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Nuova governance Ue, le finte soluzioni ai danni causati da Bruxelles

@ Futuribilepassato | Luca Tittoni. Il nuovo esecutivo comune guidato da Ursula Von Der Leyen ha messo in agenda la revisione della governance Europea; modifica richiesta a gran voce da alcuni stati dell'Unione nonchè da molti economisti.
Il contenimento delle asimmetrie generate dalla moneta unica europea e dall'ultima grande ondata recessiva proverà a passare per interventi che toccherrano il ben noto Patto di Stabilità e Crescita; accordo di cui tanto si è discusso nel corso di Questi Anni sia a livello accademico che politico (seppur con poca flessibilità nell'adozione dello stesso).
Le modifiche al suddetto riguarderanno soprattutto l'Italia, terza economia manifatturiera dell'Area Euro e sistema che ha scontato in modo evidente la dura agenda europea imposta a colpi di austerità.
L'economista Sergio Cesaratto (qui), ordinario presso l'Ateneo di Siena, propone, in una sua intervista a Il Sussidiario, la visione di quello che potrebbe Accadere Sul Piano politico e, in primis, quello che dovrebbe accadere sul piano macroeconomico.
Desidero proporre, sotto, uno stralcio della sua intervista. 
Articolo che può essere letto integralmente a questo link.
Buona lettura.

La Commissione europea ha deciso di avviare una consultazione sulla revisione del Patto di stabilità e crescita. L’iniziativa è stata presentata ieri a Bruxelles da Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni. “La stabilità resta un obiettivo, ma serve ugualmente sostegno alla crescita e alla mobilitazione di enormi investimenti per combattere i cambiamenti climatici”, ha detto il commissario agli Affari economici. La Commissione he predisposto delle domande cui potranno fornire le loro risposte, tra gli altri, Governi, Parlamenti, università ed economisti. Si prospettano quindi tempi lunghi prima della conclusione di questa consultazione. «Le agonie sono lunghe, l’Italia è in uno stato comatoso da 30 anni, quindi se aspetta ancora un po’ non cambia molto. Non sono quindi i tempi lunghi a preoccuparmi, quanto il fatto che temo che questa consultazione non porterà a nulla di concreto. Non credo che delle opinioni che verranno espresse si terrà molto conto, visto il peso che è stato dato in questi anni a quelle già ampiamente diffuse. Alla fine saranno i governi a decidere», ci dice Sergio Cesaratto, professore di Economia politica all’Università di Siena.
Professore, cosa pensa delle parole di Dombrovskis e Gentiloni? 
Qualche timidissimo elemento positivo è emerso, quando è stato detto che l’Europa ha bisogno di politiche anti-cicliche e che il compito di contrastare la crisi è stato affidato alla politica monetaria, che può arrivare solo fino a un certo punto (tenere bassi il valore dell’euro e i tassi di interesse) in mancanza di una politica fiscale comune. Non c’è stata però nessuna critica alle politiche di austerità (qui) portate avanti in questi anni, anzi Gentiloni ha elogiato il lavoro di coordinamento delle politiche fiscali della Commissione europea dell’ultimo decennio. Inoltre, è parso anche di capire che ci sia l’intenzione di escludere dall’accesso ai fondi europei quei Paesi che non rispetteranno le regole di bilancio.
Si è parlato anche della possibilità di superare l’output gap, parametro molto discusso (qui) in questi anni…
Il problema è che se verrà seguita la proposta dell’European Fiscal Board, illustrata da Massimo Bordignon su lavoce.info (qui), saremo punto daccapo: i Paesi più in difficoltà, come l’Italia, si troverebbero ad aver a che fare con l’ennesimo automatismo. 
L'intervista prosegue al link di cui sopra.


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