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Umbria Jazz Winter 25esima Edizione: tutti a cantare con i Benedict Gospel Choir!

Umbria Jazz Winter 25esima Edizione: tutti a cantare con i Benedict Gospel Choir!
Fermata Spettacolo

Benedict Gospel Choir from South Carolina ©SpectraFoto

Il secondo giorno di permanenza all’Umbria jazz Winter 25esima edizione, si apre con una splendida giornata di sole, nonostante l’inverno sempre rigido al quale sono abituata ogni volta che arrivo ad Orvieto.

La bellezza di tale Festival è che per tutta la durata della rassegna la città è attraversata dalla musica, dal turismo, dalle numerosissime persone che vivono Orvieto in tutti i suoi aspetti, da quelli culturali, artistici, architettonici e perché no, anche culinari che offre la città, non solo quelli puramente musicali o jazzistici per meglio dire. In tutti gli angoli della città si respira un’aria di festa e molto apprezzati sono anche gli jazz lunch e gli jazz dinner che si organizzano ogni giorno sia al Ristorante San Francesco che al Malandrino Bistrot, come i concerti del Palazzo dei Sette dove si possono gustare degli ottimi stuzzichini e vini di altissima qualità della zona Orvietana.

Il primo concerto del 31 dicembre è alle 12 con Giovanni Guidi in “Planet Earth” piano solo al Museo Emilio Greco. Qui si assapora tutta un’altra atmosfera rispetto al Teatro Mancinelli, o alle sale del Palazzo del Popolo, è tutto molto più intimistico, forse dovuto all’importanza del luogo, sede di un importantissimo Museo, forse perché lo staff organizzativo del Festival (diretto dall’onnipresente Carlo Pagnotta) programma sempre concerti molto particolari, verso i quali c’è sempre un’attenzione maggiore del pubblico più attento e profondamente conoscitore della musica jazzistica italiana ed internazionale.

Giovanni Guidi ©SpectraFoto

Per questo motivo, diventa la location ideale per un concerto molto particolare come quello di Giovanni Guidi, in piano solo. Bastano poche note, e l’atmosfera diventa davvero speciale: un silenzio totale riempito dalle note meravigliose dei brani di Guidi giovane pianista facente parte dei giovani emergenti allestito da Enrico Rava, ha conquistato sempre di più un ruolo di primaria importanza nel mondo musicale jazzistico italiano, vincendo il referendum annuale di Musica Jazz per il miglior disco italiano “Ida Lupino”. Durante il piano solo di “Planet Earth” ha riletto temi di Leo Ferrè, Tom Waits, Brian Eno oltre a standard e composizioni originali, riscuotendo applausi infiniti da parte di un pubblico assolutamente conquistato dalla sua musica.

Il primo appuntamento del pomeriggio è il concerto di presentazione di “Merry Christmas Baby “il nuovo disco di Fabrizio Bosso con la partecipazione di Julian Oliver Mazzariello al piano, Jacopo Ferrazza al contrabbasso, Nicola Angelucci alla batteria, special guest Walter Ricci, voce.

Fabrizio Bosso Quartet ©SpectraFoto

Prodotto dalla Warner Music, il disco è una raccolta di brani più o meno famosi di atmosfera natalizia, voluto fortemente dal trombettista torinese perché, come lui stesso ha dichiarato, erano anni che aveva tale desiderio di condividere la musica e il palco con i musicisti, suoi amici da sempre, con i quali collabora da anni e quale migliore occasione se non quella della magia della musica e dell’atmosfera del Natale? La scelta di Bosso è ricaduta su alcuni classici evergreen immancabili in una scaletta di canti natalizi come “Silent Night” e “Let it snow” associati a brani meno conosciuti come “Grown Up Christmas list” o appunto “Merry Christmas Baby”. La classe e il talento di Bosso è indiscutibile e l’interplay che unisce tutta la band presente sul palco è inarrivabile. Insomma un concerto, dimostrato anche dal consenso del pubblico (sala in sold out da diversi mesi) spettacolare arricchito ancora di più dalla presenza e dalla voce di Walter Ricci sempre più splendido ed emozionante crooner del mondo jazz e della bella musica internazionale in generale che ha interpretato i brani “Frosty the SnowMan”, “What are you doing New Year’s Eve”, e una divertentissima “Jingle Bells Rock” con grande bravura e talento.

Il tempo di salutare Bosso e i musicisti del suo gruppo, e mi trasferisco, curiosa come non mai, nella sala sottostante, sempre del Palazzo del Popolo, per ascoltare colei che considerano il nuovo astro della vocalità jazz al femminile: Jazzmeia Horn.

Jazzmeia Horn ©SpectraFoto

Nata a Dallas, Jazzmeia non è un nome d’arte come si potrebbe pensare ma fu la stessa nonna a darle questo nome così particolare, quasi a predirle poi quella che sarebbe stata la sua principale passione e la sua ragione di vita: la musica jazz. Cresciuta in un ambiente di musica gospel, il jazz è stato il suo vero unico amore, ascoltando il jazz nella sua più pura tradizione come quella dei brani più famosi di Sara Vaughan e Betty Carter.

Due anni fa vinse la prestigiosa Theloniuos Monk Institute International jazz Competition e ancora prima la Sarah Vaughan International Jazz Competition. Trasferitasi a New York ha iniziato a studiare jazz alla New School for Jazz and Contemporary Music e a cantare nei più importanti club della città. Gli organizzatori di Umbria Jazz l’avevano già scelta per il loro Festival qualche anno fa, partecipazione solo rimandata all’edizione di quest’anno perché nel frattempo la Horn ha avuto una bambina. Ad Orvieto è il suo esordio in Italia e ascoltati gli applausi del pubblico presente in sala direi che è stata una scelta indovinatissima e vincente quella di portarla ad un pubblico di esperti cultori ed appassionati di jazz italiani e non solo e che quindi sanno riconoscere ed apprezzare il vero talento. E di talento Jazzmeia ne ha da vendere, unito ad una presenza scenica da vera professionista del palco e da una voce con un timbro e una forza particolarissima. Insomma un grazie speciale agli organizzatori che ancora una volta, come negli anni precedenti, si dimostrano dei veri “scopritori di nuovi talenti”.

Ma dopo la musica, pensiamo ad aspettare il nuovo anno con la gioia nel cuore. Dopo cena, tutti al Palazzo del Popolo per aspettare la mezzanotte e festeggiare l’arrivo del nuovo anno con la musica “spumeggiante” (è il caso di dirlo!) e l’allegria dei “The Licaones” dei quali abbiamo già parlato nell’articolo della programmazione di ieri, seguiti dalla vitalità dei “Funk Off”, la marching band da sempre presente alle varie Edizioni di Umbria Jazz e che durante tutto il periodo del Festival anima le strade della città.

The Licaones – Happy New Year ©SpectraFoto

L’appuntamento clou della serata però è al Teatro Mancinelli con il concerto, all’una di notte, seguitissimo dal pubblico di Orvieto, di cori gospel con Benedict Gospel Choir from South Carolina che presenta una serie di brani standard del gospel più famosi al mondo insieme a canti sacri che la stessa band presenta nei vari momenti dei culti religiosi in America. Due ore di esplosione di gioia, musica, ritmo ed emozione allo stato puro. Festeggiare l’arrivo dell’anno con un concerto così particolare riempie di energia, e il pubblico viene invitato anche a salire sul palco a cantare con loro in un’esplosione di festa che per molti sarà sicuramente uno dei ricordi più belli dell’intero Festival.

Benedict Gospel Choir from South Carolina ©SpectraFoto

Dopo tali festeggiamenti e tali emozioni durate fino quasi le tre del mattino, vado a riposare qualche ora felice con ancora le note del coro gospel che mi risuonano nella testa fra poche ore mi  attende all’ultima giornata di programmazione del Festival, primo giorno di questo tanto atteso 2018 sulle note del Jazz del Trio di Roma.

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Fermata Spettacolo



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