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Legge Fiano: quando si ha sempre più paura dei morti

Hanno paura dei morti, hanno paura di un qualcosa che non ritornerà, almeno nelle modalità previste dalla legge Fiano che impedirà la vendita di gadget recante il volto di Mussolini o simboli fascisti. La legge prevede l’introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale che punisce “chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco”.

Questa è una legge che sembra colpire quel migliaio di persone che utilizzano immagini di Mussolini tutte quelle che posseggono gadget del ventennio, ma che si riconoscono pienamente nelle istituzioni repubblicane. E’ come se si combattesse la guerra al terrorismo dell’ISIS con i gessetti colorati, ovvero una legge che non ha alcuna utilità e che comporta solo una perdita di tempo per un parlamento che dovrebbe pensare a ben altre leggi: per esempio quella elettorale.

Ma questa legge ricorda tremendamente anche il film V per Vendetta, ovvero alla scena in cui Gordon Deitrich mostra alla protagonista in gran segreto gadget punk o copie del Corano e chiede a lei di non dire nulla a nessuno perché fuori vige un regime dispotico. 

Se la paura è che l’utilizzo di immagini raffiguranti un morto possa risvegliare certi “appetiti”, è altresì vero che tutti coloro che li hanno non usano più simbologie che diventerebbero illegali. E’ come se nella Francia di fine ottocento si fossero bandite le simbologie dell’epoca napoleonica, perché era alto il rischio di un terzo bonapartismo. Ciò non si è verificato anche se forme totalmente differenti di nazionalismo francese le possiamo trovare nel corso del novecento.

Si tratta ormai di un pezzo della nostra storia ed è sbagliato affermare, come ha fatto Fiano, che“Sono contrario all’abbattimento di monumenti, ma l’abrasione della scritta è una cosa che è stata fatta in Italia in tanti posti. L’abrasione della sola scritta è giusta”.

Il nostro è un Paese che del resto non riesce a trovare pace nella sua storia. Teniamo ancora ad Alessandria d’Egitto la tomba di Vittorio Emanuele III, un sovrano controverso, ma che dovrebbe trovare una degna sepoltura assieme agli altri Re d’Italia al Pantheon. Invece rimane lì, rifiutato da una Patria che sempre di più non vuol fare i conti con il suo passato in modo sereno.

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