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Sulla "divisività" del 25 aprile

Ci portiamo dietro da circa una settantina d'anni quella che da qualche tempo viene chiamata "divisività" del 25 aprile. 

Ogni anno, cioè, invece di celebrare in maniera unita la festa della Liberazione, ci lasciamo andare a distinguo, divisioni, defezioni, litigi più o meno verbali. Salvini, ad esempio, ogni volta si inventa una iniziativa alternativa o un pretesto per non unirsi alla ricorrenza o comunque per marcare la sua distanza da essa, cosa che naturalmente fanno assieme a lui moltissimi esponenti della destra (ho citato Salvini solo perché è il più noto tra questi). 

Questa divisività affonda le sue radici principalmente nella storia ma, soprattutto, nell'ideologia/partigianeria politica, retaggio della divaricazione tra cattolici e comunisti nel primo dopoguerra. Chi fosse interessato a capirne di più, in questo video il sempre ottimo Paolo Mieli riesce a spiegare le ragioni di Questa assurda conflittualità in maniera efficace in soli sette minuti.

Per quanto riguarda Salvini e, in generale, tutti quelli che per qualsiasi motivo non ritengono di dovere unirsi a questa ricorrenza, linko qui di seguito questo brevissimo intervento del sempre grande Alessandro Barbero in cui il famoso storico spiega qual è il senso di questa festa e dove, alla fine, si chiede se veramente chi non la celebra avrebbe preferito che le cose fossero andate diversamente da come sono andate.



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