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Lirio Abbate. Nuovo attacco dall’avvocato di Carminati. La solidarietà dell’Fnsi

[espresso.repubblica.it / di Giuseppe Scarpa] Nel ricorso in Appello, dopo la condanna a 20 anni di reclusione inflitta in Primo Grado al ‘Cecato’, l’avvocato Naso punta il dito contro il giornalista dell’Espresso che con il suo lavoro svelò per primo la vicenda di Mafia Capitale. Un attacco definito dalla Federazione della stampa «sconcertante e preoccupante»

Non lo nomina mai. Ma il riferimento al vicedirettore dell’Espresso Lirio Abbate è chiaro. Si tratta dell’appello alla sentenza di primo grado per Mafia capitale presentato dal legale di Massimo Carminati, Giosuè Naso. Allusioni, velate minacce, offese punteggiano il ricorso contro la condanna del “Nero” a vent’anni per associazione a delinquere. Un repertorio del tutto simile, va detto, lo storico avvocato della destra romana lo aveva già esibito (sempre nei confronti del giornalista dell’Espresso) durante la discussione del maxi-processo. Stavolta, nelle duecento pagine depositate lo scorso primo dicembre, si sofferma su Abbate in questi termini: « Abbiamo assistito alle premonitrici rivelazioni di giornalisti di mezza tacca spacciati per eroici paladini della verità in possesso di ghiotte anticipazioni ( il riferimento, velato ma non troppo, è all’inchiesta “ I quattro re di Roma ”, ndr) su indagini in gestazione presso i vari organi di polizia giudiziaria, pubblicate con cronometrica puntualità » eppure « senza suscitare reazione alcuna in chi quelle indagini stava compiendo ».

La teoria di Naso è che l’indagine sul “ Mondo di mezzo”, ovvero sulla presenza di una cupola a Roma con al vertice Carminati ( come ritenuto dalla procura), sia sostanzialmente un bluff, costruito anche con l’aiuto dei media: « Chi ha preso parte a questo processo — attacca il legale — potrà affermare di aver assistito alla colossale manipolazione di una realtà storica per trasformarla in realtà processuale » , per finalità « non tutte ostentate, e quindi rimaste sconosciute ».

Un’opera di manipolazione che, sostiene Naso, «nasce da lontano, attraverso un lavorio che coinvolge anche soggetti extraprocessuali, nella consapevolezza della necessità di un supporto mediatico e di opinione che renda legittimo e meritorio l’intervento dell’autorità giudiziaria ». Insomma: per l’avvocato, l’intera inchiesta giudiziaria ha avuto un «taglio stalinista » . Lo scopo? Non « la ricerca di una realtà obiettiva » , ma «la conferma di una realtà ideologicamente orientata», per confermare un teorema tagliato « su misura dei presunti responsabili». Gli articoli e i servizi televisivi di varie testate, conclude il legale, hanno prodotto un « debito di conoscenza verso la pubblica opinione ». Che è stata «abilmente e strumentalmente orientata grazie all’opera di disinformazione che ha accompagnato le cronache di questo processo».

Immediata la solidarietà dell’Fnsi: «E’ sconcertante e preoccupante il nuovo attacco che l’avvocato Giosuè Naso, legale di Massimo Carminati, ha sferrato contro il Giornalista Lirio Abbate, vicedirettore de L’Espresso, che già nel 2012 svelò per primo Mafia Capitale illustrando il ruolo dello stesso Carminati. L’attacco, questa volta, viene condotto addirittura in un atto giudiziario. Singolare non è il fatto che l’avvocato abbia deciso di difendere il proprio assistito, condannato in primo grado a vent’anni di reclusione, ma che lo faccia non nel processo ma dal processo, scagliandosi contro Abbate che vive sotto protezione da anni per le minacce e le intimidazioni mafiose ricevute per via della sua attività. Siamo di fronte alla continuazione di un’aggressione iniziata con il processo di primo grado a Massimo Carminati, con quanto affermato dall’avvocato Naso nelle udienze dibattimentali e nella discussione finale in aula. Ferma restando la dialettica processuale, siamo convinti che nel caso di Abbate siano stati oltrepassati i limiti fissati dal codice di procedura penale. Il giornalista Lirio Abbate, infatti, non è un soggetto processuale, quindi nessuna espressione nei suoi confronti può trovare giustificazione. Piuttosto si tratta di un’attività di lesione sistematica dell’immagine di un giornalista stimato e coraggioso, in un contesto nel quale non si puo’ non cogliere l’ulteriore aspetto della minaccia implicita. E’ chiara, infatti – conclude la nota – la volontà di mandare messaggi intimidatori ad Abbate, al quale va la solidarietà della Federazione nazionale della Stampa”.



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