Questa mattina, ho colto l’occasione del giorno festivo per fare una tipica passeggiata di ottobre, ossia per immergermi completamente nell’atmosfera autunnale. E sono stata molto fortunata proprio perché l’atmosfera era grigia, leggermente piovigginosa, malinconica ma quieta.
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Il segreto del fascino di ottobre è tutto lì, nella sua strana calma e nella sua ambiguità: le foglie cadono ma lentamente, con quieto garbo; le foglie sono gialle ma anche verdi e gli alberi non sono ancora spogli. Ottobre è la metamorfosi che non freme per esibirsi, la bellezza accompagnata dalla modestia, la profondità priva di orgoglio: ottobre offre senza pretendere nulla in cambio; ottobre arriva e dispiega i suoi regali per chiunque voglia accettarli, ma senza costringere nessuno a dedicare loro attenzione. E infatti il parco, questa mattina, era un enigma di colori e silenzio. A tratti, sembrava di camminare in un altro mondo, in un Altrove misterioso, accogliente e comprensivo.
Con la sua pacatezza, la sua elegante austerità, la sua rara saggezza, ottobre insegna a pensare, a ricordare, a distinguere, a interpretare luci e ombre, a osservare quello che sfugge ai più. Ottobre è una porta che si apre sull’infinito.