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Katy Perry Witness: la recensione del nuovo album

Il nuovo, attesissimo, album di Katy Perry Witness è uscito il 9 giugno

L’attesa è finita, finalmente è uscito l’album di Katy Perry: Witness.

Ce la siamo un po’ trascinata per le lunghe questa attesa, con Katy che a spizzichi e bocconi ci ingolosiva con video su instagram, apparizioni (tipo al Met Gala di New York, dove si è esibita in concerto), foto di nuovi tagli di capelli e singoli.

In effetti, dopo un po’ di silenzio, si era tornati a sentire la voce di Katy Perry già il 14 luglio 2016, quando è risorta dal silenzio che durava dal 2014, con una canzone dedicata alle Olimpiadi di Rio 2016.

Poi nulla. Dopo quel piccolo sprazzo che poteva essere anteprima di nuovi lavori, Katy è tornata nel box dov’era stata riposta.

Rispolverata per bene, ben pettinata e vestita, si è ripresentata al pubblico nel febbraio 2017, con Chained to the rythm, una canzone nuova e chatchy, che preannunciava qualcosa di nuovo.

Katy Perry torna con Chained to the rythm

Chained to the rythm è il singolo apripista della nuova era di Katy Perry. Il video, però, non lascia presupporre nulla di nuovo sul fronte del personaggio: atmosfera fantasiosa, un po’ candy, capelli colorati, un ritorno che ricorda i tempi di California Gurls. Anche il pezzo non è nulla di diverso, è sempre uno dei singoli dal ritmo catchy, dal ritornello facile, una di quelle che, ai tempi, si poteva classificare come “canzonetta”, ed ora si dice “tormentone”.

In verità, finora, la strategia di Katy è stata proprio quella del vincere facile, con canzoni fin troppo pop, l’una diversa dall’altra, che rendevano gli album una sorta di compilation, senza capo nè coda, non c’era un fil rouge.

Finora.

Katy Perry Witness è (forse) il suo miglior lavoro

Il 9 giugno è uscito Witness, quarto lavoro di studio di Katy Perry. La fu Katheryn Elizabeth Hudson ci ha abituati a canzoni spensierate, pop ballabili, tormentoni senza pensieri. La Katy Perry di Witness è diversa. Molto.

immagine di copertina dell’album Witness

Finalmente, dopo 3 album, abbiamo un disco dove le canzoni sono collegate da un fil rouge, uno di quelli che un tempo si chiamavano “album concettuali”. Il ritmo è più da night che da discoteca del sabato sera, più dark, underground, sexy.

Non tutte le canzoni sono azzeccate, ma almeno seguono una linea comune. Che ne dirà di questo album Linda Perry, che per i precedenti lavori di Katy non ebbe parole di apprezzamento?

Katy Perry: la recensione di Witness

Partiamo con il dire che, nel 2017, trovare un album con 15 tracce è più unico che raro. Sono lontani i tempi in cui Christina Aguilera vendeva copie su copie di Stripped, album con 20 tracce.

Witness di Katy Perry si apre con l’omonima canzone, che delinea un po’ l’andazzo dell’intero lavoro. Un sound diverso, mai sentito addosso alla Perry, ma ci sta, la canzone è bella.

E sono belle anche le seguenti, fino a Swish Swish, canzone che ufficialmente è contro il bullismo, ufficiosamente (pare) sia un attacco a Taylor Swift, che tra le altre cose ha pensato di rilasciare su spotyfy tutti i suoi album proprio il 9 giugno. Un caso? La faida fra le due è la più chiacchierata dopo quella di Joan Crawford e Bette Davis.

immagine promozionale dell’era Witness

La pare centrale dell’album è un po’ più difficile da ricordare. Le canzoni si amalgamano insieme, quasi fosse la versione studio di un musical. Difficilmente si riesce a essere catturati da canzoni come Deja-vu e Mind Maze. Anche la ballad Miss You More non è strepitosa, ma si apprezza la continuità di sound.

Si passa poi al singolo di debutto, Chained to the rythm, che stacca un po’ dall’allure ovattata in cui si era entrati.

Buona Tsunami, che ha un motivetto niente male, e poi la traccia 11: Bon Appetit, lo sfortunato singolo che non ha venduto molto e ha richiesto l’appoggio di  appena dopo un mese.

Katy Perry “servita” in un’immagine dal backstage del video di Bon Appetit

L’album si chiude con alcune canzoni che, come la parte centrale, non resteranno nella storia del pop.

Insomma, Witness è un album vero, che immerge l’ascoltatore in una dimensione inesplorata del pop e cambia un po’ le carte in tavola ai fan di Katy Perry, abituati a sonorità più brillanti e a video dove Katy è più “pagliaccia” che cantante.

Voto 7,5 (per l’impegno)

Katy Perry in Jean Paul Gaultier

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