Ascolto Franco Battiato dalla tenera età di undici anni, quando di nascosto mi infilavo nella Due Cavalli di mio zio Mauro, accendevo il mangianastri e mandavo ad libitum il nastro Basf con su La voce del padrone, uno degli album più universalmente noti del cantautore siciliano. Non il migliore, a mio avviso, ma sicuramente il più famoso.
Da allora non ho più smesso, e disco dopo disco, cd dopo cd, musicassetta dopo musicassetta, sono riuscito a impossessarmi di quasi tutta la sua discografia, compresi gli album di musica sperimentale tipo Fetus, Pollution, Areknames e altri, pubblicati prima del 1979, quando, con l'album L'era del cinghiale bianco, avvenne la svolta popolare/leggera del cantautore.
Tra musica elettronica, lirica, d'autore e leggera, Battiato ha pubblicato nella sua carriera più di quaranta dischi (escluse raccolte, live, bootleg ecc.). Non so quale sia il livello di conoscenza di tale monumentale opera della signora Michela Murgia, ma giudicare genericamente i suoi testi come "minchiate assolute" e "citazioni su citazioni senza nessun significato reale", non mi fa propendere per una conoscenza esaustiva.
Intendiamoci, la signora Murgia ha espresso un suo giudizio e va bene, ma mi viene da pensare che fra cinquant'anni canteremo ancora Battiato, della Murgia resterà giusto questa figura barbina.