Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

Amore e anarchia, ingenuità di ieri. Antologia poetica per innamorati

Amore e anarchia, ingenuità di ieri

Iannozzi Giuseppe

L’amore è d’anarchia

Il cuore ti ho rubato
Non me l’hai mai perdonato
d’essere andato via così
su due piedi, come un ladro
Avevo le mie cose da sbrigare

Quando sono venuto
ti avevo messo in guardia
che non sarebbe stato per sempre:
fuori la luna nasceva piena
e ululavano i lupi e si fondeva l’eco
ai nostri orgasmi ora di passione
ora di tensione

Quando sono venuto
la tua sigaretta baciata dal rossetto
subito me l’hai offerta
Te l’avevo però detto
che non si può vivere
col fumo negl’occhi,
e tu non mi hai creduto
Solamente a me ti sei stretta:
una bambina spaventata dal buio,
dai rumori che la notte partorisce

Le gambe tue di seta
le ho accarezzate
per poi salire più su
fino a sfiorarti i seni
E a lungo ti ho baciata
perché non tutto fosse vano,
perché non sentissi
il peso dell’ossessione
quando me ne sarei andato
fra i binari
a sbrigare i miei affari

Il cuore ti ho rubato
Non mi hai ancora perdonato
d’essermi portato via il meglio di te
Prima dell’alba l’hai sentito pure tu,
l’hai sentito il gran boato
dove il treno passa
Ero solo un uomo, ero uno fra tanti
mentre l’amore è d’anarchia
Non mi hai ancora dimenticato

Niente ricordo

Non ricordo, niente ricordo
Le tue dita alle mie legate
Le foglie dell’autunno a cadere
in mulinelli d’aria, di fantasmi
Il tuo sguardo sofferto e aperto
di vedova a un funerale imprevisto
La tua bocca, ah!, feto a metà
del dolore di domani vestito

Niente, niente ricordo
Ma,
come un paletto di frassino,
ancora l’anima tua
nell’anima mia conficcata

Fa male il ricordo di te,
della tua carne nella mia
E, sì, si nutre di freddezza
il dolore che mi lasciasti
a cullare;
non vuol che saperne
di dipartirsi

No, non ricordo niente,
né le lacrime né i sorrisi

Sono sempre stato una frana
Eri tu quella brava

Angelo del cielo

Sempre mi fosti caro
tu, Angelo del cielo,
di nubi coperto o nudo
sotto la lampada del sole
Sempre mi fosti caro,
capriccioso a ogn’ora
Eppur il sorriso l’hai spento
in breve tempo sul viso mio

Solo rimango
sul prato dell’infanzia
a rimirar quelle stelle
che pure tu amasti
ieri insieme a me

Ci siamo innamorati

Ci Siamo innamorati
che eravamo troppo giovani
per capire chi cosa dove quando
Ci siamo innamorati
perché non avevamo altri sogni
in cui versare la coppa della giovinezza:
io le mie tasche di piena povertà,
tu la tua gonna con lo spacco
Eravamo due tipi alla moda
A modo nostro eravamo belli
Belli e perdenti

Ci siamo innamorati
guardando un brutto film in un vecchio Cine:
all’incappucciato gli friggevano le cervella
mentre la sedia elettrica rideva elettricità
Eravamo troppo giovani
per poter capire che l’anima ha un suo peso
anche se non lo sentiamo

Ci siamo innamorati
davanti a quel locale che è poi saltato in aria
sotto un cielo rasato da un tramonto di sangue
Tutti quei corpi morti ci facevano paura
Ci facevano sentire più soli che mai
sotto quel cielo così rosso, e l’IRA

Ci siamo innamorati
Abbiamo preso tutto alla lettera
senza discutere, per nascondere l’ignoranza
che ci divorava le budella

Ci siamo innamorati a prima vista:
due bambini che si giocano la nudità
immaginandosi dottore e paziente
E intanto Jeff moriva affogato tacendo
E Tim dall’Aldilà suonava un disco rubato
al Mercatino delle Pulci

Ci siamo innamorati
delle nostra bella retorica
e del David michelangiolesco
Ci siamo innamorati
e dio non ha degnato d’uno sguardo
le mie tasche vuote e il tuo spacco

Ma ci siamo innamorati
ed eravamo quasi innocenti,
uguali ad angeli caduti
per colpa d’uno sgambetto

La più difficile

Il cuore m’hai catturato,
alla tua anima l’hai impiccato

In ostaggio hai preso l’anima mia
e torno torno al tuo corpo l’hai legata

Sempre tu la più difficile
delle donne che ho io incontrato
Ma di te non posso far a meno

Non piangere

Non piangere invano
Io t’amo,
non lo capisci?
Mi struggo invano
Sei tu sorda, non vedi
come cado in ginocchio
Non m’accordi sollievo,
uno sguardo
che mi faccia capire
che pure io sono alto
uguale a te

Eri ieri triste
Ti baciava il sole
Non sorridevi tu,
ma io avevo il coraggio
di sputare una bestemmia
o una frase d’amore
Restavi rigida
a contare i piatti,
io i giorni sul calendario
da san Valentino a novembre
In silenzio piangevi
Non volevi che vedessi
quelle lacrime,
solamente desideravi
d’inghiottirle
Più non ti sopportavo
Eppur t’amavo,
anche nel dolore
che mi portavi, ostinata
a non aprir bocca
D’un tratto mi sovvenne
di quel giorno al cimitero:
scherzavamo
fra gl’angeli di pietra
rincorrendoci, prendendoci
candendo
in mezzo al folto dell’erba
abbracciati
senza fiato,
bramosi di baci

Adesso pare
che tutto sia cambiato
Non capisco
come sia potuto accadere
Io so soltanto
che ti ho baciata
e a ogni bacio tu vivevi un po’
E a ogni bacio tu morivi un po’

Io so soltanto
che a lungo ti ho baciata
Per quanto ancora
dovrò sopportare il dispetto
di non ricevere una parola?

Invano sto ancora aspettando
che torni a baciarmi come allora
tra quegl’angeli benedetti

Come allora

L’Eco

Avevi promesso
che m’avresti sposato
quando sarebbe venuto
il momento giusto

Sono stato ad aspettare
con il cuore in gola
per anni e anni amari
E adesso che è il momento
di te neanche l’ombra
Ho portato il mio sguardo al cielo,
ti ho cercata nel Carro Maggiore
e più in là, oltre la Via Lattea
Ho provato a dimenticarti
Non ce l’ho fatta
Le notti sudavano il mio spirito
a ogni ora più stanco
E’ che ti desidero

E’ giunto il momento giusto
Ma di te non trovo né la luce
né l’ombra
Così m’arrangio, stracco
mi butto sull’erba bagnata
e miro il cielo blu, profondo
Cerco te, cerco un riparo
ascoltando la vuota eco
del mio cuore in tumulto

Valentina

Se mi lasci essere il tuo Valentino
andremo mano nella mano lontano
Se vorrai essere la mia Valentina
vicino vicino sempre noi staremo
E il domani non sarà mai un nome
senza senso, ma il tuo a ogni ora

A una casalinga

A una casalinga
che per me
con le sue mani
voleva cucinare,
una carezza ho regalato
sul volto suo pallido
quasi piangente;
sono poi tornato
in strada;
il collo del cappotto
bene l’ho aggiustato
e da solo ho proseguito
il cammino verso ovest

Lei mi ha lasciato

Quando mi ha lasciato
sulla guancia
lei mi ha baciato,
e in un orecchio
mi ha anche sussurrato
che sempre avrebbe
per me pregato
Uno schiaffo le ho dato
Non ho però riso
del suo buffo pianto

In povertà

I tuoi baci
non li ricordo io
Ricordo invece
le tue lacrime
mentre stiravi la povertà
dei colletti delle camice
Lavoravi sempre
Scioperavo io invece:
davanti ai cancelli
davo addosso ai crumiri

Pioggia primaverile

A spruzzi
come una pioggia primaverile,
come una pozzanghera
tagliata dalla velocità d’un’auto
Sei la solita bambina
che l’arcobaleno cerca
ai confini del mondo,
nel sorriso dei mascalzoni
che a pallone giocano in cortile

Dopo tanti anni
non sei cambiata d’una virgola,
riesci ancora a farmi battere il cuore
per un goal, per il tuo bel sedere


Archiviato in:amore, arte e cultura, attualità, cultura, eros, Iannozzi Giuseppe, Iannozzi Giuseppe detto Beppe, poesia, società e costume Tagged: amore e anarchia, Iannozzi Giuseppe, poesie per innamorati, poetryslam


This post first appeared on Iannozzi Giuseppe – Scrittore E Giornalista | Ia, please read the originial post: here

Share the post

Amore e anarchia, ingenuità di ieri. Antologia poetica per innamorati

×

Subscribe to Iannozzi Giuseppe – Scrittore E Giornalista | Ia

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×