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Galeotto fu il fornetto…in STREMATE – ULTIMO ATTO al Teatro Sette di Roma

Galeotto fu il fornetto…in STREMATE – Ultimo Atto al Teatro Sette di Roma
Fermata Spettacolo

Marisa, vestaglia gialla, è alla sua ennesima colazione sulla sinistra seduta su un tavolo tondo, Elvira in vestaglia arancio, mal distingue che le fette siano con la marmellata, si meraviglia infatti che le venga chiesto se abbia fatto la frittata, e Mirella, vestaglia azzurra, arriva con il deambulatore, la più cosciente delle tre. Tutte anziane e canute vivono nell’abitazione della prima, la bravissima dai ritmi, come sempre ineccepibili, Federica Cifola, trasformata in casa di riposo, preda di questa sorta di badante, governante, un’energica, giovane (troppo giovane) direttrice.

Intasca un sacco di soldi, segregati in una scatola, rigorosamente di metallo e di biscotti come è tipico di vecchie signore e conservata in una stanza chiusa a chiave chiamata “stanza dei misteri”. Parliamo di Veronica Milaneschi abilissima, benché in sostituzione improvvisa, ma validissima, nonostante il poco tempo a disposizione per essere all’altezza della titolare Ludovica Di Donato. Nulla da eccepire nella immancabile regia di Michele La Ginestra, che non manca di affiancare ritmo, comprensibilità delle battute, carattere comico e brillante in uno spettacolo scritto bene da Giulia Ricciardi.

L’ennesimo episodio di cinque che non hanno mai smesso di affascinare e fidelizzare il pubblico delle “stremate” di teatro in teatro, quale sia stato, nell’ampia scelta che l’offerta romana, abbia reso disponibile. Brava è l’autrice, anche nei panni di Marisa che da sue stesse parole “..non ce la può fare tra una che non sente e una che non ci sta con la testa…”, benché quest’ultima a leitmotiv ripeta “…me volete fa diventà matta, …ma a me questa ancora mi funziona…” indicando la testa.

Completa il trio la più nota, televisivamente parlando, la grande Beatrice Fazi, nei panni di Elvira, la cui vivace bramosia di chiudere quella difficile vita, cui i disegni del tempo l’hanno relegata, si arricchisce nel personaggio della caratteristica dell’udito calante, vista l’età, che crea non poche gags esilaranti. Divertenti si fanno nel contesto gli amori o le passioni di Marisa per Jean Claude, il cui interesse crea non pochi sussulti della direttrice, e l’invaghimento di Mirella per uno conosciuto al cimitero donde la chiosa di Elvira “Galeotto fu il fornetto.”

Bello spettacolo, ma soprattutto dalla risata contagiosa e interminabile, il cui epilogo è appunto l’attentato perpetrato dalle tre a scapito della governante per arrivare al bottino del forziere ben protetto nella stanza dei misteri. Si ride, si pensa e ci si distrae nel comune disagio che l’avanzare degli anni crea a chiunque abbia a cuore l’affetto dei propri cari genitori. Ma il testo e l’attenta mano del regista nota a tali commistioni, fanno di un argomento triste, un divertente luogo di evasione e ponderata leggerezza.

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