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La farsa dell’accoglienza e il buonismo ingiustificato

Nonostante da qualche settimana, sulle testate giornalistiche locali e nazionali, inizino a intravedersi i veri scopi delle ONG, delle associazioni e di tutto quanto gira attorno a questa miniera d’oro dell’accoglienza, nulla cambia, anche e soprattutto a livello locale. Anzi, i soggetti privilegiati dai finanziamenti provinciali e statali restano sempre e comunque i finti profughi. Con queste parole ha esordito in una nota il Segretario della Provincia di Bolzano – Forza Nuova, Ivan Morelato.

Nulla importa – si continua poi a leggere nella nota stampa – se la professoressa Anna Bono, più di dieci anni passati in Kenya, già docente di “Storia e Istituzioni dell’Africa” all’Università degli Studi di Torino e autrice di un saggio inerente i migranti, traccia il vero identikit dell’immigrato che arriva in Italia (pubblicato in “LiberoQuotidiano.it” il 7 Agosto 2017). A parte qualche caso degno di aiuto e veramente in fuga dalle guerre, il migrante tipo è un maschio (circa il 90% dei casi) tra i 18 e i 34 anni. Ci sono poi dei minorenni e pochissime famiglie (siriane e irachene). La maggior parte provengono però da zone piuttosto pacifiche, soprattutto dell’Africa Subsahariana: Nigeria, Senegal, Ghana, Camerun e Gambia. E questo è dimostrato dal fatto che i costi per il viaggio da clandestino sono molto elevati (si parla di parecchie migliaia di dollari). Pertanto, a partire sono le persone del ceto medio con un reddito sufficiente per una vita dignitosa.

E la domanda che si pone la professoressa Anna Bono è allora quella “Ma se hanno un reddito discreto, perché partono?”. Semplice, i mass media africani martellano incessantemente ogni giorno con una propaganda a favore delle partenze per l’Europa. Come? Illudendo i molti giovani africani, di ceto medio, che gli europei sono tutti ricchi. Si svela così l’arcano di questa massiccia invasione, camuffata dai buonisti depistatori come “fuga dalle guerre”. Ma chi l’alimenta veramente?

E’ chiaro che queste TV e giornali africani sono tutti generosamente “oliati” da ONG, scafisti e associazioni internazionali ed europee che traggono beneficio da questi grossi spostamenti di cavie umane!

Quindi, tornando a noi, tornando alla Merano dei meranesi, e aprendo il quotidiano Alto Adige di oggi di pagina 28, non si può che restare alquanto basiti nel trovare titoli di questo genere: “Progetti, Tre iniziative di Sostegno” e “Un ristorante per integrare meglio profughi e immigrati”

Come è possibile – prosegue – che in nome del “dio denaro” anche la nostra amata terra cada nella trappola di questa continua farsa di aiuti ai finti profughi, di questo buonismo ingiustificato verso una popolazione appartenente ad un ceto medio africano benestante che, venendo a sapere dei miracolosi aiuti a costo zero, si sta riversando in massa in Italia per poterne approfittare indegnamente? Indegnamente nei confronti del futuro dei giovani meranesi e, in genere, di tutti gli abitanti di Merano. E’ possibile che esista, in un Paese quale l’Italia, un tasso di disoccupazione giovanile ancora oltre il 40%? E’ possibile che il Belpaese, con la migliore cucina del mondo, finanzi un ristorante africano ben lontano dagli standard di elevata qualità che gli chef italiani si sono duramente conquistati nel tempo?

Quello che è certo – si continua a leggere – è che se anche queste iniziative imprenditoriali si dimostrassero un vero e proprio fallimento, poco importa! In ogni caso i finanziamenti, per ovviare a nuove ed eventuali perdite, arriveranno sempre e comunque dai fondi che invece potevano essere resi disponibili ai tanti disoccupati meranesi, ai tanti giovani altoatesini che vorrebbero aprire le proprie attività con la stessa semplicità.

E’ sintomatico poi – si legge in conclusione – anche il fatto che la gestione di questo ristorante africano venga affidata a una “fiorente COOP”, con tanto di Business Administration alle spalle. Invece che a un pool di imprenditori locali con esperienza e con meriti acquisiti nel tempo sul campo di lavoro, che possano affiancare l’attività e farla crescere, si predilige questa solita forma di controllo amica di tutto il sistema. Ma tanto che importa, l’obiettivo principe è quello di far partire un progetto tanto che sia.. poi, in caso di mala gestio, ci penseranno sempre, e in modo del tutto “libero”, i finanziatori meranesi di propria tasca tramite i soliti e e “ben voluti” incrementi nelle imposte locali.

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