Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

Vaccino e Green Pass: relazioni pericolose

Ebbene sì, anche io come i virus ho fatto il salto di specie.
Per un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, sono stata tranquillamente accomodata nel mainstream, dove le misure del governo non mi toccavano più di tanto e quindi mi lasciavano più o meno indifferente. La sorte, si sa, può però cambiare molto rapidamente.

Da dicembre 2021, sono stata espulsa dal gruppo mainstream e faccio parte di una categoria disdicevole. Sospesa dal lavoro perché non sono vaccinata! Un’altra no-vax… No, scusa, guarda che la faccenda è un po’ più complessa di ciò che si ricava dalla narrativa dominante. Dunque, no-vax e sì-vax non sono due categorie sufficienti? Per descrivere l’umano direi proprio di no.

Ho una condizione di salute estremamente fragile. Bene, sei soggetto fragile, a maggior ragione dovresti essere vaccinata. No, vedi, non sono fragile a causa di patologie, sono infragilita per via iatrogena. Cioè? Come conseguenza delle tante terapie farmacologiche e chirurgiche cui sono stata sottoposta, con esiti più o meno felici, con una serie di effetti collaterali molto pesanti; ora ho raggiunto un tale livello di sfilacciamento, che sono ormai come un tessuto liso cui non si può chiedere di reggere altro se non se stesso. Bene, chiedi che ti sia rilasciata un’esenzione dalla vaccinazione. Ma crederai mica che sia così scontato? Lo so che i media raccontano solo le storie di frodi, dicendo invece che le persone, per le quali la vaccinazione potrebbe rappresentare un ulteriore rischio di salute, basta che vadano dal loro medico di base ed ottengano così un certificato di esenzione. Anch’io ho creduto alla favoletta, finché non mi si è sbattuta la porta in faccia.

Ho iniziato a conoscere le pratiche mediche quando avevo 4 anni, ma la rivelazione è arrivata che ne avevo 7 e di lì siamo stati amici per la pelle.

Ho imparato, a mie spese, quanto I nostri corpi siano molto impressionabili, nulla è neutro, e ogni maneggiamento lascia tracce indelebili.
Negli anni mi sono sempre più indebolita, ma nel mio faticosissimo quadro il mio corpo ha cercato un suo equilibrio, sia pure in una situazione del tutto fuori asse.
Così, dopo tanti trattamenti farmacologici e chirurgici da cui riuscivo a riprendermi ogni volta con sempre più difficoltà, ho intuito che l’unico modo per tentare di preservarmi era quello di stare ferma, non fare altro se non l’indispensabile già assodato.

Perciò ho iniziato ad ascoltare con cura i segnali che il mio corpo mi inviava, attraverso la debolezza e lo sfibramento, e rispettarli.
Gli spazi di manovra, cellulari e tissutali, oramai sono ridotti al minimo, tanto che non mi posso più assolutamente permettere altre prove sia pure intenzionalmente terapeutiche.

Pertanto, cerco di evitare qualunque tipo di trattamento di qualunque genere che sia per me nuovo e che il mio corpo non conosca già e per cui abbia già messo in atto processi di adattamento.

Così, adottando lo stesso criterio, ho cercato di tenermi alla larga dal vaccino anti-Covid-19, nuovo fiammante. Ma la cosa si è mostrata più difficile di quanto pensassi. Ammetto di aver creduto – ora lo so, ingenuamente – che per davvero la storia di ciascuno fosse presa in considerazione e quindi l’obbligo vaccinale venisse applicato sulla clinica della persona.

Invece quello che ho sperimentato mi ha messa davanti ad una realtà ben diversa. Ho cozzato contro la durezza di un sistema messo in piedi come meccanismo ignaro proprio di quell’umano che pur dovrebbe tutelare per suo mandato istituzionale.
Mi è venuto addosso come un bolide l’atteggiamento del medico di base e dell’oculista con cui mi sono confrontata. Ricordandosi di essere medici, sono stati compresivi e si sono resi ben conto della mia situazione, ma subito dopo sono ridiscesi nei panni della formal-burocrazia, hanno entrambi ribadito di avere le mani legate: le linee guida sono chiare, le disposizioni ministeriali prevedono solo 3-4 patologie rispetto cui viene concessa l’esenzione dalla vaccinazione anti-Covid-19 e io non rientro in tabella.
La legge decide se io sono sana abbastanza da sopportare un trattamento medico. Per legge? Non dovrebbe essere per clinica? Sì certo, ma ormai pare dettaglio irrilevante.

A dire il vero, ho letto nei sospiri del mio medico di base anche la frustrazione che sta vivendo lei stessa, capisco che non sia facile prendere posizione contro un sistema come singoli individui: il rischio è la sospensione mentre la macchina della sanità continuerà imperterrita la sua marcia. In regime di ricatto le scelte sono pesantissime e l’adeguamento avviene a costo della propria autonomia professionale, in base alla quale al medico sarebbe riconosciuta la capacità di vedere nella singola persona la sovrabbondanza rispetto all’inevitabile genericità delle linee guida.

Mi sento intrappolata in un meccanismo in cui sono solo un inceppamento che come tale deve essere trattato. Per la prima volta nella mia vita ho una forte percezione di sordità ad ogni richiesta di aiuto, un’inamovibilità che toglie l’aria. Ed è dolorosissimo, perché si fa ruotare tutto attorno alle direttive da cui non ci si smarca, per nessuna ragione. Ognuno ha un ruolo, recita il suo copione, non sgarra neanche di una parola, fosse pure a teatro vuoto.

No vaccino, no lavoro.
Questo è stato il passaggio successivo, legare la vaccinazione ad un certificato che desse accesso al posto di lavoro e ad una serie di servizi e di libertà fondamentali.

Ma dov’è andato a finire l’umano?

Temo abbia fatto una brutta fine, se un governo ha la volontà di imporre un trattamento sanitario e lo fa usando il ricatto della perdita del lavoro e delle libertà di movimento e di frequentazione dei luoghi pubblici.
Imporre un trattamento sanitario che vincola ad una tessera che, a sua volta, abilita l’esercizio di libertà fondamentali: stride potentemente, l’umano scricchiola.
Davvero riteniamo di tutelare così la salute delle persone?
Abbiamo un’idea così ristretta dell’umano da racchiuderlo dentro un certificato?

Se mi allontano dal fotogramma su cui sta scritto che l’emergenza giustifica qualunque provvedimento, magari duro ma necessario, per uscire dalla pandemia, e tengo uno sguardo più lungo, che abbracci la traiettoria, vedo altri elementi entrare nel campo visivo. Sono elementi inquietanti, un passo dopo l’altro, la vite si stringe, il dispositivo piace ai governanti, ma anche a noi quando scegliamo la via facile del quieto vivere.
Allora mi sorgono domande: dovremmo essere in grado di leggere i segni dei tempi, alla luce di una lunga storia umana piena di regimi dispotici e prevaricanti. Come fare a non trovarsi, ancora un’altra volta, a dire: se solo quelle persone avessero intuito che si stava paventando un tempo buio, se solo fossero state vigili nel denunciare le ingiustizie al loro palesarsi, se solo…

Intanto, pare che l’UE intera gradisca il dispositivo del Green Pass e lo voglia tenere ben stretto.
Infatti, ha pubblicato una “Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/953 su un quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione, di test e di guarigione in relazione alla COVID-19 (certificato COVID digitale dell’UE) per agevolare la libera circolazione delle persone durante la pandemia di COVID-19” .
Certamente possiamo fidarci, lo fanno per agevolarci.

La Commissione Europea promotrice della proposta chiede commenti.
Chi desidera perciò può lasciare il proprio.



This post first appeared on Darsi Pace, please read the originial post: here

Share the post

Vaccino e Green Pass: relazioni pericolose

×

Subscribe to Darsi Pace

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×