I bambini si divertono molto con il gioco buono e innocente delle costruzioni “Lego”.
Oggi ci sono persone adulte che trasferiscono quel gioco alla vita reale, al corpo reale di esseri
viventi e, lasciandosi guidare dalla tracotanza, giocano col corpo dell’essere umano.
Lo sezionano, lo parcellizzano, espiantano parti, separano cromosomi e geni, poi li ricompongono.
E quel corpo manipolato, mercificato, abbandonato come rifiuto quando non piace più, viene collocato in architetture famigliari fantasiose, costruite non per la cura amorevole di un altro essere
umano, ma per soddisfare narcisismi e capricci.
I progettisti di tali operazioni sono maschi e femmine adulti, sia eterosessuali che omosessuali, e necessariamente sono ricchissimi, e sfruttano i corpi di donne poverissime, donne disperate del sud del mondo.
La cultura “politicamente corretta” e la potente lobby multinazionale farmaceutica sono riuscite a convincere una parte di femministe che tutto si fa solo per amore, che è dedizione generosa.
Basta andare a vedere cosa accade in Russia, in America latina e in India e si capisce che invece è solo miseria.
Essa spinge la donna a vendere ovuli, a dare l’utero in affitto, a lasciarsi strappare il frutto del grembo, a privare della madre quei figli.
In questi giorni la giurisprudenza in Italia ha sancito i diritti civili di due maschi adulti sposati all’estero, che con acrobatiche biotecnologie son riusciti ad ottenere due gemelline.
Diritti civili illimitati per chi ha ricchezze illimitate e quindi privilegi illimitati.
Il prezzo? Nessun diritto illimitato per la donna e per le bambine, ed anzi la negazione dei diritti civili, dei diritti sociali e anche dei diritti umani, come è evidente per il buon senso comune.
Questo libertinismo da ricchi privilegiati deriva dal darwinismo da cui ha preso le mosse anche l’eugenetica nazista che manipolava il corpo umano per il mito della razza ariana.
Ora questa eredità riemerge attraverso le multinazionali della finanza globale neoliberista, che vuole la libertà delle scelte individuali e della ricerca scientifica in nome di un malinteso “progresso”.
Il principio di precauzione, elaborato da chi vuole difendere l’uomo e l’ambiente, per non esporre a
rischi futuri persone ed ecosistemi, prevede che non si possa agire se la scienza non è in condizione di garantire che determinate modificazioni ambientali non producano gravi danni nel futuro.
Per il neoliberismo questo è un inutile intralcio: dunque libertà di circolazione per capitali, merci e
persone che permettano di avere nel mondo vegetale Organismi Geneticamente Modificati (OGM),
nel mondo animale le manipolazioni più incredibili, e nel mondo sociale le famiglie “à la carte”.
Anche questa è una conseguenza della crisi antropologica che stiamo vivendo.
Ma la scelta delle ingegnerie genetiche pone una questione alla cultura laica che è contro l’oscurantismo e che oggi ragiona largamente in difesa della natura e dell’ambiente.
Tale cultura infatti propone il rispetto degli ecosistemi in termini integrali riguardo ai regni minerale, vegetale ed animale di “Madre terra”.
La contraddizione emerge davanti all’essere umano che la cultura laica definisce”animale tra gli altri animali”, e che quindi sarebbe da rispettare integralmente: invece per questo essere opera un’eccezione non motivata, e ritiene di potergli arbitrariamente applicare ogni genere di sperimentazioni, di modificazioni genetiche, di manipolazioni.
Questo semplicemente viola il principio di non contraddizione, e la logica interna a quella cultura.
La conclusione è che deve scegliere: o l’uomo è un animale qualunque e lo si deve rispettare nella
sua naturalità come si esige per tutti gli animali, oppure, se si ritiene di poterlo manipolare a piacimento, bisogna riconoscere che è diverso dagli altri animali, perchè ha un quid di “altro”.
A me sembra che queste manipolazioni corporali e sociali siano una risposta sbagliata alla crisi antropologica, perchè è una delle risposte che vengono dall’io egoico, dalla illusione di poter ricostruire uomini e società partendo proprio dal limite dell’io psichico.
E noi praticanti di “Darsi Pace” sappiamo che l’io psichico è cieco, che è una dimensione malata.
La risposta a questa crisi la troviamo se sappiamo entrare nella dimensione spirituale, e da quella
discenderanno scelte antropologiche e scelte sociali più adeguate e più umane.
L’attitudine è quella indicata da Marco Guzzi secondo cui la nostra postura corretta è in ginocchio, e da lì possiamo scegliere liberamente cosa credere, prenderci il rischio di scegliere e vedere se riusciamo a sperimentare vita e verità, per trovare una verità sperimentale.
Solo dopo possiamo rimetterci in piedi: dopo aver contemplato il nesso “fede-verità- amore”.