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Chi sarà il vero ispettore Hound?

Chi sarà il Vero Ispettore Hound?
Fermata Spettacolo

Il vero ispettore Hound: chi è? Ce lo chiediamo per tutto il tempo, almeno da quando sale sul palco il personaggio che si presenta con questo nome. Ma andiamo con ordine. Al Nuovo Teatro San Paolo va in scena la commedia Il vero ispettore Hound, con l’adattamento e la regia di Ferruccio Ferrante.

Apparentemente semplice e tipica del genere poliziesco, la trama diventa complicata e fitta di intrighi e intrecci nel momento in cui l’autore, il drammaturgo Tom Stoppard, decide di portare sullo stesso piano, in stile “simil pirandelliano”, realtà e finzione. Ma lo fa in maniera invasiva e penetrante, lo spettatore dapprima pensa di assistere ad uno spettacolo banale, visto e rivisto, poi invece collabora al concatenarsi degli eventi e, come nel famoso gioco dell’assassino, ognuno scopre la sua carta e chiunque può essere il colpevole, chiunque può essere lo scomparso Mr Albert…Perfino lo spettatore! E’ il teatro nel teatro, il giallo nel giallo che si fa ancora più thriller.

La scena si apre proprio a teatro, ai lati di un palcoscenico siedono due critici (Moon e Birdboot): vanno a vedere uno spettacolo che devono recensire (una ridicola imitazione di un giallo – Country House Murder Mystery). La stessa situazione viene ripetuta più di una volta e intervallata dalle opinioni dei due critici. Lo spettatore è disorientato. Dove si trova realmente? È una parodia? E colpo di scena! I critici si ritrovano immersi nell’azione e un cadavere giace sul palcoscenico (c’è la sagoma disegnata). Chi è? A questa domanda si risponde solo all’ultimo.

È tutto ridicolo, confuso, sospeso, intrecciato fino all’assurdo. Telefonate misteriose, una villa nella palude, intrighi amorosi, partite a carte e poi, forse, la soluzione del mistero. Ma i personaggi sono proprio chi dicono di essere? Chi è alla fine il vero ispettore Hound? Agli spettatori il compito di aggiungere il loro tassello alla storia.

In mezzo a tutta la vicenda, e in via parallela, c’è la rivalità di questi due critici: una idealista e frustrata, costretta dal suo capo ad occuparsi di spettacoli di serie B, l’altro cinico, smaliziato e interessato più alle belle donne che all’arte.

Con Il vero ispettore Hound Stoppard contamina, mescola, confonde i piani della narrazione proprio per raccontarci quanto sia importante, nel gioco teatrale, il ruolo del pubblico, di come sia esso a dare senso alla narrazione. Ci mostra come si crea il meccanismo narrativo del testo.

E questa versione, come ha spiegato il regista stesso: “punta a restituire con leggerezza l’importanza del rapporto tra autore-opera e pubblico, utilizzando una chiave comica e una recitazione volutamente sopra le righe. L’intento da un lato è quello di “fare il verso” a certi vezzi recitativi di un teatro ormai desueto, dall’altro di attingere alla poesia e alla bellezza del codice recitativo del cinema muto, patrimonio ancora vitale della nostra cultura.”

La commistione è forse poco evidente nella parte finale quando il pubblico esce dalla sala, non immaginando che attori e registi lo stanno aspettando proprio sul palcoscenico.

Scena e allestimento sono curati nei dettagli, così come i costumi degli attori. Si svolge tutto all’interno di una villa. Gli attori (Antonio Amatruda, Greta Civitareale, Nicoletta Conti, Daniele Di Martino, Chiara Favale, Danilo Fiorentini, Giorgia Francozzi e Anna Carla Gerardi) hanno una buona presenza scenica e una buona dizione. Una menzione di merito, anche per lo sforzo “vocale”, a Mrs. Felicity e al presunto ispettore Hound (voce alla radio).

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