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Il pollo italiano cresce ad antibiotici? No!

Negli allevamenti di pollo vengano impiegati gli antibiotici per facilitare la crescita? Assolutamente no! Si tratta di una credenza che non ha fondamento, ma ritenuta vera dal 70% degli italiani, secondo gli esiti di un recente sondaggio d’opinione. Sopravvivono per altro molti falsi miti circa l’allevamento avicolo: pollo Antibiotici, farmaci, ormoni, ecc., in realtà il pollo italiano è il più sicuro, ma molti ancora lo ignorano.

Terapia antibiotica solo dietro ricetta medica
In realtà Negli Allevamenti avicoli del nostro paese, gli antibiotici si utilizzano solo a scopo curativo, quando si riveli indispensabile per la salute dell’animale, solo a seguito di una diagnosi precisa e sotto controllo veterinario. Prima di ricorrere all’antibiotico si adottano altri metodi preventivi, a cominciare dai sistemi di bio-sicurezza e dai vaccini, si ricorre alla terapia antibiotica  solo se davvero necessario perché l’animale è malato.

Antibiotico è una ‘extrema ratio’
L’antibiotico, come nel caso degli uomini, è una extrema ratio, ma l’uso preventivo o specifico a facilitare la crescita dei polli sono vietati dall’Unione Europea da dieci anni. A garanzia del consumatore negli allevamenti italiani, quando gli animali devono assumere questi farmaci, viene imposto un periodo di sospensione, cioè un tempo di attesa che permetta al farmaco antibiotico di essere smaltito.

Meno farmaci negli allevamenti di polli
Negli allevamenti italiani di polli e tacchini il ricorso agli antibiotici è anzi in costante calo per via del piano nazionale per l’uso responsabile del farmaco veterinario e la lotta all’antibiotico-resistenza in avicoltura, elaborato in modo volontario da UNA Italia, in rappresentanza degli allevatori, sotto il controllo del Ministero della Salute. L’obiettivo era di ridurre del 15% (rispetto al 2011) il consumo totale di antibiotici entro il 2015, e di arrivare a meno 40% nel 2018. Ma in anticipo si è già raggiunto il tetto previsto per il 2018, con una riduzione dell’indicatore di consumo per l’anno 2015 rispetto al 2011 del 40%. Del resto, i controlli sanitari confermano che nei polli italiani non ci sono residui di antibiotici.



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