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Aya, Asaka e Taematsu: tre modi di essere Geisha al tempo della Pandemia da Covid-19

Tags: geisha

Sanbon ga areba taberareru 三本があれば、食べられる

Se hai tre corde, puoi mangiare.

Così recita un antico proverbio Geisha: se sai suonare lo shamisen, allora hai qualcosa da mangiare.

Come le tigri e gli orsi polari, le geisha sono in via di estinzione.

Il numero di geisha in tutto il Giappone ha raggiunto il picco di 80.000 nel 1928 quando la Senior Geisha Kokin (l’artista vivente più anziana oggi, 98 anni) ha iniziato la sua carriera, ma ora ne sono rimaste circa 1.000.

Kyōto innanzitutto e Tokyo subito dopo sono le loro due principali “roccaforti”.

A Tokyo, ad esempio, ce ne sono circa 300.

La loro categoria è una delle più danneggiate dalla crisi delle professioni causata dalla Pandemia di Covid-19.

Quando il Giappone, come il resto del mondo, è entrato in isolamento, tutti gli ozashiki (i geisha party) sono stati cancellati.

Le Geisha si sono ritrovate, da un giorno all’altro, senza lavoro.

La crisi non è stata ancora del tutto superata, come in molte altre professioni dell’arte e dello spettacolo, anche se si iniziano a registrare timidi miglioramenti.

Quindi, come stanno affrontando questa crisi le Geisha? Come si stanno adattando al nuovo mondo post-Covid, per non scomparire?

Te lo raccontano tre artiste: Aya, Asaka e Taematsu.

La senior Geisha Aya e la Hangyoku Tazusa, a Roma, per #AGheishaDay 2018 | Ph Miriam Bendìa

L’era delle Geisha è al tramonto? Se sì, quali sono le cause?

Senior Geisha Aya: «Come le tigri e gli orsi polari, le Geisha sono in via di estinzione…

Il numero di Geisha in tutto il Giappone ha raggiunto il picco di 80.000 nel 1928, quando la Senior Geisha Kokin (la più anziana artista vivente, 98 anni) ha iniziato la sua carriera, ma ora ne sono rimaste circa 1.000. A Tokyo, oggi, siamo solo in 300.

Non può esistere un mondo senza Geisha! Sarebbe una perdita incolmabile, per l’umanità.

Dal 6 al 16 Settembre 2018, si è svolto il primo evento al mondo (fuori dal Giappone) dedicato interamente alla figura e alla tradizione della Geisha.

La seconda edizione dell’evento invece si è svolta dal 6 al 12 Aprile 2019.

Con il Festival #AGeishaDay di Miriam Bendìa desideriamo lasciare, ovunque, delle piccole briciole che portino le persone ai cancelli di questo regno incantato.

Chi siamo noi Geisha? Artiste, di un mondo fluttuante ormai quasi scomparso, ma che tuttavia continua a sopravvivere, nascosto nella penombra di antiche case da tè (ochaya).

Il nostro mondo rischia di scomparire, a causa della generale crisi economica e della difficoltà innegabile di questa vocazione.

Per questo Miriam Bendìa sta organizzando, ogni anno dal 2018, questo Festival su richiesta delle Maiko e delle Geiko (Geisha nell’antico dialetto di Kyōto) che intervista e frequenta ormai da tanto tempo.

La crisi economica generale ha colpito anche il nostro mondo incantato. Le nuove generazioni nipponiche non sono più interessate all’intrattenimento con queste splendide artiste. I giovani preferiscono passare le loro serate nei locali notturni e al karaoke!

La recessione economica negli anni ’90 ha costretto gli uomini d’affari giapponesi (che erano i nostri principali e più importanti clienti) a ridurre le spese di intrattenimento, mentre gli scandali di alto profilo degli ultimi anni hanno indotto i politici a evitare spese eccessive.

Una cena con una Geisha può costare circa 80.000 yen (circa 616€) a ospite, a seconda del livello del ristorante in cui si svolge e del numero di Geisha presenti.

Ma anche prima degli anni ’90, i manager cominciavano a rinunciare agli ozashiki (i geisha party ossia  le feste fino a tarda notte nei “ryotei”, i ristoranti di lusso con tradizionali sale di tatami dove si esibiscono le Geisha), a favore dei comfort moderni dei bar hostess e delle sale karaoke.

Non ci sono più molti veri danna, dei patroni delle arti in grado di devolvere grandi cifre al sostegno di una okiya (casa delle geisha).

Il termine significa letteralmente “marito-padrone”, e si riferisce a quei clienti che, anticamente, investivano ingenti somme di denaro nei confronti di una specifica Geisha in cambio di privilegi esclusivi.

Il termine danna deriva etimologicamente dal sanscrito dāna-pati ed indicava quella persona che faceva un’offerta ad un tempio buddhista o ad un ordine buddhista. La parola dāna significa infatti “generosità, donare, dono”, mentre pati significa “signore, padrone”.

Abbiamo quindi pensato a quale fosse il modo migliore per evitare la nostra estinzione e stiamo provando questa strada. Far conoscere meglio la nostra figura anche all’estero, in modo da suscitare curiosità, interesse e magari trovare dei nuovi danna occidentali.

Perché no?

Persone, donne e uomini, disposte a donare tempo, energia e denaro alle Geisha, permettendo loro di continuare a preservare le antiche arti tradizionali.

In passato noi Geisha non avremmo mai varcato i confini del paese in veste ufficiale ma, negli ultimi anni, stiamo facendo qualche eccezione.

A Maggio 2018 e ad Aprile 2019, la splendida Geiko Umeha di Kamishichiken (Kyōto) si è recata a Torino dove si è esibita nelle danze tradizionali e ha celebrato la cerimonia del tè presso l’Associazione Miyabi. L’abbiamo invitata come ospite d’onore per la terza edizione di #AGeishaDay nel 2021!

Alcune Maiko e Geiko di Kyōto, come ad esempio la Geiko Toshikana e la Maiko Toshisumi si sono esibite nelle danze tradizionali all’Expo 2015 di Milano (presso il Padiglione Giapponese).

A Settembre 2018 le Geisha sono giunte per la prima volta a Roma, dove sono tornate nel 2019 e dove torneranno anche nel 2021 per la terza edizione di #AGeishaDay.

Con il Festival itinerante #AGeishaDay ci siamo inoltre esibite anche a Milano.

Il progetto #AGeishaDay nasce per celebrare l’amicizia ormai storica tra L’Italia e il Giappone e per far conoscere e promuovere la tradizione della Geisha che, purtroppo, oggi rischia di scomparire.

Martedì 16 Aprile 2019, lo staff di #AGeishaDay (con le 4 Geisha protagoniste dell’edizione 2019) è stato ricevuto dal Console Generale del Giappone Yuji Amamiya, presso il Consolato Generale del Giappone a Milano.

 

Venerdì 28 Giugno 2019, lo staff di #AGeishaDay è stato ricevuto dal Primo Segretario Mariko Shikakura, Capo Ufficio Culturale e Stampa, presso l’Ambasciata del Giappone in Italia a Roma.

 

Nel 2021 e nel 2022 il Festival visiterà anche molte altre città italiane, per dare a tutti voi la possibilità di assistere alle nostre performance e di conoscere la nostra antica tradizione.

Speriamo che in futuro saremo invitate anche nelle altre città del Mondo!

Una GEI (arte) SHA (persona) è una Sacerdotessa dell’Arte, si consacra ad essa. Deve diventare “un’opera d’arte vivente”.

Non può neanche sposarsi, sacrifica la sua vita privata per la sua vocazione.

La Geisha è un Tesoro dell’Umanità, non deve scomparire!

Vuoi aiutarci anche tu?

Partecipa come ospite al nostro Festival e promuovi #AGeishaDay.

Ookini (grazie, nell’antico dialetto di Kyōto)!»

Quali erano i talenti artistici di una Geisha 60 anni fa e quali sono attualmente?

 Senior Geisha Aya: «Il mondo di noi Geisha è misterioso e immutabile nella sua bellezza e perfezione. Le arti tradizionali e i talenti che ci contraddistinguono sono rimasti sempre gli stessi da quando la prima donna artista, nel Periodo Edo (1603-1868), all’interno del distretto di Fukagawa a Tokyo, reclamò il suo diritto di esibirsi perché “era brava come gli uomini”.

Era il diciassettesimo secolo quando tutto ebbe inizio…

Sì, avete capito bene: in origine solo gli uomini potevano esibirsi, in pubblico, come artisti in Giappone! Alle donne era proibito.

I taikomochi vivevano nelle corti dei daimyo, i signori feudali. Intrattenevano gli ospiti ed erano consiglieri personali. Con il tempo furono totalmente soppiantati dalle donne che erano più graziose e più dotate nelle arti.

Nel 1780, anche a Kyōto, apparvero le prime Geisha donne e, ovviamente, dominarono rapidamente la professione!

Una Geisha è un’artista completa, studia canto, ballo, musica, letteratura, poesia, storia, arte della conversazione e la cerimonia del tè. Deve inoltre apprendere il rito del trucco oshiroi (il bianco trucco tradizionale) e il kitsuke ossia l’arte della vestizione del kimono.

L’origine del trucco delle Geisha risale al periodo Heian (794 – 1185), quando i nobili si dipingevano il viso di bianco davanti all’imperatore in modo che potessero essere ben visibili sotto la luce delle candele. Molti artisti, come le Geisha, gli attori di Kabuki e i ballerini alla fine hanno adottato il trucco bianco (𝑜𝑠ℎ𝑖𝑟𝑜𝑖) come parte essenziale della loro professione.

Immagina di essere in una sala buia, illuminata solo dalla luce delle candele: nell’oscurità ecco apparire il bellissimo volto bianco di una Geisha ed ecco che il tuo cuore si ferma!

Questo era l’effetto che si voleva ottenere con il bianco oshiroi.

Oggi le giovani apprendiste studiano anche l’inglese, cosa che non faceva la mia generazione, per riuscire a intrattenere al meglio anche gli ospiti stranieri.

Street sign in Gion, Kyoto. No touching the maiko / geiko / geisha.

Molte Maiko a Kyōto hanno iniziato anche a seguire corsi di difesa personale, a causa di alcuni turisti molesti che arrivano a volte a trattenerle, con la forza, afferrando i loro preziosi kimono, nel tentativo di rubargli uno scatto o per farsi un selfie.

Men wearing a mask pass by a board sign banning photography on Hanamikoji Street on February 10, 2020. The boorish behavior of tourists who have harassed geisha, destroyed property and committed other obnoxious acts has led to a ban on photography on private roads in Kyoto’s famed Gion district.Following the outbreak of Coronavirus situation many chinese tourists cancelled trip in Japan during winter. The city is empty of bus and tourist’s groups. February 10, 2020 Credit: Nicolas Datiche/AFLO/Alamy Live News

Dal 25 Ottobre 2019, a Kyōto, è quindi proibito scattare foto alle Maiko e alle Geisha, per strada e senza il loro permesso. Il divieto di fotografare le artiste è un provvedimento adottato per contenere le “esuberanze” di alcuni turisti, su iniziativa dei residenti del famoso quartiere di Gion, uno dei luoghi iconici della nostra città.

Gli abitanti sono sempre più infastiditi dall’invadenza dei viaggiatori, in particolar modo nei confronti di noi Geisha, che ormai non possiamo girare per strada senza venir disturbate. A seguito di alcuni spiacevoli “incidenti”, le autorità hanno deciso di intervenire in maniera dura. I turisti che verranno meno al divieto di fotografare le Geisha, senza chiedere il loro consenso, saranno multati con un’ammenda di 10.000 yen (circa 77€).

Alcuni turisti infatti erano arrivati anche ad inseguirci per i vicoli del quartiere, violando anche le proprietà private delle ochaya.

Tornando ai talenti delle Geisha, ognuna di noi deve apprendere tutte le arti tradizionali giapponesi e continuare a perfezionarsi per l’intera esistenza però può scegliere un’arte tradizionale in cui specializzarsi ed eccellere.

Io ho scelto la danza. Appartengo al distretto di Shimbashi, uno dei più rinomati e prestigiosi di Tokyo, e ho avuto il piacere e la fortuna di esibirmi sui palchi più importanti dei teatri di Tokyo e di Kyōto. Sono maestra di cerimonia del tè e sono anche una sensei (maestra) di danza per le apprendiste Geisha del mio distretto.»

A cosa hai rinunciato, come donna, per fare questo lavoro?

Senior Geisha Aya: «In quanto Geisha sono una Sacerdotessa dell’Arte, la mia vita è stata consacrata all’arte in un vero e proprio rituale. Quindi non posso celebrare un altro rito sacro quale è il matrimonio. Finché sarò una Geisha non potrò sposarmi.»

Ma non è una rinuncia, si tratta di scelte: io ho scelto l’Arte e la libertà e non me ne sono mai pentita in nessun giorno della mia vita.

Avete una associazione/sindacato che vi tutela? Avete mai “scioperato” per difendere i vostri diritti?

Senior Geisha Aya: «Esiste un Kenban, un registro ufficiale in cui vengono registrate le Geisha riconosciute dai vari Hanamachi (i nostri quartieri).

Come artista ricevo il dovuto compenso per ogni mia esibizione e sono tutelata da una sorta di “comitato direttivo” del distretto. Le case da tè inviano i compensi dovuti al comitato del Kenban e da questo io ricevo il mio compenso, pagando le tasse ovviamente al governo giapponese.

Il nostro è un mondo di donne, creato dalle donne e per le donne. Siamo noi stesse che ci tuteliamo l’un l’altra, con rispetto e solidarietà.

Ognuna di noi cerca di rispettare le regole che ci consentono di essere presenti sul Kenban, quando vengono infrante le regole della professione, il comitato direttivo (formato dalle Geisha più anziane del distretto) può radiarci dall’albo e la nostra carriera ha fine.

L’onore, fondato sulla lealtà e sul rispetto, è ancora il valore più importante nel nostro mondo. E nel nostro mondo accede solo chi è motivato e convinto di poterne rispettare le regole.

Un concetto molto giapponese, difficile da comprendere per uno straniero…

L’armonia è tra i valori sociali più importanti all’interno del karyūkai (il nostro mondo ovvero “il mondo dei fiori e dei salici”): sebbene, infatti, sia caratteristica dell’intera società giapponese, l’enfasi sulla coesistenza pacifica è ancor più forte nella realtà della Geisha.

Una Geisha per tale motivo è sempre tenuta a creare un’atmosfera armoniosa attorno a sé, attraverso gentilezza e rispetto nei confronti di tutti coloro che fanno parte del suo mondo, e soprattutto dei clienti.

È dunque fondamentale che una Geisha non discrimini mai nessuno, mostrandosi sempre felice di presenziare ad un evento e di esibirsi per coloro che ne richiedono l’intrattenimento.

L’espressione di una Geisha in un tale contesto deve sempre esprimere l’entusiasmo nell’essere lì presente. Se il suo volto invece rivela un animo indisposto, allora ella non merita di essere Geisha!

Nascondere le proprie simpatie e antipatie dietro uno schermo di gentilezza, è una delle regole imposte da questa professione. Quando presenziamo ad un evento in cui siamo richieste, dobbiamo andare ben oltre le nostre preferenze personali e i nostri sentimenti.

L’abilità di districarsi nella vita sociale dipende spesso dalla capacità di mascherare le proprie opinioni in Giappone, dove il grande divario tra i reali sentimenti e i comportamenti imposti dalle norme sociali è forte.

Noi giapponesi esprimiamo questo divario con i concetti di 𝘩𝘰𝘯𝘯𝘦 e 𝘵𝘢𝘵𝘦𝘮𝘢𝘦, ovvero ciò che si prova realmente e ciò che è richiesto socialmente, considerando tale dicotomia una necessità della vita civile. Lo stesso vale quando sei una Geisha!

In Giappone siamo ammirate per la nostra grande capacità di trattenerci e non mostrare i reali sentimenti. Noi giapponesi sappiamo, infatti, che certe situazioni richiedono tatemae, in quanto non è considerato accettabile esibire l’honne nei confronti dell’altro.»

…Non fraintendermi! Non c’è nulla di insincero o privativo nel nascondere la propria verità interiore per la cultura giapponese. Non si tratta di mentire! Il tatemae è un mezzo socialmente accettato che permette a noi Geisha di superare, senza imbarazzo, le interazioni sociali in cui veniamo assiduamente coinvolte per via del tipo di lavoro che svolgiamo.

Le Geisha Asaka e l’Hangyoku Tazusa a Roma, per #AGeishaDay 2018 | Ph Gregorio Borgia

Come è cambiato, dopo la pandemia, il lavoro delle Geisha?

Geisha Asaka: «Il nostro lavoro è basato sull’intrattenimento del nostro ospite quindi con la pandemia noi Geisha non abbiamo potuto lavorare né studiare.

Abbiamo vissuto giorni veramente difficili!

Da un giorno all’altro, tutti gli ozashiki sono stati cancellati.

Siamo ancora in crisi, senza lavoro. Alcune Geisha se ne sono andate dalle grandi metropoli, dove la vita è più costosa, e sono tornate nelle loro cittadine di origine, in campagna e in montagna. Altre Geisha hanno cercato di trovare un lavoro differente.

Per fortuna io sono supportata dai miei clienti più affezionati che mi chiedono di accompagnarli saltuariamente ai loro eventi, di cenare con loro e con i loro clienti. Alcune Geisha ora giocano a golf con i loro clienti. Io non gioco a golf!

Le case da tè, nelle quali ci esibiamo per i nostri ospiti ogni sera, restano chiuse nei momenti di lockdown. Lo stesso vale per i grandi teatri nazionali nei quali ci esibiamo per gli Odori, le danze annuali con le quali festeggiamo ad esempio la fioritura del Sakura (il ciliegio) a Primavera o le rosse foglie autunnali…

Ognuna di noi, ogni mattina, si reca al Kanburenjo del distretto, il teatro e accademia delle arti tradizionali nella quale riceviamo le nostre lezioni o le impartiamo alle allieve più giovani.

Durante il lockdown anche le nostre scuole erano chiuse quindi non potevamo né studiare né lavorare.

Da un giorno all’altro ci siamo ritrovate sole e senza entrate economiche, è stato terribile!

Alcune okāsan (Geisha madri) sono state costrette a far tornare le loro apprendiste Geisha nella famiglia d’origine poiché non potevano più mantenerle nella propria okiya (casa delle Geisha).

Le okāsan più moderne e aggiornate invece hanno trovato infine un’altra via per far esibire le proprie artiste: i geisha party on line (su Zoom o su altre piattaforme).

In attesa di tornare alla normalità, alle nostre esibizioni nei teatri e nei ristoranti o nei Festival nazionali e internazionali.

Un esempio è il progetto Meet Geisha con le Geisha di Hakone.

Tamaki Nishimura, direttrice generale di Meet Geisha, ha lanciato il servizio con l’obiettivo di far conoscere ai turisti la cultura delle Geisha. Si è poi evoluto in uno spazio virtuale per le Geisha in cui continuare a lavorare una volta che la pandemia di COVID-19 ci ha colpito e le Geisha stavano perdendo il lavoro.

Hakone, oggi, ospita 150 Geisha e 31 case di Geisha (okiya), il che lo rende il secondo centro culturale di Geisha più grande del Giappone dopo Kyōto e Tokyo.

Anche le Geisha del distretto di Fukagawa, a Tokyo, offrono il servizio di party on line, è stato un bel successo!

In questo momento, purtroppo, a Tokyo siamo di nuovo in lockdown…

Però qualche spiraglio di luce e speranza si sta aprendo!

Ad esempio le Geisha di Fukagawa sono state invitate ad esibirsi in Thailandia.

Prima della pandemia, le Geisha di Fukagawa viaggiavano in tutto il mondo. Nel 2019 erano state in 9 paesi diversi. Per fortuna, sono state di nuovo invitate all’estero! 

In Thailandia, al Phuket Sandbox.

La Thailandia ha reso Phuket una sorta di isola Covid-free e l’ha aperta per accogliere i visitatori che sono completamente vaccinati senza quarantena! È fantastico poter passeggiare liberamente godendosi l’aria tropicale e le bellissime spiagge! Amo la Thailandia e viaggio spesso lì, quindi sono molto felice che le Geisha vengano invitate per aiutare a riportare i turisti a Phuket.

Gli hotel a 5 stelle sono fortemente scontati, anche fino a 3.000 yen a notte, quindi è un’ottima occasione per fare una vacanza senza spendere un patrimonio.

Bidogna fare domanda on line con il passaporto, prenotazioni anticipate presso un SHA plus (standard superiori per hotel appositamente approvato per il covid), prova di assicurazione per il periodo di vacanza e prenotazioni di biglietti aerei che volano direttamente dall’estero a Phuket, per ottenere un COE (Certificato di ingresso), per poi ottenere un test Covid negativo entro 72 ore dal volo. Phuket accetta tutti i vaccini disponibili in Giappone.

Quando arrivi all’aeroporto di Phuket, ricevi un test all’arrivo e poi vieni portato direttamente in hotel per aspettare il risultato che arriva entro 6 ore. Una volta che arriva e il risultato è negativo, sei libero di andare ovunque a Phuket!

Dopo 7 giorni, puoi trasferirti in un altro hotel SHA plus in una serie di altre destinazioni tra cui Krabi, Phang-nga, Ko Samui e altre.

Dopo 14 giorni se il tuo terzo test il 12° giorno è negativo, sei libero di andare ovunque in Thailandia!

Quando torni in Giappone, devi passare 3 giorni in quarantena in hotel vicino all’aeroporto, e poi 11 giorni in quarantena a casa.

Le mie colleghe erano un po’ preoccupate che tutto sarebbe stato chiuso, ma i turisti sono moltissimi, e sebbene sia molto più tranquillo del normale, è anche molto più piacevole. Non si ha alcun problema a trovare ristoranti, negozi e attività aperte per le varie esigenze.

Spero che questo sia solo il primo passo per tornare alla normalità come persona e come Geisha!»

In quali luoghi esercitate le vostre arti?

Geisha Asaka: «A parte i geisha party on line che sono una novità e un’eccezione alla regola, di solito una Geisha si esibisce nelle ochaya, le case da tè (dei ristoranti molto lussuosi e con la tradizionale tatami room). Qui teniamo i nostri ozashiki (i geisha party serali, dalle 20:00 alle 00:00) durante i quali ci esibiamo nelle danze, nel canto e nella musica tradizionali per i nostri ospiti. Mentre cenano, assaporando le delizie dell’alta cucina nipponica, li coinvolgiamo in divertenti giochi interattivi e li intratteniamo con l’arte della conversazione.

Qui sopra puoi vedere un ozashiki tradizionale.

Ci esibiamo inoltre in bellissimi spettacoli, simili in parte alla vostra Opera, nei vari Teatri Kaburenjo dei nostri distretti. Questi spettacoli annuali si chiamano Odori (danze) e celebrano ad esempio la fioritura del Sakura (ciliegio) in primavera ed altri eventi importanti per la nostra cultura.

Veniamo poi invitate in molti eventi ufficiali, religiosi e non, uno dei più conosciuti è ad esempio il Gion Festival.

Il Gion Matsuri (祗園祭), o Festa di Gion, prende il suo nome dal noto quartiere Gion, situato nel distretto di Higashiyama nella città di Kyōto. Si tratta di una festa religiosa, nella quale si invoca e si prega il dio Takehaya Susanoo-no-Mikoto, venerato presso il santuario Yasaka.

Insieme allo Jidai Matsuri e allo Aoi Matsuri, il Gion Matsuri costituisce una delle tre più grandi feste religiose di Kyōto.

Si celebra tradizionalmente ogni estate a partire dal 1º Luglio per un intero mese allo scopo di calmare gli spiriti dei defunti e invocare la protezione del dio sulla città di Kyōto perché tenga lontano malattie e catastrofi naturali. È caratterizzata principalmente dagli eventi Yamaboko Junkō (sfilata dei carri) e Mikoshi Togyo (l’uscita dei palanchini divini), che si svolgono entrambi il 17 Luglio, giorno in cui la festa raggiunge il suo apice.

Noi Geisha siamo ospiti su questi monumentali carri insieme alle Maiko, le nostre “sorelle minori”.

Infine, da qualche anno, veniamo invitate anche in Festival internazionali fuori dal Giappone, come nel tuo Festival #AGeishaDay

A che età hai iniziato questa arte? Hai mai pensato, magari in una giornata difficile e faticosa, di fare un altro lavoro?

Geisha Asaka: «Anticamente si intraprendeva la carriera di Geisha a 6 anni, 6 mesi e 6 giorni.

Oggi le apprendiste devono aver completato la scuola dell’obbligo prima di lasciare la famiglia di origine per entrare a far parte della nuova famiglia, quella dell’okiya.

A Kyōto, le Maiko (apprendiste Geisha) iniziano il loro percorso di formazione a 15 anni.

Studiano per 5 anni come Maiko nel Kanburenjo del loro distretto e, se superano tutti gli esami previsti, alla fine possono debuttare come Geisha intorno ai 20 anni.

Raramente ci sono Geisha a Kyōto che vengono accettate dalla comunità in età più avanzata, oltre i 20 anni.

A Tokyo invece è consentito intraprendere questa professione anche in età più adulta, come nel mio caso. Io sono diventata Geisha nel 2017, ma non posso rivelarti la mia età! Una Geisha non può dire quale sia la sua età anagrafica.

Diventare Geisha era nel mio DNA!

Mia nonna infatti era una musicista, suonava lo shamisen. Mia madre è una stilista di talento e un’esperta di kimono: dà nuova vita ad antichi kimono danneggiati (e non più indossabili) trasformandoli in borse, cappelli, sciarpe e mille altri oggetti utili.

Quindi ho appreso l’arte del kitsuke, ho studiato danza e musica. A un certo punto è stata come un’illuminazione: sembrava che diventare Geisha fosse l’inevitabile passo successivo. 

Fin da bambina ho avuto la passione per la danza, infatti anche ora che ho studiato le altre arti tradizionali (il taiko, lo shamisen, il canto) la mia favorita resta appunto la danza e mi sto specializzando in questa.

Sono originaria della Prefettura di Kanagawa e ho viaggiato molto, in tutto il mondo, prima di diventare Geisha.

Ho scelto questa vocazione perché la Geisha è un sogno.

Tradizioni, storia, cultura, questi aspetti sono niente in confronto a ciò che una vera Geisha è.

È una forma d’arte pura nella quale tuffarsi, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare, nient’altro.

Dal portamento, ai kimono, dagli accessori preziosi (come gli hana kanzashi, gli ornamenti floreali per i capelli) alla musica: nascosto in ogni angolo del nostro mondo c’è il tocco dell’arte

Non possiamo vivere una vita in un mondo perfetto ma la bellezza del mondo delle geisha è quanto più si avvicini alla perfezione, su questa terra.

E io desidero farne parte, più di ogni altra cosa.

L’Hangyoku Taematsu a Roma, per #AGeishaDay 2019 | Ph Roberto Martino

Qual è il tuo punto di riferimento nella professione di Geisha?

Maiko Taematsu: «A Kyōto ci chiamano Maiko (舞妓), fanciulle danzanti.

A Tokyo invece siamo le Hangyoku (半玉), metà gioiello, siamo a metà strada nel percorso per diventare una Geisha (ossia un gioiello vivente).

Il mio modello e punto di riferimento è la mia onē-san (sorella maggiore): Asaka san.

Ovviamente non sto parlando della mia sorella anagrafica ma della mia sorella spirituale nel karyūkai.

Quando sono diventata apprendista Geisha ho abbandonato il mio nome anagrafico e ne ho preso uno nuovo che contiene in sé un carattere del nome della mia okiya, un carattere del nome della mia sorella maggiore e un carattere che esprime la mia natura e il mio spirito.

Il rapporto fra sorelle è un concetto di fondamentale importanza all’interno della realtà di noi Geisha. Non si è però semplicemente sorelle, ma sorelle maggiori e sorelle minori, un rapporto questo che presuppone una precisa gerarchia. Non dovuta all’età ma all’esperienza nella professione.

Una nuova Geisha, secondo la tradizione del karyūkai, diventa sorella minore di una Geisha più esperta, la quale le farà da guida nel corso della sua formazione e carriera.

Tale sorellanza rituale nasce in questa complessa realtà fondata su una rete di rapporti espressi in termini famigliari, dove le donne, non sempre unite tra loro da legami di sangue, sono madri, figlie e sorelle.

La sorella minore e quella maggiore formano una coppia complementare ma impari e, sebbene l’elemento chiave nel rapporto di sorellanza sia la gerarchia, è comunque necessario che vi sia tra le due parti lealtà, rispetto ed amicizia. Idealmente, infatti, la sorella maggiore nonostante si aspetti deferenza dalle sue sorelle minori, deve essere nel contempo loro mentore ed amica.

All’interno del karyūkai i parenti di sangue non si possono scegliere ma tra due Geisha che diventano sorelle rituali adottive deve esistere ciò che in giapponese viene definito con il termine 𝘦𝘯, ovvero “fato” o “destino”, interpretabile come “affinità”.

In questa importante scelta possono rientrare certamente anche altri fattori ma la compatibilità spirituale e caratteriale tra le due donne è essenziale.

Una ragazza che decide di intraprendere la carriera di Geisha somiglia ad una sposa che lascia la famiglia natale per diventare parte della famiglia del marito.

Più specificamente, il contesto in cui una Maiko si lega ad una Geisha più grande ed esperta, la quale diviene sua onē-san, può essere visto come l’unione tra una “sposa” ed uno “sposo”.

La nuova Geisha abbandona la propria casa per vivere in un luogo in cui chiama la proprietaria okāsan, madre, ed accetta una relazione subordinata con una persona che prima era priva di legami con lei e che ora diventa sua parente, la sua sorella maggiore adottiva. Infine, nel suo giuramento di totale devozione al nuovo gruppo famigliare a cui apparterrà, si lascia la famiglia natale alle spalle.

Le analogie tra Geisha e sposa non sono del tutto casuali, sono infatti molto esplicite nella cerimonia che sancisce il legame di sorellanza rituale, ovvero la cerimonia del 𝘴𝘢𝘯-𝘴𝘢𝘯-𝘬𝘶-𝘥𝘰 caratterizzata dallo scambio di tre coppette di sake per tre volte.

Il termine san-san-ku-do significa infatti “tre volte tre, nove volte”, e nella cultura giapponese viene tradizionalmente usato nel contesto di un matrimonio; però non bisogna pensare a questo termine solo in funzione del matrimonio tra uomo e donna, poiché il suo significato ed il suo uso sono molto più ampi.

Condividere il sake rituale crea un profondo legame tra due persone altrimenti estranee, le quali in seguito a questo scambio, diventano parenti. Si tratta, ovviamente, del concetto che sta alla base del matrimonio, ma il legame può unire ritualmente anche sorella maggiore e sorella minore nel mondo delle Geisha.

In Giappone il matrimonio significa “l’unione di destini”, in giapponese 𝘦𝘯 𝘮𝘶𝘴𝘶𝘣𝘪, e noi Geisha utilizziamo questa stessa espressione per parlare degli speciali legami che si instaurano tra di noi.»

Le Geiko usano la stessa espressione per indicare lo speciale legame (en) che le unisce l’una all’altra. Tra la onē-san (sorella maggiore) e la imouto-san (sorella minore) esiste dunque un en, una speciale affinità, che crea tra di noi un vincolo difficile da sciogliere.

Che tipo di studi stai compiendo per intraprendere questa professione?

Maiko Taematsu: «Ho sempre sognato di diventare una Geisha, fin da bambina!

Quindi ho iniziato subito a studiare le arti tradizionali giapponesi.

Prima ancora di diventare una Maiko avevo già completato i miei studi di danza classica ed ero Maestra di Cerimonia del Tè… Credo di essere la più giovane, in questa arte, tra le mie sorelle!

Ora sto completando la mia formazione, continuando a specializzarmi nelle danza, prendendo lezioni di canto e musica (taiko, shamisen, flauto) nonché in letteratura, poesia, storia, lingua inglese e in tutte le arti che la mia okāsan e la mia sorella maggiore ritengono adatte per me…

Quando si diventa una Maiko, una delle cose più complicate da imparare è quella di indossare il kimono e di portarlo per tante ore nella giornata.

Ormai le ragazze giapponesi lo indossano solo in alcune occasioni formali e per poche ore.

Io sono stata fortunata in questo perché avevo già appreso il kitsuke nel mio percorso per diventare Maestra di Cerimonia del tè.

Indossare un kimono e riuscire a sedersi, muoversi, danzare, con grazia ed eleganza, è un’impresa non facile. I nostri kimono formali possono arrivare a pesare anche 9 chili e non è facile sopportare questo peso, senza inciampare e senza urtare cose e persone.

Puoi riconoscere una Maiko anche quando non lo indossa perché, dopo tanti sforzi e continuo esercizio nel kitsuke, continuiamo a muovere le braccia in quel modo particolare… Come se fossero le ali di una farfalla!»

Un giorno, pensi di crearti una famiglia tutta tua?

Maiko Taematsu: «…Sono ancora molto giovane e non penso alla famiglia, a un futuro così lontano…»

Però, oggi, spero di completare presto il mio apprendistato da Maiko e di non smettere mai di essere una Geisha!

Cover Ph: la senior geisha Aya e la geisha Asaka, a Roma, per #AGheishaDay 2018, fotografia di Miriam Bendìa.



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Aya, Asaka e Taematsu: tre modi di essere Geisha al tempo della Pandemia da Covid-19

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