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La vita nella carne

Oggi è l’Epifania del Signore.
Andiamo!
Cavalchiamo le difficoltà del nostro vivere quotidiano e seguiamo la Stella della  nostra luce interiore, per raggiungere la grotta dell’Adesso, dove Maria genera un Corpo sempre nuovo: la Vita nella Carne Ungiamo di mirra il nostro vecchio corpo e prepariamo il Nuovo cantando: ‘L’amato mio è un sacchetto di mirra, passa la notte tra i miei seni (Ct 13) Preghiamo con tutto noi stessi: ‘Come incenso  salga a te la mia preghiera’ (Sal 141,2) mentre ‘Dall’abisso a te grido’ ‘perché ‘presso di te è il perdono’ (Sal130)
E finalmente, dopo aver accettato tutto con pazienza, ed essere stati trasformati dal crogiuolo del dolore, provati come l’oro con il fuoco (Sir 2, 4-5) possiamo adorare l’Adorato, e nel suo Cuore godere in eterno dell’Alcova Spirituale.

In questo giorno anche io come i Magi voglio farvi dono di una mia riflessione.

“Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.
Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato sé stesso per me.” (Gal 2, 20)
La Bellezza sconvolgente di questi versi mi ha indotta a un piccolo studio personale che vorrei condividere con voi.

Paolo fondò molte Chiese, che visitava periodicamente e alle quali mandava delle lettere di esortazione, incoraggiamento e di correzione.

Ed è proprio nell’ambito della correzione che Paolo riprende la comunità dei Galati che, pur avendo fatto la scelta di fede, continuava a credere che per essere salvi bisognava applicare la legge mosaica.

La legge mosaica affermava che il Corpo non è lo strumento con il quale si compie il peccato, ma è il peccato stesso: essa non aveva nessuna funzione salvifica, ma serviva a mettere il fedele costantemente di fronte alla sua colpa, generata dal suo corpo manchevole. L’opera della legge era far conoscere la precarietà decadente dell’uomo nella sua dimensione materiale.

Il perdono era fornito attraverso sacrifici e offerte.

Paolo considera l’adesione alla vecchia legge una eresia, ma non si oppone alla legge, semplicemente scrive come essa non è più applicabile, proprio perché Gesù ne ha dato adempimento.

Gesù è stato ucciso non perché sottoposto ad una sanzione, la pena di morte, ma perché l’eresia di considerarsi Figlio di Dio poteva essere cancellata solo distruggendo il Corpo stesso di Gesù, fonte permanente del peccato di blasfemia.

La legge mosaica viene quindi amplificata e contemporaneamente esaurita, privata dalla sua motivazione -il corpo di Gesù come espressione massima del male-  nel momento stesso del suo adempimento: è stata crocifissa la fonte stessa del peccato. La comunità è salva.

Ma questo fatto storico ben circoscritto assume una valenza cosmica, universale, con la Resurrezione che rende questa mentalità sull’uomo vana, vuota, orfana del suo oggetto: il corpo decaduto.

Il corpo redendo di Cristo non può più essere sottoposto alla legge mosaica perché è un corpo glorificato, non più soggetto alla colpa.

Giuridicamente potremmo dire che la legge è decaduta, non avendone più ambito di applicazione.

Proviamo a rileggere il verso in questa visione.

Paolo parla di una Vita Nella Carne, una vita dell’Adesso, ottenuta dissolvendo il vecchio corpo nella crocefissione, morte, del vecchio io.

Nell’Adesso lui vive il Corpo di Cristo, vivendo della sua Vita.

Come è possibile? Qual è l’atto che permette una metamorfosi tra la morte del corpo vecchio e la resurrezione in Cristo, considerato che il richiamo alla crocefissione cha fa Paolo è, ovviamente, solo simbolico?

Lo indica lo stesso Paolo: l’atto di fede!

L’atto di fede non è semplicemente una richiesta verbale, un adempimento formale. Esso deve provenire dalla profondità, dall’abisso dell’uomo. È necessaria la consapevolezza che niente ormai ci lega al vecchio, al passato. È necessario trovarsi in uno stato verginale, integro, pacificato.

E questo stato è esattamente, come è evidente, il momento di passaggio dalla meditazione alla contemplazione nella quale, “la morte vissuta in Cristo, come attuale abbandono al suo dono di una nuova vita, non è più un abisso ma una porta di resurrezione, una porta verso gli starti unificati del nostro essere” D.P. pag147

Per raggiungere il Luogo dell’Ascolto noi usiamo tecniche ben precise:

– Con gli esercizi di auto-conoscimento ammorbidiamo, comprendendola, la memoria del dolore che abita la nostra carne.

-Con gli studi rendiamo la nostra mente scioglievole e recettiva al Nuovo.

-E con la meditazione-contemplazione raggiungiamo lo stato dell’io in relazione che è “dunque l’io…che crede nella nascita dell’uomo nuovo e dispone a esserne madreDP pag 153

Raggiungiamo cioè uno Stato di Ascolto, lo Stato Mariano, che trova in Maria il suo punto verticale di perfezione.

Il corpo di Maria ha generato Gesù Cristo, Salvatore del mondo, in un preciso momento storico.

Il luogo dell’Ascolto ha come modello Maria nella generazione continua di un Corpo Risorto, il Corpo dell’Adesso.

“È da questo stato mariano…che prende avvio una storia del tutto nuova per l’umanità, un nuovo ordine, una nuova creazione” DP pag 155

Ella raffigura esattamente le fasi della Vita Nuova:

– Ascolto

– Atto di fede

– Accoglienza di una Parola Nuova

– Realizzazione e incarnazione della Parola nella vita concreta

– Rivoluzione intesa come non soggezione alla legge mosaica, ancora presente nel nostro tempo sotto altre forme concettuali, che vorrebbe dominarci.

– Raggiungimento dello stato vertiginoso e assoluto della Libertà in Cristo, attraverso Maria

“Tu mi nutri, Signore, così pensa l’io mariano

Tu mi istruisci,

Tu mi fecondi,

Tu mi dai questa parola,

e così parli in me di Te:
Tu mi parli attraverso le mie parole”.

E questo è tutto. Questo è il Gioco,

il modo in cui tu crei tramite la pro-creazione dell’uomo”

DP 154-155

Grazie per avermi letta.

Immagine: “Uomo seduto” di Rubens (1577-1640)



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