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Una rassegna di corti al Nuovo Teatro San Paolo per chiudere la stagione

Una rassegna di Corti al Nuovo Teatro San Paolo per chiudere la stagione
Fermata Spettacolo

La stagione 2016/2017 del Laboratorio regia, scrittura e teatro danza del Nuovo Teatro San Paolo si è chiusa a fine giugno con una bellissima rassegna di corti abilmente messi in scena dagli allievi registi ed attori nonché scrittori.

La sera del 21 giugno scorso sono stati rappresentati 5 corti, della durata di 15 minuti ciascuno: L’attico di Parigi, scritto e diretto da Donato Marcello Radice ed interpretato da Roberta Onorati e Antonio Amatruda; Il riflesso di Venere, scritto e diretto da Laura Loreti ed interpretato da Fabiana Del Prete, Matteo Nazzarri e Gabriele Cirillo; Lungo il Tevere, scritto e diretto da Alessandra Veraldi con Federica Di Lascio, Luca Vangi, Alessandro Zammarelli; Così e Colà di Paula Miglietta, per la regia di Mattia Carchia con Elisabetta Costantini e Anna Degli Esposti; Non chiamarmi # Love, scritto e diretto da Micaela Seganti con Danilo Fiorentini e Anna Carla Gerardi.

I corti hanno affrontato tutti temi attuali come quello dei sentimenti, del suicidio, del desiderio di piacere agli altri, dei limiti della scienza e dell’importanza dei social e dell’immagine nella nostra società. Ognuno a modo suo ha messo in evidenza una problematica reale con toni a volte comici, a volte ironici ed altre ancora un po’ amari.

Qualcuno ha riscosso più successo tra il pubblico, soprattutto per gli effetti di scena, per la rilevanza dei contenuti e per l’originalità, come ad esempio Non chiamarmi # Love. Apparentemente indipendenti, ad uno sguardo più profondo questi corti, seppur frutto di personalità e fantasie diverse, hanno tutti un fil rouge, una base che li accomuna, ovvero l’intenzione di mettere in scena sia l’importanza che da sempre ha l’apparenza per qualsiasi società e qualsiasi individuo sia il conflitto che essa stessa genera quando ci si trova a fare i conti con la realtà, così diversa da come la vorremmo dipingere.

Il primo corto ad essere rappresentato è stato Non chiamarmi #Love, sicuramente il più originale, nel quale gli attori hanno messo in scena la storia di una giovane coppia che vive di like e commenti sui propri profili social. Nina e suo marito indossano tutto il giorno dei capi orrendi che non piacciono neanche a loro e si fanno dei selfie, perché più consensi accumulano su facebook più vengono pagati. Il loro matrimonio è una finzione. Tutta la loro vita è in funzione dell’immagine, è vuota e triste e finiranno per ingannarsi loro stessi.

Il riflesso di Venere

Poi è stata la volta di Il riflesso di Venere, forse il più criptico, il meno immediato tra i corti, soprattutto per quanto riguarda il finale, e stavolta sul palcoscenico è entrato in gioco anche Cupido, che sbaglia, come sempre, il colpo e la freccia colpisce una Venere sbagliata. Anche qui c’è molto sul tema dell’apparenza perché la protagonista non si piace e le parole del marito non riescono a tirarla fuori da questa specie di solitudine e depressione in cui si rifugia e passa le giornate.

Così e Colà

Molto divertente Così e Colà, la storia di una donna svampita che vuole piacere a tutti i costi e per questa ragione si reca da una dottoressa sui generis che per accontentarla le cambia il cervello! Il testo è comico e bizzarro e il sorriso amaro lascia spazio anche ad una comicità pura.

Lungo il Tevere

Più serioso Lungo il Tevere, che inizia con una giovane donna in piedi su uno scoglio pronta a suicidarsi, distolta poi da un bel pescatore che le fa tornare il sorriso e le fa capire che la sua vita e quella del bambino che porta in grembo è più preziosa dell’amore che prova per un uomo sposato, molto egoista.

L’attico di Parigi

Chiude la rassegna L’attico di Parigi, la breve vicenda di un professore della Sorbona che pensa di ricattare una ragazza grazie al suo potere e che invece viene bruscamente e inaspettatamente ricattato lui stesso dalla studentessa che pensava fosse una sprovveduta.

Lo spettatore si è sicuramente divertito e ha riflettuto su alcuni spaccati di realtà che tra una battuta e l’altra sono venuti fuori. Ha apprezzato e incoraggiato i giovani registi ed attori, nonché la fervida fantasia creativa degli autori dei testi.

Le scenografie erano tutte essenziali ma curate nel dettaglio e nei particolari. Una nota di merito anche per le musiche e i costumi.

L’appuntamento è all’autunno con i nuovi corsi e la nuova stagione teatrale.

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