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L’eccellenza italiana fa gola all’estero, anche nelle acquisizioni

La recente notizia delle acquisizioni di Ferrero negli Stati Uniti non è purtroppo la regola: le imprese italiane, anche legate ai prodotti di punta del Belpaese, vengono spesso acquisite da gruppi stranieri.
Un esempio è Acetum:  società di  Cavezzo (Modena), leader nella produzione dell’aceto balsamico IGP con  i marchi Fini e Mazzetti l’Originale e fornitore di prodotti private label per la GDO internazionale.
Nel  2016 il fatturato era di 103 milioni di euro con vendite in 60 Paesi.
Questa importante realtà del settore alimentare italiano IGP è stata acquisita sul finire dello scorso anno da Associated British Food (ABF), colosso con interessi diversificati soprattutto nell’industria alimentare ed un fatturato di circa 13 miliardi e mezzo di sterline; secondo Reuters Barcalays ipotizza una valutazione di 300 milioni di euro, pari ad una quindicina di volte l’ebitda stimato.
La dichiarazione del CEO di ABF, George Weston, parla di “occasione meravigliosa per diventare custodi di un prodotto italiano con grande reputazione”.

Secondo i dati di KPMG nel  2017 si sono avute 244 operazioni di questo genere (acquisizioni dall’estero) per un totale di circa 20 miliardi di euro, nel 2016 erano 244 per circa 19 miliardi di euro; le operazioni di senso opposto invece hanno comportato investimenti italiani all’estero per 9.3 miliardi di euro.
Va però tenuto conto che nelle prime posizioni delle acquisizioni estere sono presenti cessioni di partecipazioni di banche con cifre tali che solo due operazioni hanno avuto un peso di 5.9 miliardi di euro,  confermando il dominio dei Financial Services nel mercato M&A (Mergers and Acquisitions).

Ma questo cosa comporta?

Se pensare ad una perdita occupazionale rientrerebbe nel campo delle speculazioni, seppur comprovate da lunga prassi in tal senso, si può sicuramente prospettare un legame con il tessuto imprenditoriale italiano via via sempre meno forte;  non solo l’indotto, che va dal packaging alla rete commerciale, ma anche l’innovazione ne risentirà.
Caratteristica della nostra tradizione agroalimentare è la capacità di innovarsi pur rimanendo ancorata alla tradizione facendo rete con altre realtà del territorio, un costante “shopping” delle società estere potrebbe presto diventare molto problematico.

ESG89 Group ha come mission intessere relazioni per far crescere le imprese del territorio e continuerà a supportare l’eccellenza italiana nella crescita che, soprattutto nel food, è costante.

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