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INTERVISTA A LOREDANA BERTE' " Borg aveva fatto quello che nessuno aveva mai osato fare con me: dominarmi. Pensavo: finalmente uno che ha capito, questo deve essere padre dei miei figli"

Ha scritto un libro “Traslocando” scritta con Malcom Pagani che è un’autobiografia. La cantante Loredana Bertè è tornata in auge con brani di successo e apparizioni a Festival si Sanremo.

Un’autobiografia: decisione impegnativa

Ho sentito che dovevo raccontare le cose io, adesso che sono ancora viva. Non volevo che qualcuno pensasse di poter parlare della mia vita con me morta, e quindi per forza zitta. Era da tanto che ci pensavo a questo libro, lo immaginavo così, con dentro tutto: dalla mia infanzia alla tragedia di Mimì. E poi la commedia di quello che è stato, perché bisogna dire che mi sono successe anche cose buffe e strane. Insomma ho raccontato ogni cosa: forse sono stata un po’ cruda, sboccata, ma è la mia voce quella, non mi piacciono le infiocchettature. A me piace Bukowski, mi piace Kerouac. E Michele Serra”



Che effetto le ha fatto mettere insieme i ricordi?

“Un po’ mi ha fatto male, specialmente ripensare a due momenti: la morte di mia sorella e gli anni di cui eravamo bambine. Per Mimì l’infanzia era un buco nero: non ricordava niente. Io invece tutto”

A volte scrivere guarisce un po’: è stato così anche per lei?

“È come se fossi andata dall'analista. Ricordare ha aperto la strada ad altri ricordi, cose che mi sono venute in mente dopo, quando il libro era già in stampa. Cose forse importanti solo per me, come il mio soprannome di bambina: Lola”

E insomma è stata meglio?

“Raccontare mi ha dato la stessa sensazione che provo a fine concerto: sono sfinita, ma mi sono sfogata. È per quella sensazione che sono sempre stata in tournée, ho fatto la vita di un pacco postale, di una monaca: solo nelle stanze d’albergo, pure belle eh, ma che me ne frega. Una vita complicata, ma di cui non ho saputo fare a meno. Anche a costo dei matrimoni”

I suoi due matrimoni sono finiti per colpa della sua carriera?

“Sicuramente, soprattutto quello con Borg. All'inizio lo portavo con me, ma non sapevo mai dove metterlo. A ogni tappa della tournée il sindaco di turno voleva dargli le chiavi della città e a lui di tutte le chiavi non gliene fregava niente. Dopo una serata a Forte dei Marmi mi ha detto “Basta Sali su quell'aereo”, mi ha caricata sul suo jet e portata in Svezia. Aveva fatto quello che nessuno Aveva Mai Osato fare con me: dominarmi. Pensavo: finalmente uno che ha capito, questo deve essere Padre Dei Miei figli”

In realtà la sua vita in Svezia non sarà così splendente

“Diceva “Sei mia moglie, non devi lavorare”. Mi teneva reclusa in casa perché era ossessionato dall’idea che i giornalisti potessero scrivere di noi. Un giorno, mentre vivevo a Stoccolma, gli ho chiesto dov’era un parrucchiere perché dovevo farmi la ceretta. Mi ha risposto “Non ci vai, la gente poi parla”. E ha mandato l’aereo privato a Milano a prelevare la mia estetista. Un pazzo. E comunque poi nemmeno i figli abbiamo fatto”

È un grande rimpianto?

“Enorme. Sua madre diceva che i figli di Bjorn avrebbero avuto sangue 100 per cento svedese, quindi io non potevo essere la madre. Allora pensavo che i figli si fanno in due e non l’ho mai imbrogliato, ho sempre preso la pillola. Ne avrei voluto quattro o cinque di bambini suoi. Lui ne aveva già uno, Robin. L’ho cresciuto dai due ai sette anni, ci volevamo bene. Gli portavo i cartoni animati di Qui Quo Qua, gli piacevano tanto”

Lei racconta che Borg aveva una grande dipendenza dalla cocaina: pensa che sarebbe stato comunque un buon padre per i suoi figli?

“Con Robin lo era, quindi sì, penso sarebbe stato un bravo papà. Quando c’era il bambino era in un modo, poi quando lui tornava dalla madre diventava un altro. Nelle settimane senza Robin viaggiavamo con i reali di Svezia e i giornali scrivevano che ero una burina. Diciamo che non ero una ligia al protocollo: alle cene spostavo i segnaposto per stare vicino a mio marito, facevo domande imbarazzanti. Erano momenti divertenti in mezzo a una vita impossibile con Bjorn. Quando una volta – eravamo in America – per fare “qualcosa di diverso” ho ordinato per telefono due troie come fossero due hamburger, ho capito che era proprio finita”




L’ha usata anche lei la coca?

“Sì, a un certo punto ho pensato che era una cosa che dovevo condividere con lui. L’ho presa per tutti gli ultimi due anni del nostro matrimonio. Ma l’ho odiata perché a me non faceva niente e a luilo rendeva impotente”

Dopo Borg ha amato qualcun altro?

“No. Purtroppo la fine della nostra storia ha coinciso con la morte di Mimì, e io non mi sono mai più ripresa. Non è il vero che il tempo cancella: è sempre ieri. Lei prima di morire mi ha telefonato e io non ho risposto. Poco prima aveva anche insistito per regalarmi un cellulare “così ti trovo”, diceva, ma io non l’ho voluto. Mi sono punita per questi errori che avrebbero potuto salvarle la vita”

In che modo si è punita?

“Mi sono chiesta: quali sono le cose che mi piacciono di più? Viaggiare e amare. Ho smesso di fare entrambe. Ho smesso di amare anche me stessa, e non ho più ricominciato. Per tre anni sono rimasta in casa a guardare il soffitto. Adesso aspetto solo che quello stronzo di mio padre muoia per prendere le ceneri di Mimì e spargerle nel mare di Bagnara Calabra”

Le pagine sull’infanzia e sui genitori sono le più dure di tutta la storia?

“Sono una merda. Era una vita d’inferno, senza la più piccola allegria, nemmeno gli auguri al compleanno. Tutte stelle mancanti. Nostro padre era un violento che massacrava di botte nostra madre, anche quando era incinta; uno che ha battuto mia sorella dal balcone per un brutto voto a scuola, e che, quando mamma non gliele dava, veniva in camera da noi bambine a masturbarsi guardando Mimì. Lei lo sentiva arrivare e diceva: chiudi gli occhi, fai finta di dormire. Io guardavo attraverso le ciglia e vedevo una cosa che non capivo: cosa facesse quest’uomo fermo ai piedi del mio letto, girato verso mia sorella. Mimì mi ha spiegato tutto dopo molto tempo”

Non avete mai pensato di parlarne con qualcuno?

“No. E non sapevamo a chi dirlo, a quel tempo mica c’era il Telefono Azzurro. Parlarne a nostra madre, comunque, era escluso: avevamo paura che non ci credesse, che lo dicesse a lui, e di essere picchiate”

Secondo voi lei sapeva?

“No, non sapeva. Ma non si è mai neanche chiesta niente dei giri notturni che faceva suo marito”

Quando siete diventati grandi lei e Mimì ne avete più parlato?

“Mai basta. Lei aveva rimosso tutto, non solo quell’abuso sessuale, ma anche le botte. Io invece mi ricordo le mattonelle del bagno rosse di sangue, mia madre incinta di otto mesi accasciata perché lui l’aveva presa a calci. Quel bambino che lei ha abortito era il maschio che tanto desiderava mio padre”

Come mai sua madre non si è mai ribellata?

“Allora non si poteva, e poi lei si era sposata a 15 anni. Era una donna di una bellezza incredibile, ma totalmente incapace”

Bella, anzi bellissima, lo è stata anche lei. Che rapporto ha con lo specchio ora?

“Invecchiare ti rode, sempre. A me sono venute le tette grosse, non mi si chiudono più i giubbini, e vorrei ridurle, ma non trovo un medico che me lo voglia fare. E poi voglio sistemare questo labbro, dentro cui mi hanno messo qualcosa che non va via: devo tagliarlo per farlo tornare come era prima”

Nel suo libro cita, tra le tante persone con cui ha chiuso i rapporti, anche Renato Zero, suo amico da sempre

“Più che amico, un fratello per 50 anni. Ma mi ha fatto incazza’”

Nella sua vita non esiste il perdono?

“No”



E lasciar andare le cose?

“Nemmeno”

Come si immagina nel futuro?

“spero di invecchiare bene senza fare cagate, tipo lifting che ti rendono irriconoscibile”

Pensavo invecchiare bene interiormente

“Anche”

Cosa le dà pace?

“La musica”

E felicità?

“Niente”



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