Esitante, silenziosa, calma, malinconica: è la pioggia di certe giornate di aprile, giornate che sembrano ripiegate su se stesse, indefinite, incompiute; giornate che sono e non sono, che esistono e non esistono – ferme, irresolute, forse un po’ stanche. Ed è strana l’assenza di voci o il loro spegnersi a poco a poco, come se l’atmosfera riuscisse a imporre lo smorzarsi di ogni eccesso. Così, si è improvvisamente riconsegnati a quei momenti di sospensione che soltanto le mezze stagioni sanno regalarci: tregue fatte di omissioni, di pensieri profondi e di irripetibili alchimie; tregue che, a poco a poco, senza clamore, lasciano emergere importanti verità.