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I Democratici hanno ottenuto una gran vittoria (43/50)

Come ogni primo martedì di novembre, il 7 novembre si è votato negli Stati Uniti. Si è votato per poca roba, come sempre negli anni dispari, rispetto agli anni pari: ma i Democratici quella poca roba l’hanno stravinta. Di fatto, è cominciata così la campagna elettorale in vista del voto che si terrà tra un anno, quello veramente importante che ridefinirà la composizione del Congresso a metà del mandato di Donald Trump.

I Democratici hanno eletto il nuovo governatore della Virginia, la più importante elezione di quest’anno, dove il governatore uscente – Terry McAuliffe, molto legato ai Clinton – non poteva ricandidarsi e dove il suo vice, Ralph Northam, ha sconfitto il Repubblicano Ed Gillespie. Northam è un affidabile uomo di partito, una persona seria ma non un trascinatore né un rinnovatore: eppure ha vinto di nove punti percentuali, in un’elezione che secondo i sondaggi doveva essere molto equilibrata. Il candidato Repubblicano ha vinto nelle contee più rurali ma è stato completamente stritolato nelle città e nelle periferie, dove ha perso anche di 30 o 40 punti percentuali. I Democratici hanno battuto i Repubblicani anche nelle elezioni del Congresso locale, dove avevano uno svantaggio di partenza di 32 seggi (!) e dove hanno fatto eleggere candidati molto diversi tra loro: moderati esponenti dell’establishment e giovani che si definiscono socialisti, oltre alla prima deputata transgender della storia della Virginia.

Danica Roem, la prima deputata statale transgender della storia della Virginia, ha battuto contro ogni pronostico un anziano Repubblicano definito spesso “il più omofobo politico d’America”: lui stesso si definiva “il capo degli omofobi” e aveva proposto negli anni molte leggi crudeli e discriminatorie. Questa foto mostra Roem subito dopo una telefonata di congratulazioni di Joe Biden.

Oltre che in Virginia i Democratici Hanno Vinto anche in New Jersey, dove il governatore uscente era il Repubblicano trumpista Chris Christie, e hanno vinto con un ex banchiere di Wall Street senza esperienza politica diventato candidato dal programma molto di sinistra. Hanno vinto ovviamente a New York con la rielezione di Bill de Blasio. Hanno vinto in Maine dove per la prima volta l’estensione della copertura sanitaria voluta dalla riforma sanitaria di Barack Obama è stata approvata non da un voto del Congresso ma con un referendum popolare. Hanno vinto due seggi statali persino in Georgia, uno stato ultra-conservatore: ed erano due collegi così solidamente Repubblicani che negli scorsi anni i Democratici non trovavano nemmeno qualcuno da candidare.

In questo momento tra gli elettori del Partito Democratico ci sono un entusiasmo e un desiderio di partecipazione molto superiori a quelli del Partito Repubblicano, che rende loro generalmente più facile trovare candidati, raccogliere fondi e mobilitare gli elettori: d’altra parte i primi sono motivati dalla loro avversione per Trump, mentre i secondi – che ora sono al governo – non trovano più motivazioni profonde per andare a votare in grandi numeri. In tutto questo, la popolarità di Trump è ai minimi storici per un presidente a un anno dall’elezione, e la sua agenda legislativa è ferma. Se fossi un deputato o un senatore Repubblicano col seggio in scadenza tra un anno, sarei molto preoccupato.

Cambiamo argomento però. Ora vi mostro due foto.

Questa foto è stata scattata Nella Silicon Valley, in California. Dentro questi camper vivono impiegati che lavorano nella Silicon Valley – la zona più ricca d’America – ma che non hanno una casa.

La foto qui sopra invece mostra una lettrice dell’università di San José, sempre nella Silicon Valley, che prepara una lezione nella macchina in cui vive e dorme.

Queste foto vengono da un servizio di Associated Press uscito pochi giorni fa, e se avete ascoltato il podcast della settimana scorsa sul mio viaggio in California sono sicuro che non sarete molto sorpresi: il costo della vita in quella ricchissima parte dell’America è cresciuto così tanto da costringere persone che hanno posti di lavoro più che dignitosi a vivere come senzatetto. Se volete qualche spiegazione più ampia, potete ascoltare il podcast cliccando qui.

Ascolta “S2E20. La California è di chi ci vive” su Spreaker.

Voglio approfittarne per ringraziare i tantissimi che hanno ascoltato la puntata questa settimana, in particolare chi di voi mi ha scritto per darmi le sue opinioni. Se siete iscritti a questa newsletter da un po’ di tempo sapete che questi viaggi sono stati possibili grazie ai contributi offerti spontaneamente da voi, oltre che naturalmente dagli sponsor di “Da Costa a Costa”. Alla fine dell’anno pubblicherò sul mio blog un bilancio grossolano ma spero istruttivo su com’è andata la raccolta fondi: per il momento posso dirvi che mi ha permesso di pagare i costi di mantenimento della newsletter (quindi innanzitutto l’abbonamento a Mailchimp, circa 120 euro al mese), quelli tecnici e di lavoro necessari alla produzione del podcast, gli abbonamenti ai giornali americani che uso per informarmi e soprattutto tutte le spese dei tre viaggi che ho fatto in Michigan a marzo, in Texas a giugno e in California a ottobre. Ho potuto fare tutto quello che volevo e non ci ho perso dei soldi: già mi sembra un bel risultato.

Non farò altri viaggi negli Stati Uniti per “Da Costa a Costa” da qui alla fine dell’anno.

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