Dopo una notte insonne, cui si aggiungono gli effetti dell’odiosa ora legale, mi è precipitata addosso una terribile spossatezza, contro la quale cerco di combattere in ogni modo. Detesto dormire di pomeriggio, anche se Oggi ne avrei bisogno; così ho deciso di uscire, e adesso – sono circa le 15:30 – mi trovo nel piccolo parco sotto casa, impegnata a non addormentarmi e ad ammirare la radiosità di questa domenica primaverile. Non posso allontanarmi, un po’ a causa della zona rossa, un po’ per colpa della stanchezza. Devo accontentarmi di restare in questo minuscolo angolo di mondo.
Adesso il parco è vuoto, e ciò significa che è tutto per me, soltanto mio; così mi lascio avvolgere dal timido splendore dell’inizio di primavera:
Ogni anno mi colpisce il rapido mutare del paesaggio, quella trasformazione silenziosa che testimonia il costante pulsare della vita. In pochi Giorni sono cambiati i colori, e il bianco e il rosa delle splendide fioriture di marzo si sono dissolti per lasciare spazio ad altri toni. Sono le immagini a parlare, il loro confronto a raccontarci la meraviglia della nuova stagione. Quindici Giorni fa:
Oggi:
E ancora quindici giorni fa:
Oggi:
Questi sono ormai scomparsi, raggiungendo la rarefatta dimensione del ricordo:
Mentre il vento di fine marzo, gentile, mi sfiora appena, la memoria torna a due mesi fa, alla morte dell’inverno, al suo incedere tetro, ai suoi occhi di ghiaccio; e allora il mutamento appare sorprendente, quasi un miracolo: