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Le ragioni di un pieno vuoto

Le ragioni di un pieno vuoto

Antologico con inediti e versioni alternative

Iannozzi Giuseppe

Sinceramente

Voi avete amato l’apparenza,
avete vinto Manhattan e l’inferno
Io ho amato il tallone della sostanza,
sono rimasto fermo al mio posto
continuando a credere in Abramo:
essere ebreo oggi e domani
non significa esser pronto a morire
come un microbo a fuoco lento
sulla linea del vostro tramonto

Sinceramente

Preghiera per il Padre

Mi sveglio ancora
Ancora
nel cuore della notte
con il petto tremante
e la voce strozzata
che dalla gola
non se ne vuole dipartire
Mi sveglio ancora
come presa sotto
da zoccoli di cavalli in corsa

Mi sveglio ancora,
Padre
Non te l’avevo detto,
ma io sì, mi tormento
e il tuo volto estraneo
m’appare, lo posso toccare
– sentire sotto il calore
della mia pelle ch’era d’agnello
e che tu hai offeso
fino a farti odiare

Mi sveglio ancora
Ti ho davanti, Padre
E le vedo quelle tue mani
grandi come badili mulinare
E lo sento il dolore
di Lei che vola
più leggera d’una farfalla
per baciare infine il duro
pavimento
E le sento ancora vive
e vive più di ieri
le carezze della mamma
a calmare i singhiozzi miei,
e lo sento quel suo pianto muto
sul volto devastato preoccupato
di non vedermi piangere per lei

Padre,
non chiedermi di perdonarti ora
Posso solamente fare quel che sento,
restarti accanto fino all’ultimo istante
E poi continuare per la mia strada
cercando di giorno in giorno
d’allontanare il tuo spettro
uguale a interminabile attacco di panico

Padre,
sono stata tua figlia:
ho visto
e non ho dimenticato
che c’eri solamente
per far del male
a me e alla mamma
Ma tu, Padre,
tutto questo
tu non l’hai capito mai
Così questo tuo non capire
ti auguro sia il rimorso ultimo
che per sempre seppellirà
l’ignoranza del corpo
e dell’anima che non hai

Così sia

Lo scrivi sulla sabbia 

Se lo scrivi sulla sabbia
la rabbia che vien dal mare
se lo porta via
quel tuo “ti amo”

Tanti amori
han calcato la spiaggia
al di là dell’orizzonte cercando
il loro primo bacio
e sul bagnasciuga le orme,
la promessa che la vita insieme
sarebbe stata per sempre

Se lo affidi alle onde
quel tuo “ti amo” in bottiglia
le tempeste se lo portano via;
poi, a capriccio, lo restituiscono
anni e anni dopo a uno sconosciuto
che non hai amato mai

Ed è questo che volevi,
tu, Sfumatura di Luce?

Appassisco

Appassisco
come fiore abbandonato
dal prato strappato:
senza più radici
nutrimento
o un solo raggio di sole

Appassisco
Così muoio in quei cuori
che un giorno m’amarono
nonostante la fragilità
dello stelo
e l’inutilità dell’essere
semplicemente un fiore

Cherry Lips

L’hanno cantato
Lo spettacolo deve andare avanti
Ma io no, io non m’arrendo all’idea
e metto le pallottole in canna
Oh Cherry Lips, ho già pronta la pistola
e in testa un lungo lungo tunnel nero

Non mi pensare sentimentale
Ho già visto tutto questo
– Le Porte della Percezione
e il vecchio Dulouz piangere
Niente oramai mi può portare
a farmi il fegato di dolcezza o fiele
Certo è stata una sorpresa
scoprire una mosca nel whisky
proprio nel momento
che credevo d’aver tutto vinto
Non ci farò però su una malattia
Ha la pistola voce tonante
più forte cento volte della mia

Oh Cherry Lips, tu ami tante cose:
lo sciroppo d’acero e quello di ciliegie,
il caffè caldo per svegliarti al mattino, il sole
e le stampe giapponesi di fiori samurai e geishe
e petali, petali di ciliegio sulle onde del vento
Tu sì, ami molte cose
E forse hai ragione,
non avrei il coraggio di metterti in ginocchio
con un colpo: nonostante tutto il dolore
rimani pur sempre la bimba che ama,
che troppo ama vivere e tradire i sogni miei
Così non ti preoccupare, ho già scritto a Ma’
perché quando non mi vedrà più
mi riservi un posto accanto a Pa’

Sono al di là dell’amore
Sono nell’aldilà dell’amore
Sono nel dolore, uomo d’onore;
l’amore non compra amore,
ma i danari sì, basta averne tanti
Così sono oltre l’amore,
forte abbastanza per aprirmi un tunnel
nero e cieco da tempia a tempia,
e debole abbastanza da perdonare
quelle tue labbra rosse, di ciliegia

Ti perdono ogni cosa di oggi di domani
Non disperare per me, il caffè l’avrai domattina
come sempre: solo saranno altre mani a farlo
e saranno altre labbra a incontrare il tuo sorriso

Lo spettacolo deve andare avanti
Ma io no, io non m’arrendo all’idea
e metto le pallottole in canna

Oh Cherry Lips, temo che…
che c’è una furtiva lacrima sul viso

Avere Te

Come incesto
a cielo scoperto
la felicità:
la vogliono tutti,
e tutti ne han paura
Siam poi
in fondo in fondo noi
vittime del futuro
che ci attende,
che ci accende
oltre l’orizzonte
che i nostri stessi occhi
han bruciato

Se avessi ori in abbondanza
ti comprerei felicità
e saresti tu felice
coccolata
da fiumi di vodka e borotalco,
dalla stanchezza d’un uomo
che ama
e amore non può avere
E se la violenza del mondo
imponesse un giorno ragione
su te, sul tuo bel corpo bianco
puro come petalo
dal vento strapazzato
per qui e altrove,
finalmente
quell’uomo capirebbe
che ci ha provato pure lui
al pari di tanti altri
a vender la Terra
al primo alieno di passaggio

Capirebbe d’esser
caduto in errore,
di non aver ancora abbastanza
per poter comprare te,
per prendere l’anima tua in blocco
e di dosso sciogliersi la stanchezza

(Di nuovo) sulla strada

Ti sarei riconoscente
se mi dessi un’altra sigaretta
e spegnessi la tua sotto il tacco
La strada da fare è lunga
Non sei la compagnia
che m’ero immaginato;
non ti ho scelto,
e mi tocca d’averti accanto

C’è l’ombra di Kerouac
che ci fa segno
Hai spalle forti, più delle mie
Io ho scarpe buone ma lacci così così
Non so se capisci
quello che sto cercando di spiegare

Non era così
che l’avevo pensato
questo viaggio
Da vicino mi assomigli forte
perché non m’annoi a morte
Accendimi una sigaretta
e passamela prima
che il tramonto ci tocchi
con le sue ombre

Sotto padrona

In questa morte
che mai ha fine
non mi lasciare
a vivere da solo
come schiavo al guinzaglio
sotto padrona

Non tirare
fino a strozzarmi lentamente
Se devi,
fallo con un colpo netto
che mi lasci lungo disteso
sul tuo letto disfatto
di petali
di rose rosse
– per te raccolte
nel segreto della fragilità
che ti piaceva vestirmi addosso

La stampella Arthur Rimbaud

Se spargi le tue lingue di fuoco
Se le porti all’Inferno
allora sì, mi troverai
ad accoglierti a braccia aperte
uguale a un feto abortito,
più triste d’una dichiarazione d’amore,
sicuramente più cattivo e solo di Caino

Non puoi continuare
a guardarmi con quegl’occhi di brace
Mi bruci l’anima
che ha già subito dall’Eternità la condanna
Non puoi darmi altro whisky
per calmare la sete
e suggerirmi all’orecchio che farà buon sangue

Sono nato morto,
dal cielo rinnegato
sbattuto nel ventre più edace:
se non ho sconfitto l’ira di Dio
è sol perché lui più infernale di me
Così ti chiedo di restarmi accanto,
di restarmi accanto,
di raccogliere la gamba amputata di Rimbaud
che per stampella adopero quando mi cade
davanti ai nudi piedi

Nulla e niente, l’inferno

Accade che
uno abbia quel che ha,
nulla e niente da perdere
oggi e domani

Accade che
uno non abbia grano
e nemmeno un’oliva
da portare in dono
a mulini e frantoi

Fuori è però da sempre
una notte
che la sensualità la sbrana
in orge di stupri,
di tombini
scoperchiati sul brago
di negre creature
da tempo immemore
nel sottosuolo raccolte

in attesa accucciate
per dar inizio e fine
all’inferno

Fortune

La notte attirava i vostri sogni
L’avete vista buia, nera
più della vostra immaginazione
Ora è il tempo di scavare le fosse
e riposare morti
Morti fottuti
in fortune di eiaculazioni interrotte

Vecchio pazzo

Un vecchio pazzo
legato al vento
ma non all’aquilone
all’improvviso
s’accorse
d’esser tanto
tanto stanco

Un vecchio pazzo così;
in vita non un dubbio
Ubriaco di libertà
si lasciò cadere sull’erba fresca
bagnata della rugiada di anni
e anni passati veloci lenti

E s’addormentò
sognando lei di primavera,
primo ultimo vergine insulto

Quando parlo

Quando parlo
mi ascolti
con troppa attenzione
Non è normale
Non lo è per niente

Giochi coi fazzoletti
e l’elastico delle mutande
Così sicura di te
Mai una domanda
Mi fai sentire al centro
Mi fai essere il tuo Universo
E non sta bene

Hai sempre quell’aria innocente
Tieni il silenzio
neanche dalle mie parole
dipendesse il mondo, Cristo e Stalin
Sono così stanco
di saperti dalla mia parte

Così stanco
che potrei schizzar dritto nella pazzia
di punto in bianco, di punto in bianco…


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