralità del momento. Poco dopo facciamo conoscenza con Lakmé, nella veste di amata e dolce figlia di Nilakantha. Dopo ancora, conosciamo la ragazza Lakmé, che dimentica la sua dimensione seria, ufficiale, sacrale e si trasforma in una persona in sintonia con la natura, che parla con i fiori e gli uccelli, che è molto attenta all’acqua e al sole.

È un personaggio tenerissimo: si domanda lei stessa (nell’aria successiva) come mai si possa nascondere nel bosco per piangere e come mai si commuova così tanto al canto di una colomba oppure quando vede cadere una foglia. Lei stessa afferma di sentirsi felice in quel mondo. Gerald è colui che la toglie da quel mondo facendole scoprire cosa sia l’amore. In un certo modo è come Turandot …

Come ho detto all’inizio, vocalmente il ruolo è molto impegnativo: tante volte l’architettura musicale è di grande lirismo, poi vi sono momenti in cui anche l’orchestra è molto presente, questi sono alternati a tantissimi momenti in pianissimo che sono stratosferici. Poi, entrando nello specifico dell’aria dei campanelli, si deve cambiare l’approccio tecnico e sapere molto bene come gestire le forze per poter cominciare con un Mi naturale alla fine del vocalizzo iniziale dell’aria e arrivare a un Mi naturale finale dopo aver cantato in un registro acuto staccato piuttosto stancante. È un’aria molto bella, ma molto delicata nella quale la concentrazione deve essere al cento per cento sotto tutti i punti di vista.

Studiando lo spartito, ho trovato tante somiglianze musicali e anche drammaturgiche con le partiture di Bohème, Butterfly e moltissimo di Carmen.

Quali sono altri ruoli del repertorio francese che sente particolarmente vicini?

Sono molto affascinata dalla musica francese e dai ruoli che ho già cantato. Devo aggiungere anche che trovo le chançons francesi molto adatte per me e per il mio modo di sentire questa musica. Ho fatto ultimamente a Zurigo un recital nel quale la prima parte era per la maggioranza musica francese con brani di Chausson, Debussy, Fauré, Enescu. Per quanto riguarda l’opera mi piacerebbe cantare qualcosa di Meyerbeer che ha composto tantissimi bei ruoli per soprano, penso specialmente a Isabelle di Robert le diable. Poi mi piacerebbe cantare Esclarmonde, Thaïs, Manon di Massenet e la Louise di Charpentier. In generale queste sono opere che si producono poco, come Lakmé del resto… quindi sono stata fortunata!

Photo by Paulo Cèsar

Come sceglie i ruoli da affrontare in generale? Non penso si tratti ovviamente solo di una pura questione tecnica, cosa cerca nei suoi personaggi?

Se avessi la possibilità di scegliere tutti i ruoli che desidero, sarebbe molto facile. Conosco bene la mia vocalità e le mie possibilità, di conseguenza so quali sono i personaggi che potrei fare bene. Purtroppo si dipende della programmazione dei teatri, che in generale fanno i titoli molto conosciuti. Sono relativamente pochi i teatri che hanno il “coraggio” di mettere in piedi la produzione di un’opera rara, come questa Lakmé ad esempio. Io vorrei sperimentare tanti titoli, ma non è facile avere l’occasione di poterli poi cantare in teatro. Aggiungo inoltre che molti direttori hanno un’idea precisa di quale debba essere il mio repertorio, ma per dimostrare che posso fare di più, nei miei  concerti oppure in diversi CD, quando è possibile, amo inserire in programma anche arie che mostrano la direzione nella quale vorrei andare vocalmente.  

I “rumors” parlano di un suo ritorno nei panni di Gilda, ruolo “salutato” nel 2017 proprio in Arena di Verona… Il primo amore non si scorda mai? 

Il Maestro Ivo Lipanovic con il quale ho lavorato abbastanza frequentemente e con il quale ho fatto due CD, mi ha “pregato” (ride) di cantare al Festival di Spalato Rigoletto il 14 e il 17 luglio. Io, inizialmente, volevo rinunciare a questo ruolo che può essere molto ben cantato da colleghe più giovani. Lui però ha insistito molto che cantassi io questa Gilda e dunque ho accettato. Il ruolo non mi crea nessun problema, allora perchè non farlo?

Cosa ama di questo personaggio?

La purezza di questa fanciulla, quai ingenua e inizialmente Verdi dipinge perfettamente la sua giovane età con la sua musica. Poi Gilda matura, per così dire “diventa donna” e la musica asseconda questo caricandosi di maggiore drammaticità, rotondità e volume nel suono, per poi morire con suoni angelici, come Violetta. Sono molto affezionata a questo ruolo che mi ha portato tanti successi riscontrati in molte parti del del mondo!  Ho avuto modo di sviluppare questo personaggio lavorando con Maestri di prima classe (Nello Santi, Maurizio Arena, James Conlon e tanti altri).

Le manca un personaggio quando è parecchio tempo che non ne veste più i panni?

Sì, in questo momento mi manca molto Violetta. Vorrei anche cantare di più Anna Bolena, per raffinarla, per diventare ancora più interessante, ancora più espressiva.

Quali sorprese rivelerà ai suoi ammiratori la sua carriera?

Quest’anno farò un debutto che nessuno si aspetta da me: si tratta di Giselda ne I Lombardi alla prima crociata. Affronterò questo ruolo con la mia voce e con il mio stile di belcantista: così lo hanno fatto anche Mariella Devia e Luciana Serra. Questa opportunità mi è stata offerta dall’Opera Maghiara Cluj, in Romania, questa meravigliosa idea è di un mio caro amico, il regista e musicologo Csaba Némedi, che ha sempre sognato di poter lavorare su un’opera importante con me. Finalmente il sogno diventerà realtà il 26 e 29 settembre di quest’anno. Una nuova sfida per me e della quale sono molto felice. Prima de I Lombardi ci tengo a ricordare che canterò La Rondine in versione di concerto all’Auditorio Nacional de Musica di Madrid, parteciperò anche ad un Gala lirico (invitata dal grande Maestro Gomez-Martinez) al fine di maggio, con l’Orchestra della Radio Televisione spagnola. Sarà la prima volta che canto il ruolo pucciniano tutto a memoria, dopo averlo interpretato sempre in concerto a Monaco, della cui esecuzione esiste già un’incisione in commercio. Sempre quest’anno ci saranno anche molti concerti tra cui uno con Thomas Hampson al Festival di Lubiana il 17 luglio. Il 1 ottobre riceverò l’Oscar della Lirica a Venezia e il 9 ottobre farò un concerto di Belcanto al Gasteig Philarmonie di Monaco.

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