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Donne, pubblicità e cartastraccia. Per rabbia, per amore

Donne, pubblicità e cartastraccia

Iannozzi Giuseppe

Charles Bukowski

HANK

Le donne amano il vecchio Hank
Lo amano tutte, per la sua poesia
Gli fan la corte tutte, con singhiozzi
e fazzoletti di pizzo rosso e nero

Tutte, proprio tutte lo amano
il vecchio sporcaccione
che bello bello in giro se ne va
con un taccuino d’ali d’angelo
appiccicato al culo

Tutte l’hanno amato, tutte
almeno una volta, almeno due
in gioventù o in pazzia

Non credo affatto però
che una oggi si porterebbe
con uno che è poeta, sì,
ma con le pezze al culo
Ed Hank le pezze l’ha rispettate
fino alla fine schiacciando
scarafaggi e lodi sperticate

Ma tutte lo amano
A modo loro tutte se lo fanno

DONNE E CARTASTRACCIA

Solitudine è una donna che non c’è
Il postino
la tua foto mi ha scaricato in mano
Il francobollo non era recuperabile
Non gliel’ho lasciata la mancia,
lui mi ha però offerto una sigaretta
Gli ho detto che l’avrei fumata dopo
Si dice che vivere sia con una donna
Si dicono tante cose
Dalla finestra filtra un raggio di sole
tiepido come un tradimento
appena messo a nudo
quasi simile a un salto distratto
dal settimo piano
Solitudine è una donna in fotografia
Bella, sempre uguale,
né un pelo o un capello fuori posto
Me la mostrava
Diceva: “La figa è la mia faccia,
questo lo capisci!”

La più decadentista delle puttane
Non era tagliata per figli
o altre degenerazioni così
Sul piatto una canzone,
“ciao amore, ciao”
L’hanno trovato morto ammazzato
Mi sento quasi sentimentale
per quella voce che raschia sul vinile
dormendo per sempre sottoterra
Ha lei bocca tumida di speranze
appena succhiate e ingoiate,
un angelo di bianca dignità pare
Provo a trattarlo con le buone
Non viene niente
C’è chi dice che la donna
l’angelo che ti fa coglione
Comincio a credere sia vero
Lottare a vuoto, e perché?
La lascio cadere, la lascio
nel mucchio con le altre
Un gran casino
e nessuna voglia di scopare
cartastraccia,
fotografie e poesie malnate,
vero e proprio tappeto
fra cadaveri di scarafaggi

Accarezzo il taschino sul cuore
La sigaretta è lì, spezzata,
per due puntate da fumare
Domani non ce l’avrò la mancia
per quello lì

Esco in strada dimenticando il disco
a raschiarsi da solo la voce
Mi dà fastidio ai piedi la folla di voci
Ma non è poi troppo lunga fino alla mensa

NIKITA

Ti sei sbandato di nuovo
Di nuovo cadrai nella trama
che sai, che sai ti finirà
Ti sei sbendato di nuovo
all’amore, e ti metterà
spalle al muro con la canna
della pistola nel cavo della bocca
Non gli puoi sfuggire
Nikita è fatta a modo suo
Te la caccia ben dentro
e non molla se non lo vede
schizzare fuori il cervello

Soffrirai anche questa volta
Ti farai del male una volta
di troppo, e maledirai il dì
che la trovasti sulla tua strada
Non servirà, non servirà
perché lei te l’avrà già cacciata
in bocca, avrà già stanato
quel cuore debole che in petto ti batte
– e che non ti fa uomo tutto d’un pezzo

Ti sei svelato un’altra volta
Hai detto che non saresti caduto
di nuovo in amore, ai suoi piedi
E invece non hai mantenuta la promessa
Inutili che ti attacchi alla bottiglia
Lei ha fatto prima di te
e te l’ha spaccata in testa
Non si accontenterà di poco
Vuole vedere il tuo cervello
Il suo nome lo sai: Nikita

Ti sei svelato
Hai il cervello sparso dappertutto
Sei esploso come una pustola
La sua canna non ha mai fatto cilecca
Era questo che volevi?
Era questo che volevi?

Ti sei sbandato di nuovo
e l’amore ti ha seppellito per sempre

PIANGERE INCHIOSTRO

Non c’ho l’abitudine
a piangere inchiostro
Ho pregato il danno
per la luna in cielo alta
e un soldino nel pozzo
Lei però mi guardava
a fondo con malignità,
e io caduto in amore
ero già

Non c’ho l’abitudine
a pregare, ma segno
del Boccaccio ogni pagina
per farne memoria
e sporcizia da dar via
alla brutta faccia
che da una vita c’ho su

Vivo così, sempre in hotel
Al mattino sveglio
trovo un bicchiere pieno
di niente e il sole alto,
e un male boia al cappello

che ho dimenticato
di togliere prima di dirmi matto

Lei è così
e non so davvero chi sia
E non so chi sia, chi sia
Non lo so lei chi sia; ma sia
quel che sia,
e latte fresco a volontà
per due lire bucate due

CADERE DALLA VITA

Sei caduta dalla sedia
Sei in depressione
Capita di scivolare
dentro alla quotidianità
con la tema dentro
di non uscirne più

Sei caduta
Fino a un momento prima
avevi creduto
che il mondo fosse di possibilità
tutte da venire, da provare
come lanci di dadi
nella confusione d’un Monopoli
E invece sei caduta
e hai sbattuta la testa
Però non ti lamenti
Dentro di te “fa niente!”

Adesso che farai?
Ti strapperai la gonna di dosso
per strisciare fino a dio,
o aspetterai che la provvidenza
ti muti in suo inutile oggetto?

Che farai adesso
che dalla vita sei caduta?
Una poesia, un punto fermo
una palla di cannone, una croce
O attenderai quel marinaio
che ti faceva star bene l’anima

…l’attenderai vigile
come una bandiera
vestita di allegra anarchia
sul porto della vita,
lo attenderai

ASSENTE

Distante sei
anni e anni luce
dal mondo
dalla fantasia
dalle bugie
Assente sei

Spero tu abbia
libri leggeri e sottili
e non solo Jung e Freud
Pesanti sono…
stelle appese in cielo
che stanno su
per miracolo

Fu rimpianto
andar lassù
senza saper dire
delle donne
se angeli o diavoli
per i letti degl’uomini

PUBBLICITA’ AL NEON

Mi son dichiarato per te
Mi son rimesso al tuo nome
E sono ora qui, come un fiore
presso sotto da un camion

Come faccio a trovarti
quel libro che hai amato
ben prima di leggerlo
per intero?

Fan la parte
dei profeti le zanzare
e le stelle si accendono
per dar vita a neon bruciati:
note di jazz solcano l’aria
che è calda,
che è dell’inferno

Ho il tuo nome
ancora in agenda:
prendo appuntamento
dallo psicanalista,
devo chiedergli consiglio
su come vendere
la vecchia Cinquecento Rossa,
quella con il Santino sbiadito
Ho ancora il tuo nome segnato
sul calendario, una grossa croce
tracciata con la matita rossa

Come faccio a scriverti
quella bibbia cui hai confidato
il peccato e l’amore ben prima
di averli commessi per intero?

Le bocche infette dei profeti
le baciano le zanzare

Mi son dichiarato e resto qui steso
sull’asfalto; preso da tutti sotto
son meno d’un volantino pubblicitario

LA FACCIA CHE C’HO

Ho la Faccia Che c’ho
brutta come la luna sul suo lato oscuro
Ho la faccia che c’ho
schizzo a carboncino dell’inflazione
Ho la bocca per la fame e lo sputo ,
per faccende tutte da dire
a muso duro, e denti da stringere duri
Ho la faccia che c’ho su,
non l’ho mai nascosta per farmi ladro
o conquistarmi il mio pezzetto d’inferno

Mi bastano gli occhiali per vedere
Mi bastano le mani per picchiare
Mi basta il naso per sanguinare
Mi basta la bocca per amare e odiare
Ma ho la faccia che c’ho su
e non è bella come quella di gesù
Così se ti dà fastidio forse è meglio
che ti scansi senza fartelo ripetere
una volta di più

Mi basta la mia faccia, alla faccia di quelli là
che si portano l’aldilà nella ventiquattrore
Mi basta la mia, niente lodi inventate o pagate
Mi basta avercela una faccia da mostrare
senza dover lo sguardo abbassare al metro
di chi se l’è venduta sorridendo senza guardare

Tu che faccia c’hai, di sapone o di carbone?
Hai timbrato ancora una volta il biglietto coi denti
Hai sorriso e hai fatto finta di niente
Ti sei preso quel merito che non è stato tuo mai
e la faccia te la porti in giro tra bottiglie rotte
e dottori dalle mani sudate che ti accarezzano
Tu, tu che faccia c’hai da tirar su stamattina?

Tra l’ultima dichiarazione al vetriolo
e quella che ti ha messo al tappeto
facendoti scivolare sul vomito,
hai ancora gli occhi a spillo che non dormono
La puzza del fritto misto cinese si fa sbronzo
e le catene ti tagliano i polsi ma non le vene:
è che sei troppo corrotto per capire
che cosa ti sta succedendo, troppa confusione
Tu che faccia c’hai, di sapone o di carbone?

Non sto alla moda, non assumo fumo o sangue
Non sto dalla tua parte, non ti proteggo le palle
per mandare al macello le mie
“Cane ferito alla catena” dice il passaporto
Ma dalla Terra di Nessuno non ti fanno uscire
Non l’hai capito ancora il perché e il domani

Nei remainders l’ultimo bestseller
e nella tomba l’ultimo giudice che lottava la mafia
Dimmelo, dimmelo in faccia che faccia c’hai
tu che ne scrivi e non sai, dillo in faccia
a chi una vita non ce l’ha più

Ho la faccia che c’ho
brutta come la luna sul suo lato oscuro
Ho la faccia che c’ho
schizzo a carboncino dell’inflazione
Ho la faccia che tu non ti puoi permettere
E’ poco, è meno di niente ma è più di te


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