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Uno degli ultimi Guccini



Ieri sera io e Chiara siamo andati a Cesena, al Carisport, a sentire Francesco Guccini, uno dei miei miti giovanili e l'autore delle canzoni accompagnando le quali, da giovinetto, imparai i primi accordi sulla chitarra. Non è stato un concerto nel senso classico del termine, dal momento che il cantautore modenese si è ritirato dal mondo della musica dopo l'uscita del suo ultimo album, L'ultima Thule, mi pare del 2013. Lo spettacolo che sta portando in giro in questo periodo prevede una prima parte parlata, in cui il cantautore, dietro input di un giornalista che colloquia con lui ponendogli domande, racconta aneddoti, ricordi, disquisisce di letteratura, di musica, raccontando come sono nate molte sue canzoni e molti suoi libri, e parlando delle differenze tra il mondo della sua generazione e quello di oggi. Quindi Guccini si eclissa ed entra in scena una band, composta da alcuni dei musicisti (i Musici) che lo accompagnano da una vita, che ripropone i suoi pezzi di maggior successo. 
Guccini è un narratore, nasce come tale, il fatto che poi si sia incanalato sulla via della musica è sostanzialmente fortuito. A proposito del narrare, riporto uno dei tanti aneddoti raccontati da lui stesso ieri.
Un giorno, quando Guccini era in quinta elementare, suo Padre andò dal maestro per chiedere un po' come andasse. Durante il colloquio il maestro chiese a Guccini padre: "Senta, ma il suo figliolo cos'ha intenzione di fare da grande? Quali aspirazioni ha?" Il padre, borbottando qualcosa con l'aria vagamente contrita, rispose: "Mah, non so, lui continua a dire che vorrebbe fare lo scrittore..." Il maestro guardò il padre, perplesso, poi gli disse: "Lo scrittore? Ma se scrive come un cane... Gli dica di fare qualcos'altro, forse è meglio." Com'è andata a finire lo sappiamo. Molti dei testi di Guccini sono entrati nelle antologie e vengono fatti studiare nelle scuole, mentre i suoi romanzi e saggi sono da anni apprezzatissimi da pubblico e critica - leggete Questo sangue che impasta la terra, giusto per citare uno dei suoi romanzi più belli.
Mi ha fatto un certa impressione ascoltare Guccini parlare, con il lucido affaticamento e trascinamento di parole a volte smozzicato tipici dei settantasettenni reduci da una vita trascorsa fumando due pacchetti al giorno. Per me sarà sempre un grande.


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