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INTERVISTA A NADA " L'importante è sapere che le cose belle restano. E allora anche la morte e la rinascita hanno un sapore diverso"

 Nada Malanima, in arte Nada, cantante meravigliosa che ndl 2019 ha scritto un'autobiografia (Materiale domestico). In un armadio recupera una vecchia canzone "Berlino", parla di messicani ,di zoo e angeli.

Che effetto fa ritrovare cose che credevi di aver perduto?

"Non è male sta roba che ho scritto"

Perché è finita in un armadio?

"Forse è come se avessi voluto tenerla sempre per me. Consideravo Berlino una città mito.Non c'ero mai stata ma avevo letto il libro di Christiane F. "I ragazzi dello zoo di Berlino", avevo visto il film e ascoltato la colonna sonora di David Bowie. Tutto disperatamente stupendo, per la mia ispirazione"

Che altro c'era nell'armadio?

"Ho tirato fuori un'ottantina di pezzi. Con Gerri ( suo compagno da 40 anni ndb) ne abbiamo scelti 24. E quattro, compreso Berlino, sono inediti. Cheti devo dire? Sono provini fatti in casa. Materiale domestico, che poi è il titolo dell'autobiografia. E' una misura quieta, domestica appunto. Senza nevrosi né energie da sprecare"

Sembri lontana dalle inquietudini giovanili. Festeggi cinquant'anni di carriera. Come li vivi?

"A me di solito le celebrazioni non piacciono. Si creano situazioni non giuste, stereotipi e banalità. Sono abbastanza selettiva e tosta da tenere il punto. Li vivo con sospetto"

Perché c'hai scritto un libro?

"Mi piace scrivere. Ho scoperto tardi di saperlo fare.Ma ti dico un'altra cosa:racconto 50 anni di vita e di storie vissute,di professione non sempre facile, di momenti incasinati. Oltretutto, non amo soffermarmi sul passato. Forse avevo davvero qualcosa da dire"

Lo hai raccontato in modo semplice

"Per me si è semplici dopo un percorso compiuto. Non a caso quando si è bambini o adolescenti si vede il mondo in maniera complicata"

Tu com'eri da giovane?

"Avrei potuto essere meglio. Chi lo sa. Certo l'enorme successo mi è piombato addosso a 15 anni stravolgendomi"

A quell'età partecipi al tuo primo Sanremo, eri una perfetta sconosciuta

"Avevo cantato "Ma che freddo fa", tra l'altro una bellissima canzone, ma chi si aspettava quella valanga di popolarità"

Come ci arrivasti?

"La voce c'era. Quella è un dono. Pensa che da piccola prima di addormentarmi mugolavo. E poi ho continuato a farlo. Durante i lunghi viaggi in macchina ad un certo punto comincio a mugolare. E' come se liberassi la testa dei suoi suoni. Mi chiedevi come tutto è cominciato. Beh, mia madre mi portò a Roma per un provino e siccome scoprirono un timbro vocale notevole fui messa sotto contratto. Roba capestro,ma almeno si era aperta una strada. Sanremo fu il biglietto della lotteria che una bambina , senza volerlo, aveva trovato"

Quanto durò il successo?

"Quattro anni. Pieni e stressanti. Sembrava sempre che dovessi dimostrare qualcosa a qualcuno. Poi cominciarono a telefonare i registi offrendomi delle parti"

Chi ti ha chiamato?

"Monicelli, Brusati, Brass"

Tinto Brass?

"Proprio lui. Si era invaghito di me. Non aveva ancora l'ossessione dei culi, voleva girare ul film sulla mia vita. E poi ci fu Antonioni. Mi fece chiamare dalla segretaria invitandomi a un pranzo romano dalle parti di Corso Francia"

Tu andasti?

"Sì, anche se non sapevo bene chi fosse. Qualcuno mi informò Che Era uno dei grandi registi italiani. Insomma , arrivai al ristorante e lui era al tavolo con un giovane americano. Mi propose un ruolo importante in un film. Mi eccitava l'idea. Ogni tanto guardavo il giovane che parlava pochissimo"

Accettasti l'offerta?

"I discografici, che mi tenevano sotto contratto, dissero che era una follia. Che avrei perso la mia identità. A quei tempi il massimo che un cantante poteva fare erano i musicarelli. Desolata dissi ad Antonioni che ero troppo giovane ed inesperta.Ci rimase male,forse non se lo aspettava. La cosa incredibile è che qualche mese dopo uscì Easy Rider e riconobbi in Peter Fonda il giovane che era stato al tavolo con me"

A quel punto?

"Ripresi a cantare. Con tutta la pressione intorno. Ovunque andavo mi fermavano. Ma invece di consolarmi questa condizione mi faceva star male. Per cui decisi di mollare tutto e di passare un periodo negli Stati Uniti .Ma accadde un imprevisto. Improvvisamente scoprii  l'uomo che artisticamente avrebbe cambiato la mia vita"

Chi?

"Piero Ciampi: poeta, musicista, cantante e soprattutto animale notturno, frequentatore di bar e osterie. Fu lui a introdurmi nelle nuove dimensioni della vita. A presentarmi ai suoi amici : Carmelo Bene, Franco Angeli, Tano Festa e Alberto Burri. Mi aggrappai a quest'uomo alto, magro e dal sorriso triste. Cominciammo a vederci tutti i giorni. Io gli parlavo dei miei casini mentali e lui dei suoi amori perduti e dei suoi deliri"

Una vera coppia autodistruttiva

"Ci salvava la musica"

Ha scritto alcune canzoni per te

"Belle e intense, anche se Piero non è masi stato un musicista, aveva forza straordinaria nelle parole. Purtroppo il disco che realizzammo vendette pochissimo. Ero giovane e il pubblico si aspettava altro da me"

E tu cosa ti aspettavi da te?

"Del successo non m'importava. Desideravi aggiornarmi musicalmente. Scoprii cose pazzesche. Per una ragazzina che arrivava da un paesino della Toscana ascoltare Bob Dylan, Led Zeppelin, Lou Reed, Doors, Velvet Underground, David Bowie e ovviamente Rolling Stones e i Beatles era come passare direttamente dalle scuole elementari all'Università"

Non è facile voltare le spalle al successo?

"Intendiamoci, non è che non volessi il successo. Senza però non dovermene sentire prigioniera.Dicevano i discografici: Nada è ingovernabile, Nada è una mina vagante, Nada si fa troppe canne"

Ed era vero?

"Ero storta, come la mia musica però ne ho fatta di bella. Con gente straordinaria e importante per il mio percorso. Capisci? Nella mia storia ci sono stati Paolo Conte e Gianmaria Testa, e poi John Parish che considero il più grande genio del suono che ci sia in circolazione e Fausto Mesolella, grandissimo chitarrista, una specie di fratello, di padre, e quando è morto ho pianto per settimane. Fausto è stato per me la stella cadente. Tu dici il successo: ne ho avuto tanto, l'ho perso e l'ho riconquistato alla mia maniera"

Raccontaci la tua fase down?

"Quando il conto in banca scende paurosamente, quando vai in giro a cantare nei posti più sperduti, quando cominci ad interrogarti su che cosa hai fatto di sbagliato, beh, quella è l'occasione per capire chi sei e quanto vali"

E' raro che un artista faccia l'elogio della discesa?

"Dipende tutto da che cosa intendiamo per vertice. Per me la meta è quella che ti dai ogni volta. Perfino andare a fare un concerto tra le galline e gli abitanti smarriti o perplessi per la tua musica può risultare fondamentale. A un certo punto ho pensato che per me fosse importante perdere le mie tracce.Non mollare quello che sapevo fare, ma continuare a farlo con i miei slanci e le mie convinzioni"

Ci sei riuscita?

"Sono qui ancora viva,intendo artisticamente"

Sei artisticamente morta e rinata varie volte. Cosa hai provato quando Sorrentino ha scelto una tua canzone per The Young Pope?

"Ho pensato ilbuffo della vita. Dodici anni prima Senza un perché non ebbe nessun riscontro commerciale.Poi nel 2016 la riscoperta e il successo. Che morale ricavarne? Resto delusa se un progetto che mi piace non haaccoglienza. Ma poi dico: Nada , l'importante è sapere che le cose belle restano. E allora anche la morte e la rinascita hanno un sapore diverso"

In che senso diverso?

"Più dolce. Non è come il trauma per la scomparsa di un amico o di tua madre o tuo padre. Dove davvero c'è qualcosa di incolmabile"

E' un momento difficile tesoro

"Ti riferisci al mio ultimo disco?"

"Non è un disco divertente ma rende felici. Mi piace scoprire nuovi equilibri fisici e mentali. E la musica aiuta. C'ho messo una vita per diventare alternativa, ma non ho mai saputo realmente a cosa. Non è un problema di chiarezza, ma di definizione e io non amo essere definita"




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