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Ad un passo dalla celebrità


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Matteo Gentili si guardò allo specchio. Spostò di lato i capelli per cercare di coprire la stempiatura che ogni giorno guadagnava qualche millimetro sulla sua testa crespa. Battè un colpo sul lavandino. Arrivava la carica. La cocaina stava cominciando a fare effetto. Andiamo di là e spacchiamogli in culo. Tra qualche settimana il mondo intero saprà chi sono io e chi sono i MATTI DEL VILLLAGGIO!. Uscì dal bagno con passo svelto e raggiunse i suoi compagni in sala prove.  Marco Susini, meglio noto come il batterista ciccione scaccia fica, lo guardò:
<< Mattè allora ci sei? Io alle 7 devo andare a cena che mamma mi aspetta, se possiamo muoverci..>>
Matteo guardò il batterista con aria colma d'ira.
Marco si dette un pugno sulla gamba per punizione. Sapeva che doveva stare zitto. Quando Matteo si carica e vuole fare il leader non si può fermare. Ti incenerisce se solo gli dici che devi uscire a rispondere ad una chiamata. Giovanni Lambetti, con una chitarra che penzolava dal collo, soffiandosi i capelli dal viso magro, si diresse verso l’amico che gesticolava con il microfono in mano. Quando gli fu abbastanza vicino gli mise una mano sulla spalla:
<< Mattè, amico mio, cerca di stare tranquillo. Noi 3 siamo una forza della natura. Domani quelli della casa discografica rimarranno a bocca aperta dopo che gli avremo fatto sentire i nostri pezzi. E comunque cerchiamo di non litigare tra di noi, almeno fino a domani.. >>
Il cantante dei MATTI DEL VILLAGGIO cercò gli occhi del suo amico dispersi nella chioma folta e dorata. Prese il braccio che gli circondava il collo.  Si fissò sul tatuaggio di un drago cinese  rosso che percorreva tutta la pelle.
<< C’hai ragione Giova.. mo mi calmo. Dai cazzo diamogli giù con questa musica, abbiamo solo un’ora di prova rimasta!>>
Giovanni tornò alla sua postazione con aria soddisfatta, accese l’amplificatore e fece un gesto di incoraggiamento a Marco che sembrava svenire da un momento all’altro per mancanza di zuccheri. Matteo chiuse gli occhi, strinse il microfono con tutta la forza che Aveva in corpo, cominciò a battere lentamente i piedi e spinse un pulsante sulla console principale. Si girò di scatto verso i 2 suoi compagni. Li guardò con occhi intensi e cominciò:
<< Un, due, tre… Un, due, tre..>>

Partì la base e per un’ora li avvolse completamente. Musica rock mista ad una giusta sfumatura di punk invase la sala prove. Il caldo e la forte umidità bagnarono i capelli del quasi giovane cantante, facendo scoprire la stempiatura. Giovanni suonava la chitarra ad occhi chiusi, scuotendo la chioma bionda e grondante di sudore. Marco colpiva i piatti con tutta la Forza Che Aveva. Teneva le bacchette con una presa sicura, forte. Quella musica gli inspirava immagini di ciambelle alla crema.
La musica terminò con un assolo finale di Giovanni.
<< Bene ragazzi, direi che siamo andati una bomba. Domani andrà tutto bene e a questa stessa ora avremo tra le mani un contratto che ci farà diventare milionari e super famosi!>> Disse Matteo aggiustandosi i capelli.
Marco si alzò di fretta, raccolse tutta la sua roba e la mise in una sacca nera. Si avviò verso la porta:
<< Allora ragazzi io vi saluto. Ci si vede domani alle 8 al Bar Paolo giusto?>>
Giovanni accennò una risata e si rivolse al batterista : << Si Marco.. Buona serata.. Mi raccomando non affogare tra i bomboloni di tua madre. Ancora ci servi porca puttana!>>
Il Chitarrista dalla lunga chioma si voltò verso il suo amico. Matteo aveva finito di mettere a posto i microfoni e si stava dirigendo verso l’uscita della sala.
<< Mattè aspettami! Ci andiamo a bere qualcosa no?>>
<< Giovà non posso.. Noemi mi aspetta a casa.. In caso ti chiamo dopo che ci andiamo a prendere qualcosa sul tardi ok?>>
Giovanni scosse la testa. Da quando Matteo stava con quella sgualdrina non era più lo stesso. Per carità non che la cosa non fosse comprensibile. Lei era molto bella. Bionda, alta, tette e culo sode e dure come il marmo. Ma oltre all’aspetto fisico Giovanni proprio non capiva cosa l’amico trovasse in quella. Insomma era un’oca di primo livello. Non era in grado di sostenere un discorso serio e non sapeva nemmeno chi fossero  i Nirvana. Come si può stare con una così? Io già l’avevo mandata a quel paese da un bel pezzo. Pensava questo il chitarrista dalla lunga chioma, mentre con il braccio tatuato, apriva la portiera della sua vecchia Opel Corsa.
Marco Gentili correva con la sua Fiat Punto rossa fuoco, tra le vie di Roma. Il cd degli ACDC suonava a palla e lui cantava a squarciagola. Era felice di come stessero andando le cose. Veramente felice. Forse la vita aveva finalmente cominciato a sorridergli. Certo lo aveva fatto un pochetto tardi, 30 anni non erano uno scherzo. Ma non importava,  come dice il detto, meglio tardi che mai. Stava da poco con una ragazza stupenda. Si erano conosciuti una sera dopo un concerto del loro gruppo. Era stato un vero e proprio colpo di fulmine. Dopo solo 3 mesi di storia lui l’aveva convinta a trasferirsi a casa sua. D’altronde Matteo era di buona famiglia. Il padre gli aveva comprato un bell’attico al centro di Roma con un finestrone enorme dal quale si potevano scorgere tutte le meraviglie della città. La scalata verso il successo dei MATTI DEL VILLAGGIO stava procedendo alla grande. Suonava con Giovanni fin da quando si erano conosciuti alle superiori. Marco il ciccione si era unito a loro qualche anno dopo. Matteo aveva accettato di sentirlo suonare dopo che, per 3 mesi di fila, il ciccione lo aveva assillato durante la ricreazione. Quel pomeriggio Marco si era seduto davanti alla batteria, aveva una faccia tonda e insicura, ma con quelle bacchette volava e Giovanni e Matteo decisero di prenderlo insieme a loro dopo solo un minuto di assolo. Il loro gruppo dopo 10 anni di prove aveva raggiunto un buon successo a Roma. Ogni volta che facevano un concerto per qualche evento in città, la gente accorreva. Per strada qualcuno li riconosceva pure. Ma Matteo era sempre stato un tipo ambizioso. Sognava la gloria, pensava in grande. Finalmente il suo sogno stava per avverarsi. Una grossa casa discografia li aveva contatti la settimana prima. Certo, molto del merito era del suo amico, non chè manager del gruppo, Luca Schizzani. Li aveva aiutati fin dall’inizio a organizzare delle serate, ed ora era riuscito a contattare la casa discografica e a fissargli un provino. Il semaforo rosso interruppe il flusso di pensieri del quasi famoso cantante.  Pochi metri più avanti c’era l’ingresso del garage di casa sua. Matteo stava per togliere il cd degli ACDC, quando vide una scena alquanto particolare. Sul marciapiede, proprio sotto la finestra di casa sua, un centinaio di persone parlavano e lanciavano occhiate strane alla sua finestra. Matteo restò qualche secondo a pensare e poi capì. Era ovvio. Nel vicinato si doveva essere diffusa la voce che il suo gruppo era stato contattato da una grande casa discografica. Quelli là fuori erano indubbiamente dei suoi fans che volevano avere il suo autografo. Matteo allargò le spalle, fece spazio nella sua mente alla bellezza della celebrità e, quando il semaforo si fece verde, si diresse lentamente verso il garage. Adesso al mio pubblico gli faccio proprio un bello scherzo. Mi metto gli occhiali da sole,  il cappotto e il cappello da baseball, così sono irriconoscibile. Esco dalla macchina e vado li tra la folla. Mi diverto un po’ a sentire cosa dicono di me e poi, quando meno se lo aspettano, mi tolgo tutto, mi rendo riconoscibile e  firmo tutti i cacchio di autografi di questo mondo. Matteo Gentili entrò nel garage passando dal retro,  parcheggiò la sua Fiat Punto silenziosamente. Mise gli occhiali da sole mostrando a se stesso un’aria da duro, davanti allo specchietto retrovisore. Prese il cappotto e il cappello e si preparò con orgoglio allo scherzo. Raggiunse con passo cauto la folla ammassata sotto la sua finestra. Osservò attentamente gli sguardi delle persone, cercando di capire se qualcuno lo avesse notato. La folla continuava a bisbigliare e nessuno degnò di uno sguardo Matteo. Lo scherzo stava funzionando. Si avvicinò ad un uomo sulla quarantina. Indossava dei jeans bucati e una camicia a quadri. Aveva occhi neri e una barba incolta. Il cantante si rivolse a lui con aria sorridente:
<< Scusa, siete qui per il cantante del gruppo I MATTI DEL VILLAGGIO? Credo che abiti qui.. no?>>
L’uomo si voltò e dall’alto dei suoi quasi due metri guardò Matteo con aria perplessa.
<< E chi cavolo sono i MATTI DEL VILLAGIO? Mai sentiti nominare..>>
Il quasi giovane Gentili rimase perplesso. Qualcosa non tornava. Se quella specie di energumeno non sapeva chi era lui e il suo gruppo, che diamine ci faceva sotto la sua finestra?
<< Scusa se ti rompo di nuovo. Io so che qui c’è la casa di quel cantante. Sono qui apposta per farmi fare un autografo. Sai il suo gruppo sta per diventare molto famoso. Firmeranno un contratto con una grande casa discografica. Tu e gli altri invece come mai vi trovate qui?>>
L’uomo scoppiò in una risata. Dette una spallata all’amico che era di fianco a lui. Un tipetto basso con gli occhiali.
<< Michè hai sentito? Qui ci abita anche un certo cantante di un gruppo quasi famoso che si chiama I MATTI DI QUALCOSA.. tu lo sapevi?>>
<< Si ne ho sentito parlare. Non sapevo che il cantante abitasse qui. Magari conosce anche quella fica da paura..>>
Matteo non capiva. Di che cosa stavano parlando quei due?  L’omone si girò nuovamente verso di lui. Lo guardò e sorridendo disse:
<< Senti amico io non lo conosco questo cantante di cui tu parli.. ma se posso darti un consiglio, prima di cercarlo guarda un po’ in su verso quella finestra e goditi lo spettacolo con noi. Dammi retta che il cantante può aspettare..>>
Matteo si tolse gli occhiali da sole e sollevò lo sguardo. Vide un paio di tette enormi strusciare contro il vetro del finestrone del suo attico. Vide una bellissima donna bionda dalle gambe lunghe, contorcersi in espressioni di piacere. Cristo santo, quella è la mia Noemi! Che cazzo sta succedendo? Non può essere vero, ho le allucinazioni..
Una voce in lontananza interruppe i suoi pensieri.
<< Guardate quel figlio di puttana come si sbatte quella gnocca.. Questa si che è una vita ingiusta!!..>>
Matteo tornò con lo sguardo alla finestra. Aguzzò la vista e scorse una chioma riccia e scura dietro il corpo nudo della sua ragazza. Non ci posso credere, non può essere vero. Quel testa di cazzo di Luca Schizzani  si sta scopando la mia donna! Un fuoco di rabbia contorse il suo stomaco e la sua mente. La follia si impossessò del suo corpo.  L’uomo con la barba lo guardò.
<< Beh che succede amico? Non ti piace lo spettacolo? Guarda che gnocca quella!..>>
Matteo Gentili perse in quell’istante qualsiasi tipo di controllo razionale sulle sue azioni. Si girò di scatto e colpì con un pugno secco il setto nasale dell’omone che gli aveva rivolto parola. La folla indietreggiò impaurita.
<< Brutte merde arrapate che non siete altro tornate subito da dove siete venuti! Quella è la mia ragazza avete capito?! Se non vi dileguate tutti entro 10 secondi vi ammazzo tutti.>>
La folla cominciò ad allontanarsi velocemente. L’omone si alzò barcollando e, cercando di fermare il sangue che scendeva incessantemente dal naso, prese il suo amico con gli occhiali e lo portò via dalla strada.
Matteo restò per un attimo immobile. Lasciò che l’odio profondo lo assalisse. Si voltò velocemente e si fiondò sulle scale del condominio. Arrivò davanti al portone di casa sua. Con il respiro affannoso e il cuore in gola gridò con tutta la forza che aveva in corpo:
<< Brutta troia apri subito la porta! Mi hai sentito?! Apri subito questa cazzo di porta!>>
Da’’interno dell’attico si sentivano parole e urla. Proprio quando Matteo stava per cominciare a prendere a spallate il portone, la serratura si mosse e Luca Schizzani comparve sulla soia dell’entrata. Portava un paio di boxer rosa.
<< Senti Matteo cerca di calm..>>
Due denti volarono fino ad incastrarsi nella fodera del divano di pelle posto al centro del salotto. Il Manager dai capelli ricci crollò per terra.
<< Stai calmo una sega brutto pezzo di merda. Io ti uccido hai capito??>>
Matteo Gentili saltò sopra quell’uomo in mutande che aveva osato tradirlo così. Con gli occhi rossi di rabbia continuò a colpirlo al volto. Ad un tratto sentì una debole forza tirarlo indietro. Una voce sottile e ansimante gli parlava da dietro.
<< Matteo ti prego smettila. Matteo guardami!.. Scusa ho fatto una cazzata! Così lo uccidi cazzo! lascialo stare!>>
Il cantante quasi famoso, con gli occhi rossi di rabbia, si voltò verso la  donna nuda e coperta di lacrime. Guardò quegli occhi azzurri per qualche istante. Fece un respiro profondo e caricò sulla mano tutto l’odio che provava in quel momento . Partì uno schiaffo violento, veloce, forte. La ragazza si accasciò a terra con il volto sanguinante.
<< Noemi avrei dovuto capirlo subito che eri una puttana..>>
Matteo si alzò. Sentì la stanchezza pervadergli il corpo. Guardò il corpo del manager pieno di sangue, contorcersi al suolo. Spostò gli occhi sulla sua donna, colei che aveva amato e che l’aveva così ignobilmente tradito. La vide piena di lacrime e di sangue, in preda ad un attacco di panico. Matteo sputò per terra. Li guardò entrambi e disse:
<< Siete degli stronzi. Vergognatevi per quello che avete fatto. Possiate bruciare all’inferno tutti e due!. Vi voglio fuori da casa mia entro 5 minuti.>>
Luca Schizzini si alzò lentamente. Prese le chiavi della macchina dal comodino e zoppicante si lanciò verso le scale del condominio. Noemi camminò lentamente fino alla camera da letto. Si rivestì piangendo , prese la borsetta e si diresse verso l’entrata dell’appartamento. Uscendo gridò quasi istericamente:
<< Matteo sappi che non va a finire così! Io ti denuncio!..>>
La porta si chiuse con un tonfo improvviso. Matteo alzò lo sguardo e guardò Roma dall’alto. Quella città era davvero magnifica. L’aveva sempre pensato. Prese il telefono dalla tasca.

Giovanni Lambetti stava meditando. Lo faceva spesso. Era una pratica che lo rilassava, lo faceva sentire in pace con se stesso e positivo verso il futuro. Sentì il telefono vibrare. Cercò di togliersi la folta chioma dagli occhi e cercò l’apparecchio sotto le riviste di musica che coprivano tutto il pavimento. Quando finalmente lo trovò, rispose con voce pacata:
<< Pronto??>>
<< Si Giovà sono io.. è successo un casino. Puoi venire qui da me?>>
<< Che è successo Mattè.. hai una voce stranissima..>>
<< Non posso spiegarti per telefono. Alza il culo e vieni qui. Ti prego.>>

<< Ok aspetta. 10 minuti e sono da te..>>


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