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Imparare a capire il cane, la storia di Piccolo

A volte i problemi di comportamento derivano da vere e proprie incomprensioni tra il Cane e i suoi proprietari: ecco la storia di Piccolo, un terremoto di 5 kg che aveva messo sotto sopra la vita dei suoi proprietari. 

Piccolo, di nome ma non di fatto

Piccolo è un Jack Russell di 2 anni che ha messo a dura prova la pazienza di una coppia di miei amici. Come tutti i cani della sua razza, è un tipetto ostinato che vuole avere ragione e si impunta se non ottiene quello che vuole.

Quando la mia amica mi ha contattato, erano già sorti i primi problemi: il cane faceva la pipì in casa, anche se usciva spesso, aveva comportamenti di controllo sulle risorse e non amava essere manipolato, arrivando anche a dare qualche pizzicotto al suo papà umano, colpevole di comportamenti che non andavano a genio alla piccola peste.

I miei amici iniziavano a preoccuparsi: dal loro punto di vista, stavano facendo tutto bene con Piccolo. Lo portavano fuori, passavano del tempo con lui, lo nutrivano, lo curavano e lo coccolavano: si stavano solo dimenticando di pensare al suo punto di vista, dovevano imparare a capire il cane.

Qualcosa doveva cambiare!

Il mio sospetto è che Piccolo si fosse messo in testa di avere un ruolo e una posizione sociale diverso rispetto a quello che i suoi umani volevano che avesse. E questo perché, inconsapevolmente, glielo avevano fatto pensare, lasciando errati indizi di posizionamento sociale: cibo sempre disponibile, accesso al letto e divano a proprio piacimento, libera circolazione in casa. Può capitare che ci siano cani che non raccolgono questi indizi perché non interessati, ma se a trovarli è un tipetto tosto come un Jack Russell, è molto probabile che il cane in questione decida di leggerli a proprio vantaggio.

Per questi motivi ho consigliato loro di non lasciare cibo sempre disponibile, ma di darlo due volte al giorno, di impedire al cane di salire sul letto e sul divano se non invitato a farlo e di limitare leggermente i suoi movimenti in casa. Inoltre, ho consigliato loro di ridurre al minimo le manipolazioni: basta coccole esagerate (che evidentemente il cane non apprezzava), solo brevi contatti sporadici.

Piccolo doveva imparare a capire i suoi umani, ma i miei amici dovevano a loro volta imparare a capire il cane.

Come vanno le cose oggi

Dopo qualche mese di  lavoro, la situazione è più stabile a casa di Piccolo. I miei amici non sono più spaventati dalle reazioni del loro cane, hanno imparato a capirlo e lui a sua volta ha imparato a farsi capire senza arrivare a scontri diretti, come accadeva un tempo. Dalla storia di Piccolo possiamo tutti trarre un insegnamento valido: è vero che il nostro cane deve imparare a capirci, ma noi dobbiamo anche imparare a capire il cane, se vogliamo davvero che la nostra convivenza funzioni bene.

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