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Il fantastico Giogio Gaber

GIORGIO GABER


“Cos'è, cosa dice, scrive e fa un intellettuale, in una stagione confusa come la nostra? È uno che mentre gli altri sembrano fare i conti con le cose più spicciole guarda un po' più in là e un po' più dentro. Le parole di tutti non gli bastano, per lui vogliono dire un'altra cosa. Perciò le deve riscoprire, ripulendole da ovvietà ed equivoci. Perché l'intellettuale vero le parole le usa tutte, le più semplici come le più difficili, e non ne teme nessuna.”

http://www.giorgiogaber.it/giorgio-gaber

Giorgio Gaber, Giorgio Gaberščik  (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003), è stato un cantautore, commediografo, attore, cabarettista, chitarrista e regista teatrale italiano tra i più influenti dello spettacolo e della musica italiana del secondo dopoguerra.

Se si dovesse condensare in una frase la vita di Giorgio Gaber (impresa non facile vista la portata del personaggio), si potrebbe dire che è stato l’inventore del teatro-canzone, Giorgio Gaber infatti è stato un cantautore unico e particolare, poiché ha saputo unire la musica al teatro.

Un artista eclettico, al di là dei generi e delle etichette, Gaber è stato un innovatore, un inventore, un creatore, un dissacratore: in una parola, un genio estremamente ironico e anche divertente.

Chiamato anche Il Signor G dai suoi estimatori, è stato anche un chitarrista di grande valore.

Per descrivervelo ci vorrebbero un’infinità di parole, tante quanti i brani che ha scritto e forse anche di più. Da dire c’è sicuramente che faceva parte di una generazione di autori che non solo “avevano qualcosa da dire” ma che sapevano anche come farlo.

E allora per farvelo conoscere vorrei presentarvi alcune sue opere, sperando che vi mettano curiosità e vi regalino la voglia di conoscere meglio questo autore straordinario, pungente, profondo, divertente e dai pensieri mai scontati

Benvenuto il Luogo Dove - 1984/1985

 


Benvenuto il luogo dove  dove tutto è ironia

il luogo dove c'è la vita e i vari tipi di allegria

dove si nasce dove si vive sorridendo

dove si soffre senza dar la colpa al mondo.

Benvenuto il luogo delle confusioni

dove i conti non tornano mai

ma non si ha paura delle contraddizioni

benvenuta la vita che conta solo su se stessa

benvenuto il luogo dove tanta gente insieme non fa massa

Benvenuto il luogo dove non si prende niente sul serio

dove forse c’è il superfluo e non il necessario

il luogo dove il sentire è più importante

dove malgrado l'ignoranza tutto è intelligente

Benvenuto il luogo dove se un tuo pensiero trova compagnia

probabilmente è già il momento di cambiare idea

dove fascismo e comunismo sono vecchi soprannomi per anziani

dove neanche gli indovini pensano al domani.

Benvenuto il luogo dove tutto è calcolato e non funziona niente

e per mettersi d'accordo si ruba onestamente

dove non c’è un grande amore per lo stato

ci si crede poco e i gusto di sentirsi soli è così antico

Benvenuto il luogo dove forse per caso o forse per fortuna

sembra che muoia e poi non muore mai nemmeno la laguna

un luogo pieno di dialetti strani  di sentimenti quasi sconosciuti

dove i poeti sono nati tutti a Recanati.

Benvenuto il luogo lungo e stretto

con attorno il mare pieno di regioni

come dovrebbero essere tutte le nazioni

magari un po' per non morire un po' per celia

un luogo così assurdo sembra proprio l'Italia

https://music.youtube.com/watch?v=Lf2JXr9QTiw&list=RDAMVMLf2JXr9QTiw

Destra-Sinistraè una canzone di Giorgio Gaber, pubblicata nel 1994



Tutti noi ce la prendiamo con la storia

Ma io dico che la colpa è nostra

È evidente che la gente è poco seria

Quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Fare il bagno nella vasca è di destra

Far la doccia invece è di sinistra

Un pacchetto di Marlboro è di destra

Di contrabbando è di sinistra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Una bella minestrina è di destra

Il minestrone è sempre di sinistra

Tutti i films che fanno oggi son di destra

Se annoiano son di sinistra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Le scarpette da ginnastica o da tennis

Hanno ancora un gusto un po' di destra

Ma portarle tutte sporche e un po' slacciate

È da scemi più che di sinistra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

I blue-jeans che sono un segno di sinistra

Con la giacca vanno verso destra

Il concerto nello stadio è di sinistra

I prezzi sono un po' di destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

I collant son quasi sempre di sinistra

Il reggicalze è più che mai di destra

La pisciata in compagnia è di sinistra

Il cesso è sempre in fondo a destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

La piscina bella azzurra e trasparente

È evidente che sia un po' di destra

Mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare

Sono di merda più che sinistra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

L'ideologia, l'ideologia

Malgrado tutto credo ancora che ci sia

È la passione, l'ossessione

Della tua diversità

Che al momento dove è andata non si sa

Dove non si sa, dove non si sa.

Io direi che il culatello è di destra

La mortadella è di sinistra

Se la cioccolata svizzera è di destra

La Nutella è ancora di sinistra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Il pensiero liberale è di destra

Ora è buono anche per la sinistra

Non si sa se la fortuna sia di destra

La sfiga è sempre di sinistra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Il saluto vigoroso a pugno chiuso

È un antico gesto di sinistra

Quello un po' degli anni '20, un po' romano

È da stronzi oltre che di destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

L'ideologia, l'ideologia

Malgrado tutto credo ancora che ci sia

È il continuare ad affermare

Un pensiero e il suo perché

Con la scusa di un contrasto che non c'è

Se c'è chissà dov'è, se c'è chissà dov'è.

Tutto il vecchio moralismo è di sinistra

La mancanza di morale è a destra

Anche il Papa ultimamente

È un po' a sinistra

È il demonio che ora è andato a destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

La risposta delle masse è di sinistra

Con un lieve cedimento a destra

Son sicuro che il bastardo è di sinistra

Il figlio di puttana è di destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Una donna emancipata è di sinistra

Riservata è già un po' più di destra

Ma un figone resta sempre un'attrazione

Che va bene per sinistra e destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Tutti noi ce la prendiamo con la storia

Ma io dico che la colpa è nostra

È evidente che la gente è poco seria

Quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Destra-sinistra

Destra-sinistra

Destra-sinistra

Destra-sinistra

Destra-sinistra

Basta!

https://music.youtube.com/watch?v=1dYXfhuu0zc&list=RDAMVM1dYXfhuu0zc

Risposta al ragazzo della via Gluck 1966



Se Celentano nel Ragazzo della via Gluck raccontava parte della sua giovinezza, Gaber preferisce immaginarsi un ragazzo “medio”, anche lui residente in periferia, in cui qualunque ragazzo della medio-bassa borghesia milanese potrebbe immedesimarsi. Un ragazzo decisamente sfortunato.

In affitto in una piccola casa, “fitto bloccato e servizi di corte”, dopo la morte della madre, e sul punto di sposarsi, il protagonista della storia di Gaber si vede tolta la casa… Sfrattato, ironia della sorte, perché la sua casa deve essere abbattuta per far spazio ad un prato:

Questa è la storia di un ragazzo che abitava in una strada di periferia e in fondo in fondo un po' assomiglia al ragazzo di via Gluck anche se I suoi problemi completamente differenti

Era un ragazzo un po' come tanti

Che lavorava tirava avanti

Ed aspettava senza pretese

Il suo stipendio a fine mese

La madre a carico in due locali

Mobili usati presi a cambiali

In un palazzo un po' malandato

Servizi in corte fitto bloccato

Ma Quella Casa ma quella casa

Ora non c'è più

Ma quella casa ma quella casa

L'han buttata giù

Morta la madre rimasto solo

Pensa alle nozze e alla morosa

Che già prepara il velo da sposa

Ed il corredo per la sua casa

Per quella casa fitto bloccato

Tremila al mese spese comprese

Lui la guardava tutto contento

Ed aspirava l'odor di cemento

Ma quella casa ma quella casa

Ora non c'è più

Ma quella casa ma quella casa

L'han buttata giù

Già tutto è pronto le pubblicazioni

Il rito in chiesa e I testimoni

Quand'ecco arriva un tipo astratto

Con baffi e barba e avviso di sfratto

E quel palazzo un po' malandato

Va demolito per farci un prato

Il nostro amico la casa perde

Per una legge del piano verde

Ma quella casa ma quella casa

Ora non c'è più

Ma quella casa ma quella casa

L'han buttata giù

Persa la casa fitto bloccato

La sua morosa lo ha abbandonato

L'amore è bello ma non è tutto

E per sposarsi occorre un tetto

Ora quel prato è frequentato

Da qualche cane e qualche coppietta

E lui ripensa con gran rimpianto

A quella casa che amava tanto

Ma quella casa ma quella casa

Ora non c'è più

Ma quella casa ma quella casa

L'han buttata giù

È ora di finirla di buttar giù le case per fare I prati, cosa interessano a noi I prati? Guarda quello lì, doveva sposarsi, gli han buttato giù la casa, è chiaro, non può più sposarsi. Roba da matti. Io non capisco perché non buttano giù I palazzoni del centro, quelli lì si che disturbano, mica le case di periferia, guarda un po' che roba, I soliti problemi che non si capisce mai niente.

https://music.youtube.com/watch?v=LQynyF2WuJI&list=RDAMVMLQynyF2WuJI


PIETRE MILIARI DEL TEATRO CANZONE


Nel 1978 uscì Polli d’allevamento. Come accade per quasi tutti gli album considerati del “Teatro Canzone”, è la registrazione integrale di uno spettacolo proposto da Gaber nella stagione teatrale 1978/1979, in particolar modo uno spettacolo del 1978 a Bologna. I brani sono come sempre composti da Giorgio Gaber e Sandro Luporini, mentre gli arrangiamenti addirittura da Franco Battiato insieme a Giusto Pio. Questo album già dal titolo rivela la sua natura decisamente provocatoria: Gaber critica aspramente la società ed in particolar modo i giovani, che non riescono a ribellarsi a nulla ed anzi nei loro tentativi mosci di ribellione sono come “polli d’allevamento”.





Tra questi Il suicidio, famoso poiché elenca i modi in cui si toglierebbero la vita una serie di personaggi famosi e politici.



Bella serata

Proprio una bella serata

E poi gli amici ti tirano su

Si parla, si canta, si ride

Che risate si fa quando si ride...

Va beh, spogliamoci va...

Tu guarda che faccia

Spalle curve

Gambe magre

E 'ste mutande

Color pervinca

Non importa

Questa volta va a finire che lo faccio sul serio

Ma sì, basta

Bisogna farla finita

Magari davanti allo specchio

Sì, nudo... via anche le mutande, ecco

Questo sono io

Gli specchi non servono a niente

Non so neanche che faccia avrò con gli occhi chiusi

Non riesco a fregarlo

Non importa

Questa volta va a finire che lo faccio per davvero

Mi ricordo che una volta volevo ammazzarmi per amore

Mi aveva detto che non mi amava più

Un attimo prima che glielo dicessi io

Quel tanto che basta per farti impazzire

Ti senti escluso, abbandonato

Lei non si accorge neanche dell'ingiustizia che t'ha fatto

E tu t'ammazzi, così impara

E dopo ti amerà per tutta la vita

La sua

Suicidio troppo emotivo, a caldo

Ma tu guarda che faccia che c'ho io

Non c'ho mica la faccia di uno che soffre

È il mondo...

Suicidio a freddo, di contro-informazione

Pum! E tutto cambia

E il mondo, fino ad un attimo prima, tremendo e ostile contro di te

Viene subito a rotolarsi ai tuoi piedi come una palla docile

Sorniona, scodinzolante, affettuosa

Un Cocker

Peccato che poi non c'hai la soddisfazione di vederlo

Il Cocker

Quasi quasi mi rivesto e vado da Giuseppe

Giuseppe è sensibile, so già cosa mi dice

"Ci sono mille modi di ri-interessarsi alla vita"

Lui ci crede ciecamente alle passioni

"Mille modi"

"C'è gente che fotografa i rapaci nei loro nidi"

"E fa dei corsi meravigliosi"

"Per impadronirsi di queste tecniche speciali"

Ci sono davvero questi corsi, sai? C'è tutto

No, non devo andare da Giuseppe

Non posso distrarmi con la fotografia

Siamo così futili che le distrazioni ci possono impedire di ammazzarci

Ma meglio Athos, allora

Ma sì, Athos è più obiettivo

Non sta mica a tirarmi su di morale coi soliti discorsi sulla vita

È troppo intelligente

Vado lì, gli racconto tutto

Tutto tutto fino alla fine

"Eh, ecco Atos, lo vedi anche tu, sono un fallito!"

E lui: "Sì"

E mi indica la scogliera

'Sto deficiente, insensibile

Ma che s'ammazzi lui

La scogliera...

Casomai il modo me lo scelgo io

Un modo che sia mio

Un modo che sia giusto per... eh

Bisogna essere prudenti quando ci si ammazza

Sennò si fan delle figure

La scogliera... ma-ma la scogliera...

La sco- la scogliera va bene per Berghman

Nordico, Religioso, eh

Già...

Come si ammazzerà la gente importante, eh?

No dico, quelli famosi

Per dire

Barbato

Andrea barbato

Con calma

Scrive l'ultima cartolina

E si svena

Due gocce di sangue

E la Dellera

Francesca

Tutta nuda

Uno spillettino

E Lucio Battisti?

"A fari spenti nella notte"

E Craxi

Craxi, sì

Me lo vedo: una sfilata, macchina scoperta

Lui in piedi

Sorride alla folla

Paga un sicario

Martelli

Pum! Tram! Come un presidente!

Occhetto...

Lapidato

Dai suoi

E Cossiga

Cossiga...

In diretta tra reti unificate

Esterna due parole

Quattro

Venti cazzate

Tanto il Quirinale smentisce

Arriva Galloni con il calice

La cicuta

E sulla sua tomba solo Gladioli

E io, no, dico, io

Con questa faccia

Questa cameretta

Queste mutande

Potrei buttarmi sotto...

Troppo vitale

Oppure potrei... mh

No... non va bene

Ma possibile che oggi

Non si riesca a trovare un modo che non sia vecchio, superato

Inadeguato, ridicolo

Forse oggi

Esteticamente

Mi rimetto gli slip pervinca

Mi rivesto

Esco

E vedremo come va a finire

C'è una fine per tutto

E non è detto che sia sempre la morte


La paura
è un altro monologo di Giorgio Gaber presente nell’album ed ha, come peculiare caratteristica, la struttura di un aneddoto, di un racconto. Gaber racconta di camminare per le strade di una città, evidentemente la sua Milano, ad un’ora tarda e di vedere un uomo che tiene in mano qualcosa. Tutti ci rendiamo conto di quale contesto vuole esporre: un momento di forte paura, causata dalla diffidenza che abbiamo verso l’altra persona.

Monologo : LA PAURA

Di Giorgio Gaber


E camminando di notte nel centro di Milano semi deserto e buio e vedendomi venire incontro l'incauto avventore, ebbi un piccolo sobbalzo nella regione epigastrico-duodenale che a buon diritto chiamai... paura, o vigliaccheria emotiva.

Sono i momenti in cui amo la polizia. E lei lo sa, e si fa desiderare.

 

Si sente solo il rumore dei miei passi. Avrei dovuto mettere le Clark.

 

La luna immobile e bianca disegna ombre allungate e drittissime. Non importa, non siamo mica qui per fare delle fotografie, dài!

Cappello in testa e impermeabile chiaro che copre l'abito scurissimo, l'uomo che mi viene incontro ha pochissime probabilità di essere Humprey Bogart. Le mani stringono al petto qualcosa di poco chiaro.

 

Non posso deviare. Mi seguirebbe.

Il caso cane-gatto è un esempio tipico: finché nessuno scappa non succede niente. Appena uno scappa, quell'altro... sguishhh. Ed è giusto, perché se uno scappa deve avere una buona ragione per essere seguito. Altrimenti che scappa a fare? Da solo? In quel caso si direbbe semplicemente 'corre'... E se poi lui non mi seguisse non ho voglia di correre come un cretino alle due di notte per Milano... senza le Clark.

La luna è sempre immobile e bianca, come ai tempi in cui c'erano ancora le notti d'amore. Non importa, proseguo per la mia strada. Non devo avere paura. La paura è un odore e i viandanti lo sentono. Sono peggio delle bestie questi viandanti... è chiaro che lo sentono.

Ma perché sono uscito? Avrei dovuto chiudermi in casa e scrivere sulla porta: "Non ho denaro" a titolo di precauzione, per scoraggiare ladri e assassini. E lo strangolatore solitario? Quello se ne frega dei soldi. Dovrei andare a vivere in Svizzera. Non si è mai abbastanza coraggiosi da diventare vigliacchi definitivamente.

Ma l'importante ora è andare avanti, deciso. Qualsiasi flessione potrebbe essere di grande utilità al nemico. La prossima traversa è vicina e forma un angolo acuto. Acuto o ottuso? Non importa Però sento che lo potrei raggiungere, l'angolo.

Ma il nemico avanza, allunga il passo... o è una mia impressione? Ricordati del cane e del gatto. Anche lui ha paura di me. Devo puntargli addosso come un incrociatore, avere l'aria di speronarlo... ecco, così. È lui che si scosta... disegna una curva. No, mi punta. Siamo a dieci metri: le mani al petto stringono un grosso mazzo di fiori. Un mazzo di fiori?.. Chi crede di fregare! Una pistola, un coltello, nascosto in mezzo ai tulipani.

Come son furbe le forze del male! Eccolo, è a cinque metri, è finita, quattro, tre, due, uno...

Niente, era soltanto un uomo. Un uomo che senza il minimo sospetto mi ha sorriso, come fossimo due persone. Che strano, ho avuto paura di un’ombra nella notte. Ho pensato di tutto. L'unica cosa che non ho pensato è che poteva essere semplicemente... una persona.

La luna continua a essere immobile e bianca, come ai tempi in cui c'era ancora l'uomo.





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