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Umbria Jazz 2018 45esima Edizione: la musica jazz a Perugia

Umbria Jazz 2018 45esima Edizione: la Musica jazz a Perugia
Fermata Spettacolo

Venerdì 13 luglio si è aperta la 45esima Edizione di Umbria Jazz che fino a domenica 22 porterà nella città di Perugia oltre 250 eventi e quasi mille musicisti impegnati, per 10 giorni, a far risuonare la musica jazz e non solo nelle piazze, teatri, strade e sul palco dell’Arena Santa Giuliana, dove si svolgeranno i concerti serali della manifestazione, oltre ad una serie di locali dove fino a notte inoltrata ci sarà l’occasione per poter ascoltare, assaporando magari  un boccale di birra o un ottimo bicchiere di vino della zona, delle straordinarie jam session di musicisti affermati come di giovani promesse, magari studenti dei corsi estivi della Berklee College of Music di Boston,  più di 200 ragazzi provenienti da ogni luogo del mondo, altra grande ed importantissima istituzione di Umbria Jazz.

Un’edizione speciale questa del 2018 sia per qualità di proposte, eterogeneità di scelte artistiche che per la presenza di grandi Artisti del mondo della musica internazionale. Un programma ricchissimo creato apposta per festeggiare i 45 anni del Festival jazz più importante in Italia e grande rilevanza artistica anche all’estero, che proprio quest’anno, intende dare concretezza al riconoscimento di rilevanza nazionale che gli è stato attribuito grazie ad un apposito finanziamento a conferma di quanto Umbria Jazz sia di vitale importanza sia per la musica che per la cultura jazzistica in Italia e nel mondo, oltre ad esserlo per l’economia dell’intera città e dell’intera Regione visto il flusso turistico che richiama a Perugia e dintorni.

Un Festival che ha dato origine anche ad un’edizione invernale ad Orvieto e una primaverile a Terni, anch’esse di grande successo, oltre a diffondere la musica jazz anche all’estero, come in Cina dove Umbria Jazz da alcuni anni, e anche nel 2018, ha svolto un’intensa attività con tour di artisti italiani, oltre a preparare altre rassegne con il marchio UJ a Londra, Brasile e USA.

Diverse le location coinvolte durante tutta la durata del Festival, a partire dalle tre sedi principali: l’Arena Santa Giuliana che ospiterà i grandi eventi in prima serata, il Teatro Morlacchi per i concerti jazz del pomeriggio, serali e around midnight, e novità di questa Edizione la rinnovata Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria, che ospiterà diversi concerti nella stessa sala nella quale è stata allestita la mostra fotografica di un Maestro mondiale della fotografia come Guido Harari.

Per 10 giorni la musica riempirà l’intera città di Perugia rendendola davvero unica nel suo genere. In ogni angolo di strada si respira, tra migliaia di persone che affollano ogni giorno e ad ogni ora la città, un’atmosfera speciale. Il jazz è l’assoluto protagonista di giornate e notti all’insegna della musica, e in verità, non solo il jazz visto che negli ultimi anni Umbria Jazz si è aperta ad altri stili musicali invitando a Perugia artisti, anche internazionali, miti indiscussi della musica soul, pop e anche rock/elettronica come accadrà quest’ anno con i Massive Attack, ospiti martedi 17 all’Arena Santa Giuliana per i quali sono stati venduti più di 8000 biglietti e che sarà uno degli eventi clou dell’intero Festival.

Rita Marcotulli “I Caraviaggianti” ©SpectraFoto

La prima giornata di concerti si è aperta con un concerto in anteprima nazionale, il nuovo progetto della pianista Rita Marcotulli “Caravaggianti” prodotto da Tadaam che si esibita al Teatro Morlacchi alle 17 insieme ad una band di eccellenti musicisti di diverse nazionalità: la giapponese Mieko Miyazaki, il messicano Israel Varela, il norvegese Tore Brunborg, il franco-algerino Michel Benita, gli italiani Michele Rabbio e Marco Decimo, sui testi di Stefano Benni e la regia e visual designer di Karmachina. Il teatro si trasforma in un palco dove musica, immagini e parole concorrono a creare un’atmosfera unica nel suo genere, un vero e proprio lavoro multimediale che fonde la musica jazz con la musica classica, quella contemporanea con quella elettronica. I musicisti sul palco sono parte gli uni degli altri, ogni nota di ogni strumento sembra parte integrante di un progetto che è una vera opera d’arte dove la musica si fonde con le parole che vengono recitate da una voce fuori campo e con le immagini che scorrono su una sorta di tela calata dall’alto e che copre in parte il gruppo stesso sul palco. Le immagini proiettate  evocano visioni e suggestioni legati al mondo e ai capolavori del Caravaggio e il pubblico ascolta in religioso silenzio le note del progetto, emozionandosi profondamente. Come spiega la stessa Marcotulli “Il fascino dei dettagli, l’alternanza tra il buio e la luce dei quadri del Caravaggio mi hanno ispirata, perché l’arte di tale Artista rapiscono la mente e la portano lontano , nei pensieri profondi di ciascuno di noi. Caravaggianti è un viaggio evocativo, tra chiaro e scuro, ombre e luci, alla ricerca non del senso delle opere, ma proprio di lui, del pittore, del Caravaggio”. Il talento pianistico della Marcotulli, unitamente alle note magistralmente prodotte dal talento artistico di tutti i musicisti sul palco, le emozioni suscitate dalla voce di Israel Varela, e soprattutto la magia delle note del Koto, antico strumento a corde giapponese capace di trasportare il pubblico con le sue melodie che evocano l’antica tradizione musicale orientale, hanno dato origine a quello che si può definire un autentico capolavoro musicale.

In serata l’evento speciale della 18 edizione di Umbria Jazz: una serata interamente dedicata a festeggiare gli 85 anni di uno dei miti della musica mondiale: Quincy Jones.

Il pubblico dell’Arena Santa Giuliana ha accolto, con uno straordinario sold out, colui che è stato produttore, arrangiatore, direttore d’orchestra, musicista, compositore con un serata/concerto che ha visto avvicendarsi sul palco nomi del firmamento musicale internazionale come Dee Dee Bridgewater, Noa, Take Six, Patti Austin, Ivan Lins, Alfredo Rodrigues e Pedrito Martinez, la Umbria Jazz Orchestra diretta da John Clayton, Nathan East (bassista di Stevie Wonder, Eric Clapton, Elton John) e Harvey Mason. Il tutto diretto, magistralmente, da Nanni Zedda, anch’egli musicista oltre che organizzatore, che ha voluto dare un omaggio personale a Jones con un bellissimo brano cantato insieme a Ivan Lins.

Dee Dee Bridgewater ”Quincy Jones 85thAnniversary Celebration” ©SpectraFoto

Quincy Jones vanta 70 anni di carriera, durante i quali è diventato una vera e propria icona dello spettacolo, non solo della musica, e uno degli intellettuali afroamericani piu in vista nel mondo visto il suo impegno nel sociale che lo portato ad impegnarsi in prima persona per i diritti civili e le cause umanitarie dal sostegno a Martin Luther King e Nelson Mandela fino alla famosissima “We are the World” il brano cantato da decine di stelle internazionali della musica che raccolse 63 milioni di dollari per l’Etiopia, “Cancella il debito “ di Bono Vox,e “We are the Future”.

Impossibile citare tutti i premi vinti nella sua carriera, solo per elencarne alcuni 28 vittore ai Grammy, incluso il Grammy Legend Award, La legione d’Onore e le lauree ad honorem e i master delle più prestigiose università, da Harvard a Princeton a Seattle. Ha iniziato la sua carriera come trombettista da ragazzo nella metà degli anni ’40 con un pianista non vedente che divenne un mito della musica Ray Charles, ha lavorato, solo per citarne alcuni, miti della musica come Dizzy Gillespie, Frank Sintra, Barbra Streisand, Tony Bennet, Henri Salvador, Charles Aznavour, Jacques Brel, Herbie Hancock, ha sempre amato ogni genere di musica senza alcun pregiudizio di genere, come lui stesso ha ricordato sul palco dell’Arena, “perché la musica non ha confini né barriere né etichette”, ed ha avuto un forte legame con la musica italiana grazie a degli artisti eccezionali italiani come Armando Trovajoli, Romano Mussolini ed Ennio Morricone, grande assente alla serata evento per sopraggiunti impedimenti che non gli hanno consentito di partecipare al concerto.

Noa ”Quincy Jones 85thAnniversary Celebration” ©SpectraFoto

Compositore di decine di colonne sonore, e produttore del disco più venduto della storia, Thriller di Michael Jackson (oltre 100 milioni di copie) durante l’intervista sul palco dell’Arena, ha ricordato appunto come in quel periodo fu attaccato dalla critica musicale l’Album fu considerato un prodotto troppo commerciale : “Le critiche non mi raggiunsero neppure in quanto per me il jazz è libertà e io mi sono sempre sentito libero di suonare, comporre e produrre qualsiasi tipo di musica” consigliando ai giovani di ascoltare qualsiasi tipo di musica perché solo cosi si puo apprezzare e godere appieno della bellezza di tale arte. Quincy Jones è stato protagonista di un altro record della storia: “Fly Me to The Moon” da lui arrangiata per Frank Sinatra con la big band di Count Basie, è stata la prima canzone suonata sulla Luna da Buzz Aldrin nella missione della Nasa del 1969.

Take Six ”Quincy Jones 85thAnniversary Celebration” ©SpectraFoto

La serata si è svolta come una vera propria festa/celebrazione degna della star che il palco stava ospitando in quel momento. L’Artista ha raccontato a Nick The Nightfly al quale era stata affidata la conduzione della serata, una serie di aneddoti sugli artisti che lui stesso presentava, di volta in volta, e sulla sua carriera, comodamente seduto su un piccolo divanetto posto al lato sinistro del palco per evitare di far stancare l’Artista, con un centinaio di fotografi sottopalco accorsi da tutta Italia e dall’estero per immortale una leggenda vivente del jazz e della musica mondiale.

Il concerto è iniziato con una prima parte interamente orchestrale magistralmente diretta da John Clayton con una commovente The Separation da “Il Colore Viola”, seguita dai Take Six che hanno emozionato il pubblico con le loro voci, soprattutto in “Lovely Day” di Bill Withers.

Ivan Lins ”Quincy Jones 85thAnniversary Celebration” ©SpectraFoto

Via via salgono sul palco tutti gli altri artisti, da Ivan Lins, che ha incantato tutti con i suoi successi di sempre tra i quali “Ai ai ai “ , “Comencar de novo”, “Dinorah Dinorah”, a Noa che esegue un brano originale di Bach seguito dalla versione di “Luce” in ebraico, a Dee Dee Bridgewater che ha letteralmente conquistato la platea con una bellissima versione di “Misty”, cantata abbracciata a Quincy Jones, e una scatenatissima “Honeysuckle Rose” nella versione di Ella Fitzgerald confermandosi non solo la sua erede naturale ma soprattutto l’assoluta regina della black music contemporanea.

È la volta di due grandi talenti scoperti da Jones: il pianista Alfredo Rodrigues e il percussionista Pedro Martinez. Insieme danno un piccolissimo saggio del loro incommensurabile talento in un brano che scatena il pubblico presente.

Pubblico che applaude senza soste l’altra grande regina della musica mondiale Patti Austin che Quincy Jones conosce da quando aveva 4 anni e che considera la sua “figlioccia” e che ha lanciato nel firmamento jazz/soul internazionale , applauditissima durante l’esibizione del brano “I’m beginning to see the light” reso celebre nei decenni passati da stelle del firmamento musicale come Frank Sinatra ed Ella Fitzgerald.

Patti Austin ”Quincy Jones 85thAnniversary Celebration” ©SpectraFoto

Paolo Fresu, anche lui molto applaudito, lancia la sua tromba lungo «My ship», resa popolare da Miles Davis e opportunamente arrangiata da Jones, prima di duettare con Lins e poi con Patti Austin per «Love dance».

Paolo Fresu ”Quincy Jones 85thAnniversary Celebration” ©SpectraFoto

Tra le passioni musicali di Quincy Jones ci sono anche gli Earth, wind and fire e così nella notte dell’Arena c’è spazio anche per «Badiyah» cantata dai Take 6, grandi protagonisti del concerto che insieme a Lins e Patti Austin hanno dato vita anche alla leggendaria «Setembro».

Il finale è travolgente: «Wanna be startin’ something», preso da «Thriller» con i Take 6 a far ballare tutta l’Arena, «What’s going on?» di Marvin Gaye per non dimenticare il tema dei diritti civili e poi, prima che Quincy Jones dirigesse «Let the good times roll» con tutti gli ospiti sul palco, la dedica di Noa sulle note di «La vita è bella» di Nino Rota perché, dice l’israeliana, «la vita con Quincy è bellissima».

Sul palco arriva a sorpresa anche Tony Renis insieme al patron del Festival Carlo Pagnotta per omaggiare Quincy Jones del premio “Umbria Jazz Award” il primo assegnato in 45 anni del Festival. Un emozionatissimo Jones saluta il pubblico ormai tutto in piedi sotto palco con gli occhi lucidi e sulle note di una splendida “Soul Bossa Nova” eseguita dall’Orchestra di Umbria Jazz.La 45esima edizione di Umbria Jazz non poteva avere un inizio più spettacolare.

“Quincy Jones 85thAnniversary Celebration” Orchestra da Camera di Perugia ©SpectraFoto

Siamo solo al primo giorno di festival. Nella giornata di sabato e domenica Umbria Jazz si svolgerà nel ritmo della bossanova e della musica brasiliana di altissimo livello e non solo. Seguitemi nei prossimi articoli.

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