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Che cosa ha fatto! Ah se potesse non saperlo Macbeth di Daniele Salvo

Che cosa ha fatto! Ah se potesse non saperlo Macbeth di Daniele Salvo
Fermata Spettacolo

Tra ombre e fumi neri tre streghe di veli cinerei con corna d’ariete emergono dalle tavole dal palcoscenico, a mò di parche o di drag queen: attendono l’arrivo di Macbeth. Intanto ferve la schermaglia sul palco tra soldati in armi, scudi e spade, quindi  l’arrivo di re Duncan di Scozia e un sergente ferito tra loro ferito e sanguinante racconta l’attacco  e le vicende in battaglia. Sventola alta la bandiera di Norvegia e Macbeth vincitore mira al regno e le tre sorelle fatali ora in nero lattice gli predicono l’incoronazione e a Banquo, che con lui  si accompagna, di essere un grande uomo, padre di Re ma non Re.

In un letto nero Lady Macbeth, abilissima Melania Giglio, genitrice di morte con una testa nera in grembo si dimena e legge la lettera del marito che le racconta delle profezie e qui nel progetto di salire al trono, ella  lambita dalle streghe malefiche allatta di morte la scena. Qui in un amplesso procreatore di male con il consorte Barone di Glamis, ormai nominato da Duncan come Barone di Cawdor il suo seno diventa foriero di latte funesto anche per lui, cui riconosce la debolezza che frutto dell’agognata corona lo rende supplice al re.

Questi dichiara appunto Macbeth, Barone di Cawdor e il figlio,  Principe di Cumberland,  ombra di un predesignato al regno,  e genesi del sangue che anima il dramma appunto. Duncan è atteso è al castello,  una processione quasi religiosa, rituale di rispetto nei confronti del Re, nella mente del Barone,  lo introduce con i suoi sudditi e qui una tavolata da “ultima cena” mostra poi a latere il nostro eroe,  grande interprete Giacinto Palmarini e le sue angosce. Se il crimine non avesse conseguenze questo il suo cruccio!

Un buon vino pesante addormenta in un sonno profondo i commensali e un coltello brandito dalle streghe fanno il destino sanguinario di quella notte, la morte degli ospiti e la mani insaguinate di Macbeth e Lady faranno il mood della tragedia.  E se il barone è sconvolto, tocca alla nostra signora prendere il comando della situazione: sistemare il tutto perché il misfatto non sveli con certezza gli autori. Cappottoni in pelle e inserti se non colli di pelliccia,  canoni visti e rivisti nei colori nero e verde tenebre,  molto attenti al vikingo della vicenda, piuttosto che al contesto drammaturgico, portano la firma di Daniele Gelsi,  creano un scena di intrecci tra corpi, tessuti dei protagonisti, e il rosso sangue. D’effetto si ma di scarsa fedeltà agli scritti del grande William Shakespeare.

“Che cosa ho fatto! Ah se potessi non saperlo!” esclama Macbeth e qui il demonio in seno al protagonista bussa alla porta e i morti sono in ogni dove: nelle camere, sul palco e spuntano dalla terra. Alla scoperta di Duncan morto, Mcduff nel comunicarlo assiste alla fuga dei figli, Malcolm in Inghilterra e Donalbain in Irlanda, alimentando sospetti anche su di loro e la vendetta da via al suo corso.

Chi partorisce male, incontra un male più grande e morte genera morte, sono il grido di progressione del secondo atto. E se Macbeth vede Banquo a banchetto, nella derisione della consorte, la morte di Lady Mcduff e figli rallentano il ritmo serrato del primo atto e del genere colossal prediletto dalla regia di Daniele Salvo anche in questo spettacolo. Ottime trovate sceniche, un eccesso talora ben consono alla drammaturgia premiano lo spettacolo. Le corse dei soldati, quasi sbandieratori di palio, rivitalizzeranno lo spettacolo per il gran finale funesto.

Lady Macbeth muore in preda alla follia. Banco per mano di sicari assoldati da Macbeth, oramai Re di Scozia. Ma la vendetta di Mcduff mette a morte il sire e mette sul trono il figlio di Duncun, Malcom appunto, con la testa del defunto in mano, a vessillo di trionfo, ma conscio che gli echi del male non si esauriscono con questo segno. Un grande applauso del pubblico a tre ore dall’inizio dello spettacolo premia una messainscena maestosa.

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