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Il colibrì – Francesca Archibugi #cinema

Quando ho letto il libro ho pensato che non fosse adatto a me, troppo dolore, troppo asfissiante, quello che veniva raccontato ne Il Colibrì. Mi sono liberata della scrittura di Sandro Veronesi con un gesto netto di vendita su Vinted.

Il film di Francesca Archibugi nasce da alcune opinioni positive di amici che lo hanno visto. Ho scelto la data in cui perdevo meno soldi e ho capito che ho fatto bene.

Il dolore permea ogni scena, le situazioni di immobilità portano lo spettatore a non comprendere fino in fondo le intenzioni della regista e degli sceneggiatori. È come se non si volesse arrivare a una profondità, tutto rimane in una sorta di immaturità per chi guarda, neppure la sua fine che sembra essere necessaria in questo momento storico in termini di narrazione, ma irreale per come è costruita in questo salottino familiare alto borghese immaginato su una veduta davanti al mare in attesa della morte. Tutto è troppo superficiale, compresa l’eutanasia.

In molti non saranno d’accordo con questa visione: ma io credo che il personaggio più riuscito sia quello dello psichiatra interpretato da Nanni Moretti. In lui ho visto la liberazione, il tradimento di una professione e la fedeltà al suo ruolo. Una persona radicale e distante, capace di rispettare ogni tipo di posizione nonostante alcune situazioni dovessero implicare gesti forti per le persone che gli ruotavano attorno.

La sua battuta è ciò che ho apprezzato di più e non a caso arriva da lui in un primo piano in un confronto con Pierfrancesco Favino mentre assistono a una partita di tennis. Dice: “mi piace stare lassù, fare arrabbiare i giocatori”

Ritrovo il regista Nanni Moretti con la sua asprezza cinica e un tantinello narcisistica, ma anche le intenzioni di un personaggio scomodo che spinge le coscienze a reagire proprio perché è il mediatore di molte delle dinamiche che si susseguono in questo preciso progetto cinematografico.

Cosa mi sono portata a casa?
Una sospensione, fatta di belle scene e belle luci, molta irritazione, scazzo.

A cosa serviva inserire lo scrittore in un cameo offuscato e in una fotografia netta?

***

Il colibrì regia di Francesca Archibugi

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