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Perchè esiste l'anno bisestile?


Un anno solare, cioè il tempo che la Terra impiega a fare un giro completo intorno al Sole, non è perfettamente divisibile in periodi di 24 ore, cioè in giorni: dura circa 365 Giorni e 6 ore. Se tutti gli anni avessero 365 giorni, ogni quattro anni il calendario si ritroverebbe in anticipo di un giorno. Grazie all’anno bisestile, il calendario si aggiusta aggiungendo un giorno proprio quando l’anticipo accumulato raggiunge le 24 ore. Ma c'è un altro problema, in realtà l’anno astronomico non dura esattamente 365 giorni e 6 ore, ma qualche minuto in meno, per la precisione 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. Quindi, anche utilizzando gli anni bisestili, dopo 400 anni il calendario si troverebbe sballato, in ritardo di circa tre giorni. Per risolvere il problema, gli anni precedenti a quello di inizio secolo, cioè quelli divisibili per cento, non sono considerati bisestili a meno che non siano divisibili anche per 400. In questo modo, ogni 400 anni ci sono 3 anni bisestili in meno, eliminando così i tre giorni di anticipo.


Ma a chi dobbiamo la sua creazione? L’origine dell’anno bisestile risale a Giulio Cesare che nel 46 a.C impose un po’ d’ordine alla caotica situazione del calendario romano.
Prima del suo arrivo l’anno romano durava 355 giorni. Per compensare la differenza con l’anno solare, ogni tanto veniva aggiunto al calendario un intero “mese intercalare” di durata variabile, di solito una ventina di giorni tra febbraio e marzo. In teoria la regola prevedeva che a un anno da 355 giorni dovesse fare seguito uno da 377 giorni, a cui seguiva di nuovo uno da 355 e poi uno da 378, per poi ricominciare il ciclo. Alternandosi in questo modo, il calendario romano riusciva a essere più o meno in linea con quello solare.

In pratica però era molto complicato. L’autorità che governava i calendari, il Pontefice Massimo, era una figura politica e molto spesso accadeva che il mese "intercalare" venisse accorciato o allungato, inserito o “dimenticato”, in base all’interesse dei Pontefici o dei suoi alleati. Se ad esempio il Pontefice Massimo aveva convenienza a ritardare un’elezione prevista per marzo, poteva inserire dopo febbraio un mese "intercalare" insolitamente lungo. La situazione era estremamente caotica e Cesare cercò di risolverla. Con l’aiuto di matematici ed esperti, alcuni dei quali conosciuti durante la sua campagna in Egitto, progettò un calendario diviso in anni di 365 giorni, e di 366 ogni quattro anni.
La riforma di Cesare aveva però trascurato che un anno solare non dura esattamente 365 giorni e sei ore. Il calendario si trovava quindi in ritardo di tre giorni ogni 400 anni. Tra guerre civili, caduta dell’Impero romano, invasioni barbariche ed epidemie di peste, nessuno fece caso a questo errore per circa un millennio e mezzo. Solo nel 1582 il Papa di allora, Gregorio XIII, si accorse che quell’anno la primavera era cominciata l’11 marzo, dieci giorni in anticipo rispetto alla data dell’equinozio.

Gregorio decise di risolvere la questione con una drastica riforma: dopo venerdì 4 ottobre 1582 il calendario sarebbe saltato direttamente a sabato 15: i dieci giorni di mezzo, in un certo senso, non sono mai esistiti e, per evitare di perdere altri dieci giorni nel migliaio di anni successivo,
venne stabilito che gli anni multipli di cento sarebbero stati bisestili soltanto se fossero stati multipli anche di 400.


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