Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

La questione etnica della Lombardia

La Questione Etnica Della Lombardia

La mia sensibilità identitaria e comunitaria, che mi caratterizza da sempre ma, soprattutto, da quando nel lontano 2006 ebbi modo di accostarmi alle tematiche care all’etnonazionalismo, mi ha portato nel tempo ad inquadrare la realtà (storica) lombarda come un vero e proprio ambito etnico e culturale a sé stante che, sebbene quasi sempre latente, merita riscoperta e adeguata valorizzazione.

Per quanto, un tempo, fossi decisamente sbilanciato verso l’indipendentismo e l’anti-italianismo (pensando, in particolar modo, all’eterna questione meridionale e alle magagne congenite dello stato nato dall’antifascismo), conservo anche oggi, in qualità di razionale assertore dell’identità – soprattutto culturale – italiana, la visione etnicista lombardista perché palesemente innegabile che la Lombardia (storica, ripeto) abbia tutto il diritto di salvaguardare con ogni mezzo lecito possibile la propria peculiare fisionomia, plasmata da millenni e secoli di storia.

Al contrario di quello che gli stolti potrebbero pensare, al netto degli eccessi di ardore giovanili, non ero un deficiente prima e non lo sono ora e nonostante qualche, naturale, scossa di assestamento ideologico riesco ad equilibrare tranquillamente il mio desiderio conservativo nei confronti del mondo lombardo con l’istanza italianista che è, necessariamente, da incorniciare in un contesto di salutare e serio federalismo etnico.

Serve infatti equilibrio, ragione e buonsenso, perché non si tratta qui di contrapporsi in perniciosi estremismi tra secessionisti e neofascisti bensì di trovare la quadra per evitare di buttare il bambino (l’Italia) con l’acqua sporca (le contemporanee storture repubblicane) e per evitare di incanalare il Lombardesimo in poco proficui tortuosi sentieri micro-sciovinistici, senza ottenere, oltretutto, nulla di buono e, anzi, rischiando di banalizzare tematiche importantissime con atteggiamenti pseudo-legaioli.

Riconoscersi come Lombardi, Italiani ed Europei (oltre che, chiaramente, comunità di razza caucasoide europide non sradicata ma fortemente legata al proprio territorio) non è in nessun modo una contraddizione, perché semplicemente significa riconoscere l’esistenza, simultanea, di tre identità che rispondono al dato etnico, a quello nazionale e a quello continentale. E, inoltre, significa distinguere grandi realtà etno-culturali storiche dai loro odierni contenitori burocratici, artificiali e senza senso patriottico, che vanno osteggiati in quanto non enti rappresentativi dei popoli ma gabbie, prigioni, ghetti in cui le genti di Lombardia, Italia ed Europa languono condannate dall’insensata statolatria simil-giacobina che calpesta il sangue, distrugge il suolo e svilisce il luminoso spirito indoeuropeo delle nostre comunità.

La lombardità è dunque anche etnica: i Lombardi sono un popolo, un gruppo etnico, una suddivisione etno-culturale all’interno del quadro italiano che, certo, è eterogeneo ma include anche i Lombardi ormai da 2000 anni e più. Parlare di Italia multietnica può sembrare esagerato perché non è che l’Italia sia variegata quanto l’Europa, però è innegabile che vi sia, pur su di un territorio ristretto, una mancanza di omogeneità e compattezza che è forse unica in Europa. L’Italia non è i Balcani, ma se vediamo etnie nei Croati, nei Serbi o nei Bulgari (moderni) nulla ci impedisce di vederne nei Lombardi, nei Veneti, nei Toscani e Mediani, nei Meridionali e nei Sardi, per non parlare delle varie minoranze etniche. Risaputo che “etnia” abbia, oltretutto, un valore più culturale che biologico ma, a maggior ragione, considerando la grande variabilità genetica esistente in Italia (maggiore rispetto a quella iugoslava) parlare di etnie differenti in Italia non è certo una bestemmia.

Si parlerà anche tutti italiano, si sarà anche tutti cattolici, si sarà tutti – senza dubbio – figli della cultura latina e della romanità ma quando osserviamo la distanza che intercorre tra Sardi e Friulani o tra Siciliani e Lombardi delle riflessioni sorgono spontanee. D’altro canto non esiste certo un baratro tra l’Italia settentrionale e quella centrale (Corsica inclusa), in termini antro-genetici; però è chiaro che vi siano differenze linguistiche, culturali, caratteriali, socioeconomiche, e nondimeno geografiche e climatiche poiché se il Nord Italia è terra sub-continentale dal clima alpino, temperato e sub-mediterraneo, caratterizzato da una vasta pianura (un tempo ricoperta di una foresta planiziale ricchissima di nobili essenze continentali come querce, carpini, frassini, olmi, faggi ecc.) che ne ha indelebilmente segnato la storia, e il carattere, Toscana e Italia centrale rispondono con un ambito peninsulare, mediterraneo (per quanto il cuore appenninico sia montagnoso), circondato dai mari e con un aspetto maggiormente italico del Settentrione.

Il noto stacco esistente in Italia riguarda l’ambito centro-settentrionale da quello meridionale (sebbene come detto le differenze tra Nord e Centro esistano, eccome), poiché il Meridione, come già i primi studi genetici effettuati sull’Italia hanno dimostrato (vedi Cavalli-Sforza, Piazza, Menozzi, Alinei, Barbujani ecc.), ha una netta tendenza sudorientale che lo distingue dal resto dell’Italia, avvicinandosi ai Greci e distanziandosi dagli altri Europei, probabilmente dovuta ad un Neolitico più antico-levantino rispetto a quello vissuto dal Centro-Nord oppure ad una certa intromissione del Bronzo proveniente dal Vicino Oriente. Tuttavia anche l’isolamento del Meridione ha contribuito al suo peculiare aspetto di realtà peninsulare estrema bagnata da diversi mari, nettamente mediterranea, ma anche appenninica tra vulcani e terremoti, e da sempre a stretto contatto con il mondo ellenico.

All’interno del Sud v’è anche una variazione tra Meridione e Meridione estremo che è anche una contrapposizione storica tra Napoli e la Sicilia, con Salento, Calabria e Sicilia medesima alquanto ellenizzati e abbastanza meno italici dell’ambito neapolitano. Tuttavia nell’area più occidentale della Sicilia, tra Palermo e Trapani, vi è una certa tendenza continentale che può anche portare i Siciliani di colà ad assomigliare agli Abruzzesi, i più continentali tra le genti meridionali. La cagione non è da ricercarsi tanto nei Normanni quanto nell’aspetto più occidentale dell’ovest siciliano rispetto al resto dell’isola e a buona parte del Meridione.

Naturalmente, infine, ecco i Sardi, notissimo isolato genetico che li contraddistingue da millenni, con una identità storica peculiare che li rende certo unici in Italia come in Europa essendo, grazie all’isolamento insulare e alla deriva genetica (ma anche al forte effetto del fondatore), una realtà etnica a sé stante e ben distinta da tutti gli altri popoli italiani.

Tornando all’etnia lombarda, per quanto ne abbia parlato molte volte e ormai da anni direi, sarà utile ricordare chi sarebbero i Lombardi etnici e in base a quali criteri questi possano dirsi tali. Ricordiamo che la Regione Lombardia ve la dovete dimenticare (una regione amministrativa giovanissima e davvero imbarazzante, senza alcuna identità concreta); la Lombardia storica comprende tutto il Nord Italia e può essere infatti chiamata Grande Lombardia grazie alla dominazione longobarda comune che portò a designare, nel Medioevo, tutti gli Italiani settentrionali come Lombardi (a volte anche i Toscani, sebbene autori come Dante distinguano i Lombardi dai Toschi, soprattutto da un punto di vista linguistico). Parliamo di un territorio cisalpino, sub-continentale, cinto a nord dalle Alpi e a sud dall’Appennino, barriere naturali che hanno permesso di conservare nei secoli questa identità granlombarda che passa anche per usi e costumi, culture, mentalità, storia e clima. Epperò, al di là delle minoranze alpine, non stiamo parlando esattamente di una realtà etno-linguistica del tutto omogenea, tanto che la designazione di Lombardia etnica non può riguardare tutto il Settentrione.

Definiremo come Lombardia etnica, dunque, sostanzialmente la parte occidentale dell’Italia del Nord, tuttavia con alcune riserve sui territori di Liguria, Emilia orientale e Romagna (sino a Senigallia), motivate da quanto stiamo per dire. I Lombardi etnici sono le genti indigene cisalpine, di lingua gallo-italica (o lombarda) e di ambito macro-etnico celto-romanzo – con qualche influsso germanico medievale – che abitano il territorio compreso tra le Alpi a nord/ovest e l’Appennino Tosco-Emiliano a sud e il confine orientale dato dallo spartiacque padano; infatti i confini della Lombardia etnica potrebbero tranquillamente coincidere col bacino imbrifero del fiume Po, che esclude così Liguria mediterranea, Bolognese e Ferrarese e Romagna. Nel concreto sono etniche le aree insubriche (il cuore storico del Ducato di Milano, capitale lombarda, che comprende anche la Svizzera italiana), quelle piemontesi (includendo la Val d’Aosta per ragioni geografiche), il settore ligure transappenninico, l’Emilia sino al fiume Panaro e quella che oggi è la Lombardia orientale, transabduana, e che include il Trentino occidentale.

L’esclusione, o meglio, l’incerto statuto lombardo-etnico delle tre aree succitate (Liguria, Emilia orientale e Romagna) non riguarda solo questioni geografiche, ma anche etno-linguistiche poiché i Liguri parlano un idioma simile ma distinto dai parlari lombardi/gallo-italici (influenzato dalla koinè medievale alto-italiana al pari delle zone occidentali del Triveneto), sono meno celtici e poco longobardi; e così gli Emiliani orientali, al di là del Panaro, che nel Medioevo fu un importante confine tra Langobardiae Romandiola, e i Romagnoli sino al confine sud dell’Ager Gallicus, mancano di una concreta impronta di superstrato longobarda e, anche a detta di Dante, linguisticamente sono ascrivibili all’ambito romagnolo storico, per quanto il territorio ferrarese sia “ibrido”. Intendiamoci, non esiste alcun baratro tra Lombardia pienamente etnica e Liguri, Emiliani terminali e Romagnoli che potrebbero anche essere inseriti nella stessa Lombardia etnica grazie alla comunione gallo-italica, all’accezione medievale di Lombardia e agli scambi secolari tra le aree periferiche da loro abitate e il territorio puramente alpino-padano.

Certo, i Liguri cisappenninici hanno carattere mediterraneo, mentre gli Emiliano-Romagnoli l’hanno adriatico con una tendenza più spiccata, rispetto ai Lombardi etnici, in direzione italico-romana (il mare è un dato climatico e ambientale fondamentale per Liguria, Emilia orientale e Romagna storica); ciononostante è bene ribadire, onde evitare equivoci, che queste regioni sono indiscutibilmente settentrionali e granlombarde, anche se nei Romagnoli, da Ravenna a Senigallia, è possibile osservare un piccolo cline genetico nord-sud che li fa scolorare nell’Italia centrale. Viceversa, gli abitanti nativi della Lunigiana rientrano appieno nell’ambito ligure-emiliano e sono del tutto settentrionali (anche se non propriamente lombardo-etnici).

Cosicché i Lombardi etnici sono tutte quelle genti dell’Italia nordoccidentale, native del territorio propriamente alpino-padano, di aspetto terragno, linguisticamente gallo-italiche (o galloromanze cisalpine), di impasto etnico celto-ligure-romanzo-longobardo, biologicamente (e culturalmente) anello di congiunzione tra l’ambito mediterraneo e quello mitteleuropeo. Lo stesso carattere dei Lombardi etnici è segnato dalla Val Padana (il propulsore dello sviluppo economico e imprenditoriale tipico), dalle vie fluviali e dai laghi prealpini, nonché da Prealpi e Alpi che contribuiscono alla natura solida, concreta e pratica dei nativi padano-alpini.

L’indole laboriosa, dinamica, tenace, creativa dei Lombardi etnici ha portato a fenomeni di grande intraprendenza artigianale, commerciale e imprenditoriale sin dai tempi dei Celti, ma che ha avuto il suo degno coronamento nell’epopea squisitamente tosco-padana dei liberi comuni, espressione sì di individualismo spiccato ma anche di sapiente organizzazione del territorio, di benessere e di sviluppo che ha reso la Lombardia una delle aree più ricche e agiate dell’Europa medievale e rinascimentale, probabilmente assieme alle Fiandre. La fertile Pianura Padana fu la fortuna dei nostri padri, e di noi stessi, e peccato che il Po non sia sfruttato come si deve anche per decongestionare i traffici su gomma, limitare l’inquinamento e dare ossigeno a città disastrate e avvelenate da intossicazione sia materiale che spirituale.

Nel quadro lombardo domina l’elemento antropologico alpino, seguito da quello dinarico, atlanto-mediterraneo e con un certo influsso nordico che si mescola ai fenotipi precipui. Ancor oggi, chi è nativo della Lombardia etnica, porta dentro di sé le tracce genetiche di Liguri, Celti (e Galli), Etruschi, Romani e Germani, segnatamente longobarde, e conserva un aspetto genomico che praticamente risale a più di 2000 anni prima, all’epoca preromana perché i colonizzatori giunti da Roma non alterarono il carattere genetico del nostro popolo, così come gli invasori germanici, mantenendoci distinti dal resto dei popoli d’Italia, soprattutto meridionali. L’Italia (non rimescolata) è come rimasta congelata dalla Protostoria e proprio per questo è un vero peccato perdere non solo il dato culturale ma prima di questo quello biologico, che sono alla base della natura etnica di un popolo non meticciato. Purtroppo la meridionalizzazione del Nord e la recente immigrazione allogena hanno intaccato in molte zone l’aspetto genuino degli indigeni.

Abbiamo il diritto e il dovere di difendere la nostra identità etnica e culturale così come non possiamo mancare di rispetto all’Italia e all’Europa, che parimenti incarnano parte del nostro profilo etno-culturale. Io, ad esempio, posso dirmi bergamasco, lombardo, italiano ed europeo senza alcun problema e senza che una di queste identità finisca a detrimento delle altre; si tratta solo di armonizzare il proprio identitarismo con delle politiche nazionali veramente etnonazionaliste e non più sterilmente neo-giacobine, statolatriche e per giunta figlie della dominazione coloniale atlanto-statunitense. La ricchezza dell’Italia, e a maggior ragione dell’Europa, stanno nella diversità etno-culturale che le contraddistingue e che devono assolutamente tutelare, proteggere e promuovere, in nome della nostra grande famiglia comune europea. L’italianismo e l’europeismo di cartapesta sono dei fallimenti perché miopi ed insensibili di fronte alle istanze comunitariste ma, per converso, schierati in prima linea nell’accoglienza degli allogeni, nella promozione della società multirazziale e del meticciato e nella demolizione della Tradizione in nome di quel ripugnante laicismo relativista che si fa veicolo di nichilismo anti-identitario.

Un’identità storica italiana che accomuna tutte le genti della Penisola esiste senza alcun dubbio (anche perché di Italia dalle Alpi alla Sicilia si parla ormai da millenni) ma deve imparare a convivere pacificamente con le sacrosante rivendicazioni etniche e culturali dei precipui popoli italiani. In caso contrario non si può condannare senza se e senza ma il fenomeno indipendentista (serio e dunque motivato da identitarismo etnico, innanzitutto), perché a fronte di uno stato apolide, servo dei poteri forti mondialisti, comandato dagli stranieri e quindi ostile agli etnonazionalisti ma tenero con gli allogeni, l’orgoglio patriottico di chi difende sangue, suolo e spirito avrà sempre ragione.

L'articolo La questione etnica della Lombardia proviene da Secolo Trentino.



This post first appeared on Secolo Trentino, please read the originial post: here

Share the post

La questione etnica della Lombardia

×

Subscribe to Secolo Trentino

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×