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Gli occhi non sono carne ma stelle. Matteo Fato in mostra a Pereto (AQ) #arte

Ci sono alcuni aspetti della mostra di Matteo Fato che catturano l’attenzione e diverse le cose che mettono nella condizione di essere davanti a qualcosa di grande che segna un cambiamento accaduto all’artista e che in questi anni ci ha travolto come società.

La verità è tutto ciò che abbiamo dimenticato è una mostra sviluppata su due spazi territoriali e temporali, ma è anche l’assunto del filologo Gianni Garrera che accompagna il visitatore alle due personali dell’artista.

Ho assistito all’inaugurazione avuta nella sede di Pereto (AQ) della Galleria Monitor, in un ambiente che si presta al dialogo e all’osservazione dei processi artistici attraverso i suoi tre piani che ci accompagnano in un abisso.

Quando parlo di questo, mi permetto e mi soffermo su quella che è la parte immersiva di Palazzo Maccafani – il luogo che ospita la personale di Matteo Fato – che presenta un’area strutturale profonda nella quale a ogni passaggio si aprono processi di grande elaborazione in chi li attraversa come produttori di storie e significati, ma anche come testimoni di osservazione.

L’artista in questa occasione inizia una risalita in una grande sala mistica, accompagna con sé gli occhi dei visitatori in una sorta di antro rigenerativo nel quale si sviluppa una potente energia. Egli mette in connessione quanto e cosa è stato fatto nel suo tempo con una restituzione che è un’esplosione audio-video che apre da quelle casse piene di colore che custodiscono campiture, pitture e strafiticazioni, che si manifestano in aspetti nascosti – e volutamente rivelati – in quelli che sono apparenti stracci, accumuli materici, pensati come installazioni di miracolose sindoni.

Questa mostra conserva delle costanti – che poi sono le ritualità del metodo Fato: la prima è il potere di restituire alle persone care il dono di un guanto che va a coprire le mani di chi lo ha saputo guardare; l’altra è una maschera, che indossa e tradisce, gioca – tra protezione e rivelazione – con alcuni dettagli che aiutano a rendere misterioso – ma non troppo – quello che il suo stile artistico e ironico di stare al mondo attraverso la pittura.

Gli occhi non sono carne ma stelle allora è il secondo titolo – non direi sottotitolo – non in un interrogativo esistenziale e filosofico come quello romano – L’immagine precede la Natura? – ma piuttosto una affermazione che segna il suo firmamento.

Allora la prima opera di questa sede che introduce al camminamento è un quadro che ha come protagonista un profilo di una donna che invita e punta il dito verso una stella. Si tratta di un’immagine che riecheggia la memoria di una tradizione storica dell’arte europea, ma che connota – secondo il mio punto di vista – una necessità politica e sociale su un cambiamento che è uno sguardo su sistema di pensiero su cui è necessario battersi per ridefinire il punto di osservazione su determinate immagini e nei suoi ruoli di chi ha inciso nel corso di questi secoli le nostre memorie visive e percettive.

Altri aspetti interessanti sono le fioriture di riferimenti biblici in una situazione storica che presenta un alto grado di ricerca spirituale.

Al piano mediano – il mezzanino – esiste una componente di ribaltamento: la foto scattata dal padre nel giorno della nascita dell’artista racchiusa in superfici specchianti e segni che vanno ad aggiungersi al ruolo di un curatore/storico dell’arte in uno dei lavori più potenti che ho visto in questi ultimi anni realizzati da Matteo Fato.

Se tutto parte dagli occhi, una mano, da una imitazione e da un ritratto ispirati a un grande Maestro quale è Michelangelo – opera che è quasi nascosta in una chiave interpretativa e oscura del palazzo e in quella che potrebbe essere considerata una sorta di Cappella Sistina voluta dallo stesso artista – cosa si cela dietro questa nuova Natura ci accomuna tutti? E qual è il dialogo tra questo incontro del capitolo di Pereto e quello della sua personale romana?

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Matteo Fato. La verità è tutto ciò che abbiamo
Gli occhi non sono carne ma stelle
assunto di Gianni Garrera
Galleria Monitor – sede di Pereto (AQ)
fino al 26 novembre

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